Rassegna storica del Risorgimento

GABUSSI GIUSEPPE SCRITTI; STAMPA CLANDESTINA TOSCANA 1847
anno <1980>   pagina <420>
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Dante Marini
Per vincere i sospetti e le reticenze del granduca, restio ad abbandonare le tradizionali forme di potere, non restava altra via che quella di evitare con cura ogni possibile allarmismo e di restringere al minimo il campo delle richieste iniziali. Era quanto si riprometteva di fare il Salvagnoli che nel suo opuscolo, debitamente firmato pur non essendo stata ancora promulgata la legge sulla stampa, metteva in rilievo i pericoli che lo Stato correva restando vincolato al vecchio ordine di cose ed i vantaggi, invece, che potevano derivare da nna ragio­nevole apertura verso le nuove esigenze della popolazione.
Dati i presupposti, non ci sarebbe stato da stupirsi tanto del tono di defe­renza che egli usava verso la dinastia lorenese e se postulava in termini molto pacati un ordinamento monarchico e toscano tutto ,9) dotato di organi rappre­sentativi di tipo consultivo e di nomina sovrana. Si trattava soltanto di un inizio e non di un punto di arrivo. Significativa, a questo proposito, è la risposta che nel citato articolo lo Scarabelli riservava all'anonimo scrittore, dopo aver lasciato intendere che per il Salvagnoli la conservazione di alcune monarchie in Italia era soltanto strumentale e momentanea:
Taccio che l'anonimo e clandestino foglio ingiuria la ' persona propria ' del Salva­gnoli, il che basta per scemargli la confidenza che gli onesti potrebbero anche per un momento prestare alle sue parole, ma non voglio trapassare che non intese per nulla ciò che il Salvagnoli espose, ed egli accusa, ne' capitoli XII e XIV di quel discorso, perché non volle già il Salvagnoli in chiamando questo paese ad un ordinamento monarchico e ' tutto toscano ' separare Toscana da tutta Italia; ma, dopo ciò che dello stato morale dei Toscani disse nel Capitolo V, eccitare i Toscani a conseguire ciò a che erano preparati, ed hanno essi stessi preparato; onde come furono, cosi siano soggetto d'invidia agli altri italiani. Egli dunque mette in pratica l'assioma: ' riformate le famiglie, è riformato lo stato '; che può convertirsi in: ' riformate gli stati ed è riformata la nazione '. Il Salvagnoli zeloso della sua patria trova necessità pensare primamente ad essa; e di vero nasce ragione che quando gli stati italiani avranno un esempio e vorranno imitarlo, le condizioni si faranno comuni, e tutta Italia potrà avere un solo interesse, un solo pensiero. À me pare che dove tocca delle cose possibili ' presentemente ', faccia mostra di grave prudenza, non neghi pos­sibili e conseguibili, in altri tempi, maggiori e migliori destini. Poi il Salvagnoli scriveva e stampava avanti, il sei di Maggio e dopo il sei di Maggio scriveva e stampava il clande­stino. Tutta la questione si può ridurre alla misura del passo che il Salvagnoli ha giudicato possibile o fattibile presentemente al suo paese; ma egli non è imputabile di pensare più a favori cui può avere dal principe, che alla dignità della nazione italiana.
Con il suo scritto il Salvagnoli dimostrava apertamente di ruotare nell'orbita delle teorie del Gioberti a cui si era avvicinato fin dal 1845 e ne stava diventando il più fedele interprete in Toscana.10) Proprio in questo periodo egli aveva preso le distanze dal timido dottrinarismo del Capponi e dei suoi amici (la cosiddetta scuola di S. Sebastiano >) per collaborare più attivamente con 0 Montanelli, il Ricasoli, il Lambruschini, ecc., fautori di un'azione diretta più incisiva.!1)
Ma per molti di coloro che, come Gabussi, ricordavano i suoi trascorsi rivo­luzionari ed il suo favore per la costituzione, l'opuscolo rappresentava la pub-
9> V. SALVAGNOLI, Discorso sullo stato politico cit.. p. 33.
10) Cfr. A. DoniA, Un giobertiano di Toscana: Vincenzo Salvagnoli nei suoi rapporti con Vincenzo Gioberti, in Archivio storico italiano, a. 1922, voi. unico, pp. 156.214.
M) Secondo il Montanelli il a savio discorso del Salvagnoli dava indirettamente delle bottate ai capponiani, accusandoli dell'inerzia con cui avevano lasciato per tanti anni l'opinione pubblica senza autorevoli interpreti : G. MONTANELLI, Memorie sull'Italia e specialmente sulla Toscana dal 1814 al 1850, Torino, 1853, voi. I, p. 238.