Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1980>   pagina <436>
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MUSEI, ARCHIVI E BIBLIOTECHE
I FONDI ARCHIVISTICI DEL MUSEO CENTRALE DEL RISORGIMENTO
XLV: LE CARTE DI FRANCESCO CRISPI
Come è noto, l'archivio di Francesco Crispi è tutto consultabile all'Archi* vio centrale dello Stato in originale o in microfilm per quelle carte che sono state vendute dal nipote, Tommaso Palamenghi Crispi, alla Biblioteca di Reggio Emilia e al Museo centrale del Risorgimento di Roma.
Potrebbe apparire, quindi, un fuor d'opera dare notizia in questa rubrica dei due successivi acquisti del 1936 e 1938, che giustificano la non continuità della segnatura: buste 656-668, 830-831. Mi sembra, invece, utile spiegare, anche a beneficio di chi deve eseguire ricerche all'Archivio centrale, il metodo che lo stesso Francesco Crispi ha seguito per ordinare le carte che voleva avere sot­tomano come precedenti di questo o quell'argomento che fosse ritornato di at­tualità.
Come in ogni archivio privato, anche in questo esistono lettere sparse di corrispondenti vari; chi si fidi, però, nella ricerca di missive di questo o quel personaggio, del solo elenco nominativo di questa sezione del fondo rischia di trascurare la parte più preziosa delle fonti che desidera sfruttare. Di qui la necessità lo scrivo anche per chi deve ordinare qualsiasi archivio privato sia negli archivi di Stato, sia nelle biblioteche di affiancare sempre all'indica­zione del titolo che spesso è segnato su fascicoli vari, l'elenco delle carte che contiene, costituito spesso da lettere, da numeri o ritagli di giornali, da minute di risposta: non si può, in sostanza, usare lo stesso metodo che viene giusta­mente applicato alle pratiche burocratiche. A differenza degli enti pubblici, un privato infila nelle cartelle un materiale che a noi può apparire eterogeneo, ma che, invece, soprattutto nel caso di Crispi, è scelto con cura intelligente. Non si devono, proprio per questo, estrarre le lettere personali dall'inserto e gonfiare così l'elenco dei corrispondenti, ma segnalarle con schede di richiamo. So che questo sistema è stato adottato recentemente per un fondo della biblioteca nazio­nale di Firenze, felice eccezione nel mare delle carte che troppo spesso sono difficili da consultare o addirittura abbandonate in armadi chiusi a chiave per decenni, finché non si riscoprono, magari nell'intento di contribuire alla cele­brazione di qualche centenario. Mi riferisco, naturalmente, ai fondi riguardanti l'Ottocento perché i secoli più antichi sono decisamente privilegiati.
Del resto, devo anche ammettere che si fa fatica a ordinare una congerie di carte che il più delle volte arriva in pacchi radunati in fretta e furia da cas­setti in completo disordine; questo spiega l'abbandono in cui è lasciato un mate­riale che richiede, tra l'altro, mia conoscenza storica approfondita dell'ambiente per decifrare le firme dei corrispondenti. Non bastano né esistono i repertori. Fuori d'Italia, infatti, presso le biblioteche, i manoscritti vengono sud­divisi geograficamente e temporalmente e affidati per l'ordinamento a specialisti