Rassegna storica del Risorgimento
GIUNTINI ALDO; ISTITUTO PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO ITALIANO
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1980
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Libri e periodici
mente, ma si verìfica quasi come se fosse spontaneo e naturale giungere da certe premesse, a determinate conclusioni (p. 136).
Ora, l'analisi proposta dall'autore, a tratti, risulta davvero interessante: il processo mentale che condusse Pisacane dal naturalismo, ereditato da Mario Pagano, ad un materialismo ateo pseudo-marxista è solo la prima tappa di un iter molto ben determinato. Dal rigetto di ogni dimensione metafìsica, Pisacane giunge alla concezione delle sensazioni , intese come unica realtà, creanti nell'uomo una catena di bisogni tale che, per conseguire la <t felicità , il fatto economico finisca per assumere un'importanza primaria. Questa visione, peraltro ancora illuministica, è rafforzata e superata dal napoletano che, influenzato da Proudhon, scriveva: Il diritto di proprietà illimitato, ovvero il diritto di possedere più del bisognevole, mentre altri manca del necessario fu il motivo a per cui caddero i popoli antichi Magno-Greci e Romani (p. 55). La società, per questo, si cristallizza in un dualismo conflittuale di classe.
Altri punti colpiscono l'interesse del lettore e si riferiscono, ad esempio, al ruolo degli intellettuali e delle masse, nella rivoluzione. L'intellettuale, per il napoletano, deve essere mi Socrate che ce in piazza, ne* trivii, al deschetto del ciabattino, al pancone del falegname, si faccia ad interrogare quelle rozze menti, e le conduca passo per passo alla scoverta della verità (p. 98).
Nel capitolo Pisacane tra Mazzini e Marx (pp. 101-121) ed in quello seguente sulle interpretazioni del socialismo dell'ec Eroe di Sapri (pp. 122-133), dopo avere rilevato la grande influenza esercitata da Mazzini sul di lui pensiero e sulla di lui azione, La Puma trova il punto di distacco nel discorso religioso: presenza essenziale nella visione del mondo mazziniana, assenza indispensabile in quella pisacaniana.
Le carenze di senso scientifico ed il probabilismo segnano, invece, l'incompatibilità con la fede di Marx per la quale il socialismo sarà necessariamente, come conseguenza delle contraddizioni interne del capitalismo (p. 118). Scrive infatti Pisacane: ...l'avvenire è già inesorabilmente stabilito, o libere associazioni, o militare despotismo. Quale di queste due condizioni sociali avrà il trionfo è dubbio (p. 119).
La Puma, nel sottolineare il carattere democraticizzante del socialismo pisacaniano, al quale, pure, non mancarono, come anch'egli osserva, componenti anarchiche ed utopistiche, ne afferma quella che sarebbe, secondo lui, l'originalità: ce l'aver posto cioè in termini drastici il dramma dell'età odierna, quello almeno che si vive all'interno di una certa prospettiva politico-filosofica e che si configura nell'attrito tra le necessità di uno sviluppo sociale scientificamente predeterminato e l'istanza profondamente umana di auto* nomia-libertà individuale (p. 136).
Tale conclusione, a sommesso parere di chi scrive, per quanto molto personale, sembrerebbe essere il solo contributo nuovo ed autentico del La Puma allo studio analitico della formazione filosofica ed ideale di Carlo Pisacane. Il lavoro dell'autore, che denota un impegno notevole, tende a risolversi in una sintesi pur valida, di precedenti studi sebbene si differenzi da questi nel tirare le somme.
Trattando di tale argomento non si può fare a meno di ricordare, specificamente, dei lavori esaurienti, ben noti all'interesse degli studiosi, quali il saggio fondamentale di Giuseppe Berti sui democratici italiani e l'iniziativa meridionale nel Risorgimento, o la monografia, sul patriota napoletano, di Nello Rosselli, che, dal canto suo, sembrava aver scoperto l'immagine di un soreliano ante-litteram.
RAFFAELE ALESSANDRIA
ISTITUTO PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO ITALIANO. COMITATO DI ROMA, L'associazionismo mazziniano. Atti dell'incontro di studio (Ostia, 13-15 novembre 1976); Roma, 1979, pp. VHI-263. S.p.
Questo volume, in cui sono raccolti gli atti di un incontro di studio (come fin troppo modestamente è stato definito) che avrebbe meritato una maggiore risonanza, dimostra a luce meridiana, e nel più felice dei modi, quanto ricco sia ancora, per la storiografia relativa ai movimenti politici ed economico-sociali dei primi decenni di vita italiana post-unitaria, il filone della tradizione democratico-mazziniana. Come ha notato con sobrietà