Rassegna storica del Risorgimento

GABUSSI GIUSEPPE SCRITTI; STAMPA CLANDESTINA TOSCANA 1847
anno <1980>   pagina <422>
immagine non disponibile

422
Dante Marini
Infatti, quando il successivo cammino sulla via del riformismo e del costi* tuzionalisnio correggerà la visione troppo letterale e riduttiva che Gabussi aveva del movimento moderato, egli ne comprenderà pienamente l'importanza per la carica rivoluzionaria celata dietro la veste legalitaria e modificherà notevolmente il suo atteggiamento: di lì a poco, al termine dell'agosto del 1847, egli stesso abbandonerà Firenze e si trasferirà a Roma, per offrire la sua opera a Pio IX.
Da questo momento i suoi scrìtti, finalmente firmati, pur rivelando un'ispi­razione di tendenza democratica, dimostreranno una maggiore apertura ed una sorta di possibilismo verso le tesi moderate. Anzi, in qualche occasione il suo lin­guaggio diventerà un pò1 ambiguo. Probabilmente, più che di una caduta di dif­fidenza verso la strategia di fondo del moderatismo, si tratterà di una fase di prudente attesa, suggerita dai risultati immediati, in vista degli sviluppi futuri della situazione generale.
La patina di convenzionalità più o meno sincera e di mimetizzazione utili­taristica cesserà quando nel febbraio dell'anno dopo Gabussi verrà inviato come direttore straordinario di polizia a Pesaro e, di fronte alle scelte richieste dal­l'attività politica diretta, egli deciderà di resistere alle istruzioni del governo contro la fazione radicale e di combattere piuttosto le mene di quella conserva­trice e reazionaria. Per questo, nel maggio successivo, verrà destituito e, davanti al progressivo naufragio del programma moderato e alla sconfitta di Carlo Al­berto, si disporrà a sostenere ormai senza mezzi termini le proprie idee demo­cratiche che, in concreto, gli sembreranno l'estrema risorsa del movimento na­zionale verso l'indipendenza.
DANTE MARINI
APPENDICE
POCHE OSSERVAZIONI AL DISCORSO SULLO STATO POLITICO DELLA TOSCANA DI VINCENZO SALVAGNOLI
17 maggio 1847
In un secolo nel quale le universali tendenze di Europa volgonsi a trasformare in liberi i governi assoluti che vanno ogni giorno perdendo terreno : in un secolo in cui l'esperienza, fatta maestra ai popoli, insegna loro a perfezionare quegli ordini che temperando la monarchia onde non degeneri in dispotismo, restrin­gano in giusti confini i poteri del popolo, onde non si convertano in licenza: in un secolo in cui tutti gli animi sono diretti alla ricostruzione delle nazionalità o sperperate o distrutte o contrastate dalla forza e dalla oppressione, proporre ordinamenti e riforme per quegli Stati in cui la macchina governativa è più. vi­ziata; la sovranità, cosi per natura straniera che per fatti biasimevoli, più sospetta; la nazionalità più desiderata, e proporli sotto le condizioni di un durevole asso­lutismo rafforzato dall'elemento aristocratico, per nulla temperato dal potere popolare derivante da municipi liberamente eletti, le di cui attribuzioni voglionsi inoltre ristrette ai soli interessi locali; senz'altro garanzia di stabilità nelle leggi e nelle instituzioni che la virtù ed il senno del principe e di un consiglio per esso eletto; senza facoltà di petizioni collettive; senza interferenza del popolo nel determinare i tributi, come senza diritto di conoscerne la erogazione; in una