Rassegna storica del Risorgimento

GIUNTINI ALDO; ISTITUTO PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO ITALIANO
anno <1980>   pagina <358>
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Libri e periodici
questi due anni ruota intorno al nome di Nicolera e a ciò che, in termini di consensi e di potere parlamentare, egli rappresentò per Depretis; al punto che Cairoli, che incarnava in se le migliori tradizioni della democrazia italiana, la sua sia pure lontana origine mazzi­niana, il suo slancio progressista, la sua fede nelle forze popolari, ma anche che c'entrasse in qualche modo Garibaldi? le sue confusioni dottrinali, il suo anticlericalismo troppo spesso da osteria di paese, il suo eccessivo amore per la forma e il bel gesto da cavalieri antiqui, volle caratterizzare il suo dicastero di sinistra avanzata con l'esclusione di ministri di provenienza meridionale: e la stessa abolizione della tassa sul macinato risentì in qualche modo della composizione del suo ministero, per essere gli esponenti settentrionali ben più interessati alla misura, se non altro per il contenimento di quel latente malcontento di classe sul quale cominciava a far presa l'internazionalismo.
I due anni che precedono la nascita del ministero Cairoli sono osservati da Mascilli Migliorini come al microscopio: l'esplorazione attenta e puntigliosa della stampa e della pubblicistica del tempo e la conoscenza dei maggiori fondi documentari le Carte Depre­tis, le Carte Cairoli, le Carte Peruzzi, l'archivio Ricasoli, l'archivio Bonghi, le Carte Fenzi, le Carte Minghetti per non citare che i più sfruttati gli forniscono, con gli Atti parla-mentari, il filo per venire a capo dei tanti significati che, a seconda dei punti di vista, poteva assumere la vittoria della Sinistra e per cogliere le tensioni interne a cui lo schiera­mento salito al potere era esposto dalla sua stessa natura composita. Il quadro che ne risulta è felicissimo: al di là delle figure-chiave di Depretis, Nicotera e Cairoli, viene indi­viduato con precisione il ruolo svolto per successive aggregazioni e scomposizioni da uomini come ZanardeUi, Crispi, Sella, Seismit Doda e viene delineato il dibattito che sulle grandi questioni quella economico-sociale principalmente, ma non unicamente impegnò gli osservatori più sensibili e più attenti; cosi come, con Cairoli al potere, balza in primo piano la vivace discussione sul destino della Monarchia, una discussione che è lo sbocco logico dell'interpretazione che alla funzione dello Stato e ai suoi rapporti con la democrazia inten­deva dare l'azione politica del primo governo della Sinistra storica. L'esperimento ebbe breve durata, nove mesi appena, ma offri larghi squarci, soprattutto attraverso Zanardelli, delle possibilità di sviluppo fecondo che, come segnalarono Bertani e Alberto Mario destando le ire dei repubblicani intransigenti, erano insite nella e pratica della libertà , adottata, oltre che per differenziarsi dai precedenti nicoterini, per un intimo convincimento che tuttavia, nota giustamente l'Autore, se valeva per l'opposizione repubblicana, non riguar­dava le altre forze rivoluzionarie, anarchici, socialisti, internazionalisti, verso i quali si ostentò < un atteggiamento costantemente duro (p. 233). Ugualmente discriminati, bisogna dire ed è questo il solo settore rimasto in ombra in questo lavoro così seriamente impostato e condotto furono i cattolici, o clericali che dir si voglia, che ebbero spesso a lamentarsi di un trattamento del tipo di quello che scaturiva, paradossalmente, da un dogma forte quanto quello che si intendeva combattere sull'esempio della Germania, il dogma dello scientismo e della lotta della luce contro le tenebre, un dogma in cui gli inni a Satana e gli eroici furori luciferini adombravano un manicheismo tale da rappresentare l'aspetto più risibile della cultura della Sinistra e di un pensiero che non perdeva occasione per proclamarsi oc libero , tanto da far temere fortemente che non lo fosse affatto (e certo non lo era nel non rispettare le libertà altrui, anche se qualche giustificazione non gli man­cava).
Tuttavia si deve riconoscere con Mascilli Migliorini che la caduta di Cairoli rappre­sentò a il momento di arresto del processo di rinnovamento profondo dello Stato italiano ...] e il ripiegamento BU una linea di condotta meno incisiva (p. 242). Soprattutto, confrontato con quello che sarà definito da Nino Valeri il oc grigio trasformismo di De­pretis e con il tardo metodo di governo gioiiLtiano, il progetto cairoliano costituisce l'occa­sione un'occasione che non tornerà più per l'instaurazione dei bipartitismo sulla nostra scena politica; non era un genio della politica Cairoli, e molti imperniavano proprio su di lui ogni discorso mirante a sottolineare il basso livello culturale degli esponenti della Sinistra costituzionale, ma una cosa aveva ben chiara in mente agli esordi della sua prima presidenza del Consiglio, ed era il senso della identità della Sinistra o dei suoi principi, un'identità che non ammetteva connubi o accordi di sorta con le altre forze, che non era disposta a sacrificare la propria immagine ad una qualunque maggioranza parlamentare, che non