Rassegna storica del Risorgimento

STORIOGRAFIA MILITARE
anno <1980>   pagina <403>
immagine non disponibile

CENNI SULLA STORIOGRAFIA MILITARE NAPOLEONICA IN ITALIA DAL 1814 AL 1861*>
Se si vuole ricordare l'intellettuale dell'epoca napoleonica che più d'ogni altro contribuì a fare il Risorgimento, il pensiero corre naturalmente ad Ugo Foscolo.
Il poeta delle Grazie, erede diretto del pensiero e dell'azione di Francesco Lomonaco H e di Vincenzo Cuoco, scampati alle forche del '99, ci ha tramandato assai bene il contraddittorio groviglio di aspirazioni, delusioni, speranze, che con­trassegnò la coscienza di chi, amando libertà ed Italia, rivestì la divisa militare del Regno italico.
Scrisse il Foscolo nella sua Lettera apologetica: Io non per tanto aveva praticato più molto fra* ciechi armati che fra' dotti veggenti; e purché avessero trovato chi avesse mostrato a dito il sentiero, essi avrebbero saputo discernere le occasioni per dipartirsi dalla tutela francese. Tanta era l'impazienza di Napo­leone d'agguerrire i nati e i nascenti, ch'ei senz'avvedersi lasciava in vostra balia di educarli guerrieri italiani. Aveva decretato che gli scolari tutti quanti nelle Università fossero disposti a battaglioni ed in certi giorni s'esercitassero militar­mente. Di ciò un dì i professori tennero consulta in Pavia ad intercedere per esi­mersi come da nuova noja e tenevano più che altro le risa: onde ascoltai senza dare parere. Ma io pensava a tante centinaja di giovanetti vergini d'ogni edu­cazione fratesca, e che co' primi tratti della loro penna avevano scritto i nomi di patria, di libertà e di Regno d'Italia, e ardevano di parere guerrieri; e frat­tanto ascoltavano ammirando i loro maestri d'ogni letteratura e scienza; e a cen­tinaia si rinnovavano ritornando alle loro città e alle campagne, e ne venivano altrettanti; e par e vami, che a quattro o cinque anni della loro educazione mili­tare accademica, ove fosse stata procurata da letterati cittadini, avrebbe popolato il Regno d'una generazione di cittadini guerrieri . 2>
Il brano continuava dando ragguagli intorno a ciò che accadde nel porto di Calais nel 1804: reparti italiani vennero alle mani con quelli francesi, perché quanto più contribuivano alle vittorie e si vedevano sempre ausiliari, tanto più si adiravano; né i vani panegirici nelle gazzette al loro valore, bastavano a pla­carli nella umiliazione reale della servitù .
Il pensiero dell'opposizione a Napoleone ma non al Regno italico, era, com'è noto il seguente: l'imperatore nato tiranno , che educava tutti i gio­vani da guerrieri, trascurava inavvedutamente d'educarli da cittadini ,3) trasci-
*) Testo riveduto della comunicazione tenuta al IV Congresso internazionale di studi napoleonici (Portoferraio, settembre 1973). Tale tema fu proposto dal compianto prof. Raf­faele Ciampini, nella sua introduzione all'opera di A. FUCIER, Napoleone e l'Italia, Roma, 1970, 2 voli. R. Ciampini e M. Bigotti, purtroppo scomparsi, furono i fondatori del Centro nazionale di studi napoleonici.
*) G. E. DE PAOLI, Pavia cisalpina e napoleonica (1796-1814), Voi. I, Notizie da documenti mediti, Pavia, La Goliardica, 1974, pp. 229-237.
9 U. FOSCOLO, Opere edite e postume. Prose Politiche, Firenze, Le Monnier, 1850, pp, 514-515 .
3) Ivi, p. 278.