Rassegna storica del Risorgimento
VICENZA STORIA 1848
anno
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1980
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pagina
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427
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Due sentenze a Vicenza nel 1848
4,21
motivi politici quali Tallo tradimento e la perturbata tranquillità dello Stato, fossero all'ordine del giorno nei consessi giudiziari delTI.R. Tribunale provinciale di Vicenza.
Due sentenze emesse nell'autunno del 1848 permettono di evidenziare chiaramente quale fu la linea politica seguita dai dirigenti del Tribunale vicentino nei primi mesi della restaurazione austriaca tra Testate e l'autunno del 1848. Secondo gli Atti di preliminare investigazione del fascicolo 3755/ 679
Paolo Dalla Negra possidente di Arzignano nel 28 ottobre p.p, denunciava a quel R. Commissario Distrettuale come in quello stesso mattino gli si presentava uno sconosciuto dell'apparente età di 35 anni munito di passaporto al nome di Gabardo di Longare, avente a compagno un giovinetto di circa 18 anni, che asseriva di essere di lui figlio e da pochi giorni sortiti di Venezia, il quale recatigli i saluti di certo Simeone Bologna di Schio ch'ei neppure conosceva, gli dichiarava viaggiare per oggetti politici riguardanti la causa italiana.
Di seguito a tale premessa avrebbe fatto lo sconosciuto al Della Negra alcune ricerche, quale cioè, vi fosse lo spirito del paese e del Distretto, se vi fossero armi e munizioni per poter assistere i Veneziani che dovevano fare una sortita al momento del riprendersi le ostilità; alle quali ricerche il Dalla Negra avrebbe risposto che nullo vi era lo spirito degli abitanti della montagna e della campagna e poco animato quello della popolazione de' Comuni dopo la rioccupazione di questa provincia per parte delle Armi Austriache e che mancavano poi affatto ed armi e munizioni avendole consegnate nella requisizione del 28 giugno p.p., i al che avrebbe lo sconosciuto soggiunto che quanto alle armi sarebbero state somministrate dai Veneziani al momento di una sortita.
Aggiungeva il Dalla Negra che lo sconosciuto si recava dappoi presso quell'Aw.to Pasqualìgo dal quale avrebbe egli rilevato che non altrimenti si fossero il Gabardo di Longare come lui si anunciava, ma in quella vece certo Donato Tedeschi di Verona librajo alla Minerva.
A seguito della denuncia del Dalla Negra il commissario distrettuale incaricava una squadriglia delle Guardie dell'ordine pubblico di ricercare le due
i rintocchi della nona. L'ufficiale da un segnale: il frate che è vicino, è invitato a ritirarsi. Ma egli dice ancora un'ultima parola e l'infelice gli risponde: Grazie Padre, mi rassegnerò ma non posso nascondere lo strazio dell'anima mia nel separarmi dai miei cari. Il Turcato viene bendato e fatto genuflettere. L'ufficiale austriaco abbassa la spada e parte fulminea una scarica. Il Turcato cade bocconi con il viso fracassato e sanguinante. Vien fatto avvicinare un carro militare ed il corpo viene gettato sopra, coprendolo con una tela verde.
Mentre si stanno eseguendo queste operazioni giunge a cavallo da Porta Castello un soldato sventolando un fazzoletto bianco. Dalla folla si alzano grida: Grazia, Grazia!. Ma è tardi; il cavallo si incontra con la prolunga militare che conduce via il cadavere. Il lugubre carro si allontana verso il Cimitero Militare, e come del fatto quasi nessuna memoria scritta rimane, cosi i suoi resti mortali andarono confusi e dimenticati senza una pietra o un semplice segnale . Antonio Turcato, di anni 43 da Castelfranco era stato arrestato il 17 dicembre 1860 per aver incitato i militari del reparto di stanza in quella città a rivoltarsi contro i propri ufficiali e a disertare. Tradotto a Vicenza era stato processato il giorno 20 da un Tribunale militare.
5) In Vicenza città, la consegna delle armi alla autorità militare era iniziata, per ordine del col. Pergen, I.R. comandante della città, il 13 giugno 1848 e doveva concludersi entro 24 ore. Il giorno successivo (Avviso 2064 a firma Costantini) il termine veniva prorogato ed infine il 18 giugno il col. Pcrgen invitava gli abitanti della città e sobborghi a far pronta consegna delle armi .