Rassegna storica del Risorgimento

ALBANIA STORIA 1878-1886; ITALO-ALBANESI 1878-1886
anno <1980>   pagina <343>
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Gli italo-albanesi nei Balcani
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aveva cominciato a muoversi anche nei territori albanesi. Alla fine del 1884, disordini avevano cominciato a manifestarsi a Prishtina, il centro della Lega albanese omonima. Per parare le ripercussioni che l'annessione della Romelia orientale da parte della Bulgaria poteva determinare presso gli Albanesi la Sublime Porta nel settembre del 1885 aveva inviato nel Kossovo un esercito comandato da Vesel Pascià, uno dei suoi migliori comandanti, di origine alba­nese. La Turchia rimase tuttavia in una posizione difficile e fu costretta a mettere un fermo alla politica di centralizzazione già avviata nei confronti dell'Albania. Il governo turco permise ai montanari di portare armi, liberò i capi albanesi, compresi quelli della Lega di Prishtina, dalla prigione, consentendo il ritorno degli esiliati, e promise infine l'uso della lingua albanese nelle scuole. Nonostante queste misure la rivolta degli Albanesi determinata essenzialmente dalla oppo­sizione a pagare tasse che finivano al centro senza nessun boneficio per il paese si estese da Prishtina verso Pec, Gjakovo, ecc., ma non ebbe alcun successo.9}
Tutto questo, con la connessa crisi rum elio la aveva rimesso in discussione l'intera sistemazione balcanica, così come era uscita dal Congresso di Berlino, ne aveva rivelato limiti e deficienze e, soprattutto, aveva proposto un interroga­tivo inquietante: qualora gli avvenimenti in atto nella Penisola si fossero risolti in una ulteriore diminuzione della presenza dell'Impero ottomano, come pote­vano essere composti gli appetiti ormai scatenati delle nazionalità balcaniche? E quale sarebbe stato il destino ultimo della nazionale albanese, premuta da Serbi, Montenegrini e Greci? Quella che, più saldamente in mano ai Turchi, era la meno avanzata nel lungo processo che doveva condurla all'unità ed all'indi­pendenza.
Il 23 settembre 1885 appena scoppiata la crisi ruméliota il giornale Crispino La Riforma aveva subito constatato nell'articolo La Russia e l'Italia come l'Italia fosse del tutto assente dalla scena balcanica, proprio perché non aveva fatto nulla in direzione dell'Albania: Un giorno un italiano di genio e dal fine accorgimento politico aveva posto gli occhi sull'Albania. Colonie albanesi frequenti nelle Calabrie e nella Sicilia stabilivano quasi il nesso, il ponte a var­care il mare, ci assicuravano le simpatie della popolazione di religione scisma­tica, mentre con un po' d'arte mandando pochi missionari italiani si era sicuri di guadagnare la popolazione cattolica; ma l'idea pratica e grande fu posta come tante nel dimenticatoio .
Successivamente, il 15 novembre 1885 in Che ha fatto Vltalia il giornale muoveva al governo precise accuse e formulava adeguate proposte: Se gli uomini che hanno guidato infelicemente la nostra politica internazionale si fossero proposti di attuare il concetto della confederazione fra i piccoli Stati di Oriente, ed avessero propugnata questa idea nelle cancellerie d'Europa, non saremmo oggi a questi estremi, di assistere ad una guerra fra d'essi, proprio nel momento in cui si diceva di voler garantire la loro pacificazione. Perché dunque non si pensò dall'Italia ad assumere l'iniziativa, da cui soltanto era probabile di sperare un pacifico componimento della vertenza orientale? .
A questo punto gli Albanesi d'Italia così vicini a Francesco Crispi e agli ambienti crispini si sentono in certo modo traditi: essi si muovono con deci* sione, chiarezza di idee, volontà precisa di non veder pregiudicato l'avvenire di indipendenza dell'Alhania, subendo soluzioni federalistiche, ritenute prossime,
9 S. SKBNDI, The Albanian National Awakening 1878-1912, Princeton, 1967, pp. 191-192.