Rassegna storica del Risorgimento

CONTADINI ITALIA MERIDIONALE SEC. XVIII; GALANTI GIUSEPPE MARIA
anno <1980>   pagina <401>
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Sul pensiero sociale di G. M. Galanti
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tica del filosofo molisano, d'altronde, appaiono evidentemente alla luce quando si consideri il suo rifiuto alla rivoluzione francese, e la posizione appartata che prese nei confronti della rivoluzione napoletana. Oggidì le parole libertà, egua­glianza, nazione, patriota, cittadino, rigenerazione afferma con amarezza il Galanti, commentando le notizie che giungono dalla Francia formano il voca­bolario de* ciarlatani ambiziosi.49* La rivoluzione napoletana è vista come un processo in cui si è sviluppato uno spìrito veramente democratico, cioè di despotismo, di demenza, di confusione, di disordine e di rapina... Le virtù repubblicane si ostentano in miserabili farse, in grossi cappelli con sublimi pen­nacchi, in vesti ornate di oro e di argento .X) I commenti sulla rivoluzione espressi dal Galanti, del resto, indicano molto bene la paura che il filosofo molisano ha del movimento popolare, quella paura del popolo incontrollato che marca il limite preciso della sua sollecitudine verso le masse popolari stesse, e che spiega, gettandovi sopra un fascio di luce, il carattere più profondo del suo paternalismo moralistico. Per li rumori popolari commenta preoccupato
non si rispetta alcuna autorità... La plebe di Napoli disarma la truppa ed occupa i castèlli... La plebe, che vuole rendersi arbitra del governo, ha messo delle guardie agl'ingressi di Napoli, o per meglio dire alcuni pleblei della con­trada si hanno arrogato questo diritto... In Casoria la plebe disarma gli svizzeri, i quali non fecero nessuna resistenza ... .51)
Certo, si potrebbe dire che Galanti è un uomo del vecchio regime, sia pur illuminato, e che quindi la rivoluzione e le masse in rivolta gli appaiono come un'anomalia pericolosa nell'ambito del quadro politico che si è tratteggiato; il che sarebbe senz'altro vero, e potrebbe applicarsi a tutti quegli illuministi che non vollero riconoscersi nella rivoluzione, perché essa rompeva il loro schema mentale di progresso graduale sotto l'ombra del sovrano illuminato; ma sarebbe, questa, un'affermazione generica, se pur giusta. Nel caso specifico, è necessario andare più a fondo. E in questo senso mi sembra di poter dire che Galanti, nell'ambito di una comune propensione dei nostri illuministi per le riforme graduali, e di un comune timore per l'azione incontrollata delle masse in rivolta
si presenta con le caratteristiche peculiari di un conservatore , di un con­servatore illuminato. Non a caso vi è in lui un richiamo costante a un equilibrio distrutto dai Romani e dal feudalesimo: egli in realtà vorrebbe tornare al pas­sato. Il Venturi ha definito, con felice espressione, la sua concezione dei primi abitatori dell'Italia , come una trasposizione nazionale, locale del mito rous-seauiano dell'uomo primitivo ;S2) bisogna, però, tener conto del fatto che mentre il mito rousseauiano del buon selvaggio ha un carattere provocatorio, e mira a proiettarsi in un futuro ordinamento sociale libertario ed egualitario, il vagheg­giamento galantiano è in definitiva il tentativo di conservare, di mantenere o di
in Isparta e i gesuiti del Paraguai si travagliarono di ottenerla colla comunità dei beni. Queste sono state bizzarrie ohe sono apparse appena due volte nel mondo. Non vi è armo­nia nella natura senza mescolanza di colori, non vi è armonia in uno stato politico senza gradazioni (Ivi, p. 98 n.).
W Ivi, p. 98.
50) Jw, p. 137.
) Ivi, pp. 122-123.
52) FHANCO VENTURI, Nota introduttiva a Giuseppe Maria Galanti, in Illuministi ita­liani, V, cit., p. 962.