Rassegna storica del Risorgimento

ALBANIA STORIA 1878-1886; ITALO-ALBANESI 1878-1886
anno <1980>   pagina <342>
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342 Angelo Tamborra
orientale. D Canini pensa anche di raccogliere volontari per la Grecia e in tal senso ne riferisce a Depretis nel novembre del 1880, si reca anche in Grecia nel febbraio del 1881 per sondare lo stato d'animo del paese, ma non trova nelle città alcun segno di quell'entusiasmo che s'è veduto in Italia in solenni momenti storici , tanto che chiede a Buscalioni: Che tu ed io volessimo far la Grecia contro il volere dei Greci?.*>
Queste prospettive avevano trovato pronta rispondenza in Pietro Chiara, un italo-albanese, che nel 1880 aveva ritenuto utile e provvidenziale consiglio il propugnare o una confederazione ellenico-albanese come i cantoni della Sviz­zera o un regno costituito sulle basi dell'Austria-Ungheria, o un sistema politico come quello della Svezia o Norvegia, una formula insomma che unisca i due popoli e i due stati coi leganti del reciproco interesse, senza compromettere i diritti da tanto tempo acquisiti, e senza attentare al giusto orgoglio delle due razze e alla spiccata personalità delle due nazioni... . Secondo lui, ed in rela­zione agli interessi italiani, la nuova forma politica sorgendo sulle rive del­l'Adriatico di fronte all'Italia, naturale alleata e protettrice antica, e nel bacino orientale del Mediterraneo, impedirebbe le premeditate invasioni dell'Austria, sarebbe un argine saldo contro l'aggressiva inevitabile espansione dello slavismo, diverrebbe anello di congiunzione fra l'oriente e l'occidente, sarebbe valido stru­mento di civiltà fra l'Europa e l'Asia...; essa diverrebbe potenza moderatrice in quei vasti paraggi .
Pochi anni più tardi la crisi balcanica del 1885-86 che metteva di fronte per la questione rumeliota, in una guerra che si rivelerà rapida ma sanguinosa, il regno di Serbia di Milan Obrenovic appoggiato dall'Austria e il prin­cipato di Bulgaria di Alessandro di Batteri ber g. minacciò di allargarsi ad un più vasto conflitto: era tutta la sistemazione balcanica uscita dal Congresso di Berlino che poteva crollare o, quanto meno, essere messa in discussione.
In Italia, in sede diplomatica l'accorto ministro degli Esteri di Robilant aveva subito nettamente dissociato la politica estera italiana da quella austriaca: sin da allora, in occasione della crisi rumeliota, egli si era preoccupato di gettare le basi di quel primo rinnovo della Triplice Alleanza del 1887 che garantirà l'Italia dal dinamismo balcanico dell'Austria-Ungheria.8)
Viceversa, in sede di pubblica opinione, la Sinistra crispina del tutto fuori della realtà e con scarsa conoscenza dei problemi internazionali sul tap­peto subito trae occasione dalle complicazioni balcaniche per attaccare la poli­tica del ministro degli Esteri di Robilant. E questo proprio in rapporto alla situazione albanese.
Infatti, giusto intorno agli anni in cui scoppia la crisi rumeliota qualcosa
*) Museo Centrale del Risorgimento, Roma, busta 546, n. 14, Canini a C. M. Busca­lioni, 7, 13, 20 novembre, 2 e 8 dicembre 1880, 8 gennaio e 24 febbraio 1881; busta 636, n. 14 (4), Promemoria s.d. di M. A. Canini al ministro degli Esteri P. S. Mancini sulla Unione Ellcno-Laiina .
?) P. Cui A HA, L'Epiro, gli Albanesi e la Lega. Lettere alla Riforma , Palermo, 1880, pp. 153-154.
s> Archivio Storico del Ministero degli Esteri, Tel. in partenza, Reg. n. Ili, Robilant a Galvagna, Roma, 3 novembre 1885; busta 1263, Dispacci in arrivo da Vienna, Serie politica 1885-86, Galvagna a Robilant, Vienna, 15 novembre 1885; Registro copialettere disp. in partenza n. 1114, Austria, Robilant a Galvagna, Roma 19 novembre 1885; A. TAMBORRA, La crisi balcanica del 1885-86 e Vitali/a, in Rassegna storica del Risorgimento, 1968, IH, pp. 371-396.