Rassegna storica del Risorgimento

ESULI ITALIANI CANTON TICINO 1791-1847; MARTINOLA GIUSEPPE OPER
anno <1980>   pagina <390>
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Franco Valsecchi
calo astigiano Massa, che vi trascorse sessantotto anni d'esilio, in parte coatto, in parte volontario, anzi, come dice il Martinola, deliberato . E così i fratelli Ciani, Signori lombardi nella storica estensione del termine, ticinesi d'origine e milanesi di nascita, pertinaci in nna fede inflessibile, ma non avventurata, stabiliti a Lugano dopo lunghe peregrinazioni in Svizzera e in Francia, dive­nuti, a Lugano, una specie di istituzione, nel loro palazzo, centro di raccolta di visitatori palesi e clandestini.
Chi sono questi ospiti, più. o meno stabili, che son venuti a cercar rifugio in questo angolo quieto e raccolto della libera Elvezia, e che vengono vieppiù a far parte della fisionomia, del panorama spirituale della città? Ve ne sono di giovani, di giovanissimi, studenti, per lo più, coinvolti in insurrezioni, in dimo­strazioni, in congiure. Ve ne sono di meno giovani, intellettuali, insegnanti, professionisti dediti alle cosiddette professioni liberali; v'è, persino, un ragio-natt , come dicono a Milano, un ragioniere, e non è degli ultimi. E nobili, patrizi milanesi che han dietro di sé una lunga tradizione di autonomia. Ma, per lo più, borghesi: il popolo, gli artigiani non faranno la loro comparsa che nel 1848; per ora, non sono che una rara eccezione.
Una comunità necessariamente varia, composita, questa degli esuli nel Ticino, che reagisce a suo modo all'ambiente in cui si viene a trovare. V'è chi si adagia in questo sicuro rifugio, si sente, nella comunanza di lingua e di co­stume, a casa sua lungo le solinghe vie che secondano le sinuosità di questo lago, qui dove suona l'italica favella , come poeticamente si esprime uno di loro. Al polo opposto, gli inquieti, i ribelli, che con il loro contegno inquieto e ribelle mantengono le autorità luganesi in perenne stato d'allarme. Insomma, come fu detto in una sommaria ma pregnante definizione, due volti dell'esilio, l'esilio nervoso e l'esilio distensivo.
Ve chi, poi, si inserisce nella vita locale, trova modo di svolgere un'attività, di esercitare una professione, di procurarsi un impiego: alcuni si danno all'inse­gnamento abbiamo già ricordato l'esempio classico di Cattaneo molti fre­quentano la tipografia Ruggia, ch'è divenuta, a Lugano, un luogo di convegno dove gli esuli italiani sentono spirare aria di famiglia. Un intraprendente gio­vanotto, ex-studente in medicina, Camillo Landriani, apre a Montagnola un Isti­tuto di Studi Commerciali e di lingue moderne, che poi fu trasferito in città, a Lugano.
Difficile trovare un'unità, una omogeneità, anche sul terreno politico, a que­sta comunità di fortuna, che si è formata in tempi diversi, proviene da regioni diverse, nasce da occasioni, da moventi diversi; e che è disposta, d'altronde, nello stesso Ticino, in località diverse. V'erano, si, dei raggruppamenti che face­vano capo a sette ed a associazioni; ma non s'era riusciti a stabilire un effettivo contatto fra di loro. In un tentativo di collegamento un tentativo, come si disse, di convogliare le forze divise in un'azione comune furono convocati due convegni, nel '32, uno a Locamo, nel giugno, l'altro a Cadenazzo, in ottobre. Vi parteciparono i delegati delle associazioni più diffuse, i Veri Italiani, la Giovine Italia, ancor fresca di nascita, ma che aveva già preso un suo posto; dichiaratamente repubblicane, ambedue, se pure di un repubblicanesimo diverso: i Veri Italiani si richiamavano al Buonarroti, al repubblicanesimo sociale del Buonarroti. Il terzo partecipante, la setta degli Indipendenti, di origine carbo­nara, era, in certo senso, agnostica: repubblicana all'inizio, e, in seguito, orien­tata verso il costituzionalismo. Ma l'uno e l'altro convegno finiscono nel nulla, anzi degenerano in una vera e propria rissa; Mazzini, che aveva proposto il secondo nella speranza di rimediare al fallimento del primo, pur deluso, tenne