Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno
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1980
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pagina
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440
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LIBRI E PERIODICI
"WERTHER ANGELINI, Economia e cultura a Ferrara dal Seicento al tardo Settecento; Urbino, Argalìa Editore, 1979, in 8, pp. 472. L. 9.500.
Nell'ambito delle ricerche che da vari anni va compiendo sulla storia politica ed economica dal '600 in avanti, l'Angelini ha opportunamente raccolto alcuni saggi che, facendo perno su di una regione in particolare, Ferrara ed il suo territorio, studiano molti problemi connessi con la vita politica ed economica della Ferrara IegaLizia, con la cultura tecnica (idraulica in specie), le scienze, l'erudizione che alcuni scrittori esprimono e rappresentano tra il '600 ed il '700 fino alle soglie dell'età iUuministica e della rivoluzione francese. In tal senso è da segnalare, come elemento caratteristico e positivo del volume, il tentativo di proporre in luogo di una ricostruzione lineare, unitaria e completa della realtà ferrarese del periodo in esame il progressivo ripensamento con approssimazione sempre più fine e perspicua delle più. rilevanti questioni, personalità, implicazioni storiche in un ventaglio di analisi economiche, culturali e politiche assai penetranti e persuasive; soltanto il primo capitolo sembra venir meno a tale schema, offrendo un Ragionamento sulla decadenza di Ferrara nel Sei-Settecento (pp. 9-38), sulla base di due menoscrittì che danno lo spunto per la rilettura in senso critico di fonti, problemi e figure del '600-700 ferrarese, secondo una prospettiva unitaria. Se il primo manoscritto, opera di Ercole Trotti nella seconda metà del '600, insiste sul tema della decadenza (che l'Angelini discute con una puntuale verifica sulla scorta di molti altri documenti, precisando il rapporto città-campagna, l'assidua battaglia contro le acque, il carattere dell'economia agraria di autoconsumo, le relazioni tra le autorità centrali e periferiche dello Stato pontificio ecc.), il secondo di un secolo dopo offre un profilo sostanziato di cifre e dati della concreta realtà economica e finanziaria del Ducato, mentre invoca mezzi opportuni per la salvezza dello Stato ed esamina le cause dei danni presentati. Vien fatto di pensare (scrive l'Angelini, a proposito dell'anonimo autore) che si tratti di un proprietario alla vecchia maniera, desideroso di non apparire tale, più legato allo schema agrario, e più pavido nella realtà di fronte a iniziative nuove. Nel fondo è così anche Ercole Trotti. Certamente entrambi i personaggi rappresentano una classe, a parte personali spunti del Trotti, quella cioè che mal resiste nel Seicento ai progetti degli ebrei di introdurre e perfezionare l'industria della seta e altro, la classe che continua a vedere in seconda linea problemi di aggiornamento e di concorrenza delle manifatture. Parlano classicamente si dell'urgenza degli scambi e mettono anche calore nelle loro parole, ma hanno sotto occhio principalmente il prodotto delle proprie campagne da smerciare, i grani specialmente, e non hanno il modo di proporre, insieme con la richiesta di migliori vie di traffico, piani per una più accettabile produzione manifatturiera o per una lievitazione della medesima (pp. 37-38). Un terzo manoscritto infine (del quale viene pubblicato qualche stralcio), dovuto forse a Francesco Contarmi, aristocratico di Ferrara, mentre medita sulla scia del Muratori intorno alla felicità dello Stato, indica i mezzi per incrementare in ogni settore la vita produttiva, offre analisi e terapie coraggiose, insiste sul fine del massimo accumulo e della massima circolazione di danaro nella provincia, sottolinea l'importanza del nuovo estimo e la necessità di eliminare abusi e privilegi in campo fiscale, e a si muove assai a suo agio nell'esame della problematica dell'agricoltura, nello studio dello stato d'animo del contadino verso il lavoro, delle sue condizioni, della tecnica delle coltivazioni, dell'urgenza di un aggiornamento, dell'introduzione di Accademie agrarie al fianco del lavoratore secondo un costume ormai invalso in altri centri dello Stato pontificio J> (pp. 312-313). H qual discorso, nell'ambito del profilo già accennato, rinvia ad altri notevoli contributi dell'Angelini che si sofferma ampiamente intorno alla situazione economico-sociale del Ferrarese, alla Compagnia dei lavorieri, a