Rassegna storica del Risorgimento
GIUNTINI ALDO; ISTITUTO PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO ITALIANO
anno
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1980
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pagina
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366
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Libri e periodici
La gronda guerra. Operai e contadini lombardi nel primo conflitto mondiale, a cura di SANDRO FONTANA e MAURIZIO PIERETTI (Mondo popolare in Lombardia, 9); Milano, Regione Lombardia, 1980, pp. 446. L. 6.000.
Il volume è diviso in tre sezioni, la principale delle quali è dedicata alle testimonianze orali, raccolte nelle province di Bergamo, Brescia, Cremona; una riunisce fonti scritte ed è il risultato di ricerche nell'Archivio di Stato di Brescia (a cura di Maurizio Pegrari) e nell'Archivio Centrale dello Stato (a cura di Maria Rendace); i tre studi con i quali si apre il volume sono di Sandro Fontana (/ contadini e la grande guerra); di Maurizio Pieretti {Prima guerra mondiale e classi subalterne nella storiografia italiana) e il terzo di Glauco Sanga (Lettere dei soldati e formazione dell'italiano popolare unitario) di carattere eminentemente filologico.
Come si vede, la ricerca di fonti orali, per quanto vasta (comprendendo da sola trecento pagine) è limitata a tre province della Lombardia e ha raggiunto in prevalenza i ceti contadini e, specie per Bergamo, più propriamente montanari, a reclutamento alpino. Questo ultimo rilievo è importante, per l'omogeneità della provenienza (confluenza degli abitanti di alcune vallate nello stesso battaglione e impiego di preferenza, in questa guerra, sulla linea di confine alla testata della vallata) e il diverso rapporto gerarchico all'interno delle formazioni.
Chiunque abbia pratica di questo tipo di ricerche conosce l'importanza e il valore insostituibile delle testimonianze, finché sono vivi i protagonisti, che possono narrarci con una immediatezza, che è solo loro, gli avvenimenti, che si sono svolti sotto i loro occhi, ma conosce anche le difficoltà, i limiti, la settorialità di esse e anche il pericolo che a distanza di tanto tempo dagli avvenimenti su i ricordi personali si siano ricordati tanti giudizi correnti ed esperienze successive. L'esperto conosce soprattutto, e specie in ambiente contadino, la delicatezza, che si deve avere nel proporre le domande, o l'eventuale questionario, onde non fare avvertito l'intervistato del tipo di risposte, che ci si attende da lui. In altre parole, l'intervistatore corre il rischio di suggerire involontariamente le risposte. Qualche esempio di questo rischio lo abbiamo là dove il ricercatore interrompe il testimone sollecitandolo con domande troppo vincolanti: Ma nessuno diceva che era una brutta guerra, che non si doveva farla... la gente cos'è che pensava di 'sta guerra qua (p. 153). Vero è che accade anche che l'intervistato reagisca per conto suo con risposte che l'intervistatore palesemente non ama, o non preferisce. La preoccupazione, che alle volte traspare nella ricerca è quella di documentare la reazione, che si suppone negativa, dei ceti subalterni alla guerra, ai massacri e all'orrore di essa, agli incubi suscitati, e la soluzione, che si ritiene preferita, di lasciarsi la paura alle spalle in una difficile, ma non impossibile fuga in avanti.
Se la provincia di Bergamo, come si è accennato, è prevalentemente a reclutamento alpino, anche una parte di quella di Brescia ha la stessa caratteristica e la condizione sociale è in questi anni ancora di tipo patriarcale. La terza, invece, è una provincia di pianura, agricola, pervasa di fermenti innovatori. I tre capoluoghi, sono già, negli anni della prima guerra mondiale, aperti alla nascente industria e Brescia, in particolare, vedrà potenziata la tradizionale fabbricazione delle armi. Sarebbe interessante conoscere i criteri, che hanno portato a scegliere queste tre province lombarde, come sono stati individuati i testimoni, i rifiuti opposti (in due casi sembra che i testimoni abbiano voluto conservare l'anonimato), le difficoltà incontrate e la selezione operata nella pubblicazione delle testimonianze raccolte, che sono sempre molto abbondanti e non tutte utilizzabili in questo tipo di indagini. Roberto Lcydi, nella premessa, ci dice soltanto che si tratta di una ricerca pluriennale, condotta da numerosi ricercatori, muniti di registratori, e che di essi sono stati selezionati Bette. Sarebbe stata anche necessaria qualche nota per presentare il testimone, del quale si indica la classe di leva, la residenza, la condizione sociale. Cosi pure, a mio avviso, non sarebbe stato male correggere qualche errore evidente, specie topografico (per esempio: Castagno-vizza, per Castagnevizza; Nerveta, per Nervosa; Od rio e Udrò, per Judrio), mentre ci si è attenuti al rispetto più assoluto delle registrazioni, ivi comprese le interiezioni e qualche crudezza di linguaggio, a volte intollerabile.
Sono osservazioni, che non tolgono valore e interesse a una documentazione cosi vasta e importante. Come, molto spesso, le risposte debbono aver sorpreso l'intervistatore. fe chiaro che nessuno degli intervistati esalta la guerra per se slessa e tutti deplorano
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