Rassegna storica del Risorgimento

ESULI ITALIANI CANTON TICINO 1791-1847; MARTINOLA GIUSEPPE OPER
anno <1980>   pagina <387>
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FONTI E MEMORIE
GLI ESULI ITALIANI NEL CANTON TICINO *'
L'esilio, il fenomeno dell'esilio, il problema dell'esilio sono sostanzialmente rimasti al margine dell'indagine storio grafica. Quest'opera di Giuseppe Martinola, il benemerito direttore del Bollettino Storico della Svizzera italiana (Gli esuli ita­liani nel Ticino, voi. I, 1791-1847, Lugano, 1980), pubblicata sotto gli auspici del Comitato italiano nel Ticino per la celebrazione dell'unità d'Italia e della Fon­dazione Ticino nostro, riempie, senza dubbio, una lacuna; risponde all'esigenza di un'indagine sistematica, di una valutazione critica, che permetta di acquistare una più approfondita coscienza del problema, dei suoi molteplici aspetti, della sua reale portata.
Mette in luce, in primo luogo, un aspetto di grande interesse e rilievo, che era rimasto nell'ombra, quella che si potrebbe chiamare la componente europea, il desiderio, la spinta, il bisogno, nel prender la via dell'esilio, di aprir le fine­stre , di venire ad immediato contatto con le correnti politiche e culturali d'Eu­ropa, di aggiornarsi alle esperienze europee, di mettersi al passo con il cammino d'Europa, di rifarsi ai classici punti di riferimento del progrediente cammino d'Europa. La Francia, l'Inghilterra. E la Svizzera, che occupa, nel quadro euro­peo, un posto a sé. È, questo riferimento all'Europa, a una certa Europa, un sentimento vivo e profondo nei grandi protagonisti del Risorgimento. Si pensi a Mazzini, al suo esilio a Londra; si pensi alle sue giornate svizzere, che Martinola ha suggestivamente rievocato. Si pensi a Cavour. Si, per Cavour non si tratta di esilio; ma si tratta pur sempre di un'esperienza vissuta. Ginevra, gli intimi vincoli familiari che lo legano a Ginevra, la sua formazione ginevrina. E Parigi, e Londra, e il significato che vengono ad assumere per lui. Gli esempi si potreb­bero moltiplicare. Uno vorrei ricordare, che la ricorrenza del centenario ha messo, quest'anno, all'ordine del giorno della storiografia: Ricasoli. Il toscano Ricasoli, non appena può, evade dalla sua Firenze, va e viene, per anni e anni, in Francia, in Inghilterra, come ad una scuola, una scuola di progresso politico, e non soltanto politico: grande proprietario fondiario, vuol seguire da vicino la modernizzazione dell'agricoltura, in atto nei più avanzati paesi d'Europa, in Inghilterra, in Francia e in Svizzera. La Svizzera è una delle sue mete obbligate; lo è per il suo livello tecnico ed economico; lo è per quello che rappresenta sul piano politico e morale. Inclino per la Svizzera scrive ad un amico, il Lambruschini, nel marzo 1849 dove la società e l'educazione sono impresse di quel carattere morale e democratico, che mi è necessario . Trova, Ricasoli, il freddo Ricasoli, accenti di commozione, nel parlare di questa terra promessa. Studierò la Svizzera scrive qualche mese dopo, in agosto, da Zurigo con quell'impegno che viene dall'inclinazione antica per una terra che, formata dalle Alpi, vestita di selve, ricca di acque e di prati, è fecondata da un vivere libero, fondato sui principii di una sana morale . E conclude: Dio conservi la Svizzera per il bene degli altri popoli .
*) Testo del discorso pronunciato a Luguno il 26 settembre 1980, per la presentazione del volume.