Rassegna storica del Risorgimento

ESULI ITALIANI CANTON TICINO 1791-1847; MARTINOLA GIUSEPPE OPER
anno <1980>   pagina <388>
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Franco Valsecchi
Offre, la Svizzera, una garanzia di stabilità, in questo suo vivere libero e civile, che la Francia, la sorella latina, in perenne crisi, è ben lungi dal presen­tare. Offre, la Svizzera, a chi vi cerchi rifugio, una garanzia di sicurezza, che non sempre la ragion di Stato permette a Potenze ben maggiori. In un momento diffìcile come quello della restaurazione post-quarantottesca in Lombardia, il Canton Ticino cito un episodio che assume un significato esemplare, e che ci tocca da vicino risponde con un netto rifiuto alle intimazioni di Radetzki di sfrattare i rifugiati italiani, nonostante la minaccia di un blocco doganale, e di una rettifica di confine, con l'incorporazione di Mendrisio, Balerna e Malcan* tone.
E il modello di libertà che rappresenta la Svizzera, è, agli Italiani, più vicino, più accessibile, più familiare del classico, ma lontano, inaccessibile mo­dello britannico. È questa, appunto, una delle più efficaci forze d'attrazione che il Canton Ticino esercita sugli esuli italiani: esso è, soprattutto per i lombardi, a portata di mano; permette di uscire dal chiuso, dalla soffocante atmosfera delle repressioni, senza uscire di casa. Lugano, per i lombardi, è casa loro. Si prenda il tipico esempio dell'esule ticinese per eccellenza, Carlo Cattaneo. L'abbiamo ricordato insieme, italiani e svizzeri, in un recente incontro, qui a Lugano, in quella Lugano che gli ha dedicato un archivio, un museo, che non è soltanto un centro di studi, una fonte di informazione, un laboratorio di ricerca scien­tifica di primissimo ordine: collocato com'è nell'antica dimora di questo esule, di questo ospite ormai di casa, assume un carattere, un significato tutto suo, in questa sua sede, che si immedesima col paesaggio, coll'atmosfera, con l'ambiente che lo circonda. Cattaneo, l'esule Cattaneo, era divenuto, ormai, uno del luogo, ne viveva la vita, insegnava in una delle grandi scuole cittadine. Una seconda patria, per lui, Lugano, una patria ideale in cui si incarnava a suoi occhi l'imma­gine della Svizzera, di quella Svizzera, ch'era, per lui, un simbolo, una bandiera, il simbolo, la bandiera della sognata libertà.
Cattaneo non è che uno dei tanti; l'esempio più alto, se si vuole, la figura più rappresentativa. Ma uno dei tanti. Lugano, il Ticino sono una vera e propria fucina dell'emigrazione, soprattutto lombarda, ma anche veneta e piemontese: le terre di confine. E prendono un loro posto, Lugano, il Ticino, nella storia dell'emigrazione italiana, della attività degli emigrati, del loro ruolo, del loro peso nella lotta per la libertà e l'indipendenza. Basta pensare alla tipografia di Capolago, a quello che la tipografia di Capolago ha significato per la diffusione della pubblicistica rivoluzionaria. Non si tratta, a Capolago, di pubblicazioni isolate, di fortuna, come quelle che escono più o meno clandestinamente in Francia e in Inghilterra; si tratta di una iniziativa che ha una sua continuità, che segue una sua linea. A Capolago si stampa tutto quello che non si può stam­pare in Italia (la definizione è del tempo): diviene, Capolago, il naturai punto di riferimento degli scrittori d'avanguardia, il più accessibile, alle soglie, com'è, del confine. Ricorrono, nelle sue edizioni, i nomi più famosi del movimento nazionale italiano, nomi come Gioberti, come Guerrazzi, come Tommaseo, e Dall'Ongaro; e, s'intende, Cattaneo. Si provvede, a Capolago, non solo alla stampa, ma anche alla diffusione di quel che si pubblica: una costante, attiva opera di contrabbando, nel Veneto, in Piemonte, in Lombardia. Non certo priva di rischi, di gravissimi rischi. Luigi Dottesio, che a quest'opera si era dedicato appassionatamente, tanto da divenirne il principale sostegno, catturato al con­fine, vien giustiziato, a Venezia. Siamo nell'ottobre 1851. La tipografia non regge al colpo. Ed è la fine, dopo la fervente attività degli anni rivoluzionari.
Un capitolo di storia del Risorgimento, dunque, questo degli esuli italiani