Rassegna storica del Risorgimento
GIUNTINI ALDO; ISTITUTO PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO ITALIANO
anno
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1980
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pagina
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361
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Libri e periodici 361
di Torino, profondo conoscitore di scienze quali la chimica, la fisica, l'astronomia, fu persino inventore (non bisogna dimenticare, tra le sue produzioni l'ellipsigrafo ed il barometro differenziale). Notevoli furono anche le capacità musicali, ma sopra ogni cosa, è da tener presente il contributo offerto in campo architettonico. Scrive l'Inaurato: <c L'opera architettonica di Francesco Faà di Bruno... sia da lui ispirata, come la Chiesa di Nostra Signora del Suffragio, sia da lui pensata e realizzata come il campanile, si inserisce di tutto diritto nel movimento artistico e scientifico e tecnologico in atto in quegli anni in Europa e nel mondo (p. 205). E dopo un breve excursus storico sulle concezioni artistiche vigenti nella seconda metà dell'Ottocento, in Italia, Inaurato espone la storia della chiesa suddetta costruita nel cuore di Torino, e precisamente nella zona di Borgo San Donato, mettendone in luce i presupposti urbanistici sorti nella meditazione del cattolico piemontese sensibilizzata particolarmente dai temi sepolcrali che, prima di essere foscoliani, discendevano direttamente da ben determinati movimenti di cultura inglese, francese e tedesca.
All'edificazione della chiesa realizzata da Àrborio Mella, fece seguito quella del campanile della quale il Faà di Bruno fu ingegnere, progettista, calcolatore e costruttore. Nulla forse, meglio di quest'opera, di cui restano solo pochi appunti di mano del Faà, testimonia la sua * rottura ' con la cultura architettonica e ' manieristica ' dell'epoca, ed il tentare un nuovo modo di costruire, svincolato da dettami di scuole, da educazioni precettistiche e decorazioni, tutto appoggiato alla ' scienza ' ed alla tecnica e tecnologia del suo tempo (p. 243). E conclude Inaurato: e JDL campanile è un protagonista del borgo... è il simbolo e la ' stimma ' della volontà e della scienza del Faà che lo progettò, lo realizzò... per cui, da ultimo, si può definire in maniera esauriente la sua opera, non solo architettonica, immagine ce di una forte fede in Dio e nella scienza che il Logos ha dato all'uomo, ritenute non solo non incompatibili, ma necessariamente indisgiungibili per l'elevazione e il compimento dell'uomo e per la sua salvezza . (p. 251). Ed è analoga l'impressione che si prova giunti al termine della lettura di questa Miscellanea.
RAFFAELE ALESSANDRINI
SILVIO LANARO, Nazione e lavoro. Saggio sulla cultura borghese in Italia 1870-1925; Venezia, Marsilio Editore, 1979, in 8, pp. 296. L. 9.800.
Silvio Lanaro con questa sua ricerca ha compiuto un'opera pregevole e meritoria di ricognizione di certi aspetti della cultura italiana dal 1870 al fascismo, riportando alla luce personaggi e testi non di primo piano nella nostra storia culturale.
giusto, secondo noi, che nel panorama culturale nazionale, nel momento nel quale il paese realizza il suo primo processo di modernizzazione, figurino i nomi e le opere di un Leone Carpi, di un Pasquale Turiello, di un Alessandro Rossi e di personaggi anche meno noti.
Ci sembra anche metodologicamente corretto per ricostruire la fisionomia culturale di ceti o gruppi sociali, dirigenti o meno, porre tutta la nostra attenzione a quelle figure di operatori intellettuali (buròcrati, giornalisti, deputati di provincia, dirigenti d'azienda, professori universitari ecc. ecc.) che, come dice il Lanaro, normalmente non trovano cittadinanza nelle gelose icone del pensiero , ma che tuttavia, per l'entità e la particolare qualità e perciò la diffusione della loro attività pubblicistica, contribuiscono certamente a creare quella fisionomia.
Non ci sembra invece possibile ritenere con il Lanaro che la cultura di quelle figure di operatori intellettuali da lui studiate, con i suoi ideogrammi capitalistici e le sue infrastrutture mentali , sia esaustiva ai fini della ricostruzione della storia della cultura della classe dirigente italiana posi unitaria, cultura che a noi appare più variegata e complessa e che non può prescindere dalle influenze, più condizionanti di quanto Lanaro ritenga, degli intellettuali tradizionalmente intesi. La sopravvalutazione che il Lanaro fa dell'importanza del filone culturale da lui prescelto come oggetto della ricerca, sul fondo di una concezione del divenire storico che a noi appare troppo deterministica, porta il Lanaro stesso a considerazioni e conclusioni sulla storia dell'Italia unita delle quali alcune, a nostro parere, molto discutibili.
Si può essere d'accordo, ad esempio, con il Lanaro che una spinta liberale e