Rassegna storica del Risorgimento
CONTADINI ITALIA MERIDIONALE SEC. XVIII; GALANTI GIUSEPPE MARIA
anno
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1980
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393
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Sul pensiero sociale di G. M. Galanti 393
suoi giudizi negativi sulla rivoluzione napoletana, del resto, valgono a testimoniarlo. Un timore analogo, del resto, lo ha Filangieri, quest'uomo cai solo la morte prematura impedi di essere uno dei protagonisti della rivoluzione; quello in cui essi si differenziano è il metodo, la risposta, la differente proposta per ovviare ai mali della società e per ristabilire l'equilibrio sociale. Nell'ambito di una comune propensione dell'Illuminismo italiano per l'elevazione del livello minimo di vita delle classi lavoratrici (posizione peculiare dei nostri riformatori: pensiamo alle ben diverse proposte avanzate, ad esempio, da Voltaire), e per uno sviluppo che rappresenti la possibilità di nuova vita non solo per l'incipiente borghesia, ma per tutte le classi della società, e che quasi ovunque tiene presenti le condizioni delle classi diseredate, Galanti occupa un posto particolare, con i suoi influssi rousseauiani, con l'impeto e insieme la cautela e l'originalità delle sue proposte. Vediamone le caratteristiche e i limiti.
La posizione di Galanti sull'assistenza ai poveri La mendicità ed il pauperismo, innanzitutto, hanno per il filosofo molisano una ben precisa origine sociale, la disuguaglianza eccessiva delle fortune de' particolari >. Non vi è gran città in Europa afferma il Galanti che non abbia ospedali, o case di carità da soccorrere i poveri. Si è disputato se siano o non utili: io veggo che sono necessarie alle nazioni moderne per la forma del loro governo. Le società attuali ci presentano da una parte gli spettacoli della magnificenza, della voluttà e del lusso: dall'altra parte quelli della mendicità, della miseria, del dolore... , 4i
Come risolvere dunque il problema? Galanti è ben lungi dal proporre, come proponevano altri all'epoca (si veda, ad esempio, a Modena, la spietata posizione del Ricci, intesa a far pagare ai poveri il prezzo di un passaggio da un'economia di tipo mercantilista ad un'economia aperta) una drastica riduzione delle opere assistenziali; egli vuole, piuttosto, che esse siano dirette ad altri scopi. Le belle case per li poveri sono quelle, in cui si lavora; ove imparano un mestiere, la religione e la buona morale; ove si provvede coll'educazione de' fanciulli a formare buoni cittadini .6) Non si tratta, però, della vecchia idea del lavoro coatto cui destinare i poveri negli ospedali; si tratta di un'azione, promossa dallo Stato stesso (il Galanti cita, a questo proposito, come esempio positivo, le azioni di beneficenza e di carità degl'Inglesi e l'esempio dell'Olanda), intesa ad affrontare il nodo del pauperismo attraverso uno sviluppo produttivo, la creazione di posti di lavoro e la qualificazione tecnica e morale della mano d'opera: una proposta che mira ad insegnare un lavoro agli oziosi e ad
avversione. Quelli che furono meno barbari, esigerono un prezzo enormissimo delle opere loro di cui si aveva sì gran bisogno. In questa occasione, veggendosi al di sopra di essi, cercavano di correggere l'ingiustizia della sorte. Ecco quale orribile depravazione di costumi ha nel basso popolo ingenerato la diseguaglianza eccessiva delle fortune de' particolari... (GIUSEPPE MARIA GALANTI, Nuova descrizione cit., T. I, pp. 390-391).
-> Ivi, T. Ili, p. 140.
5) Si comprende che con una diversa costituzione e con diversi costumi non si avrebbe bisogno di ospedali. Ma dopo che le leggi politiche hanno fatti tanti miserabili, bisogna tollerare gli ospedali per riparare i disordini dell'indigenza. Ci conviene dunque alloggiare, nudrire, guarire tanti necessitosi ridotti alla nuda esistenza. Il numero degli ospedali si troverà sempre in proporzione delle difficoltà del vivere (Ivi, T. Ili, pp. 140-141).
e) Ivi, T. IH, p. 167.