Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1980>   pagina <441>
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Libri e "periodici
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qualche aspetto della cultura illuminìstica o erudita, ad alcuni letterati, politici, funzionari (dal Passeri al Baroni, dal Baruffaldi allo Scalabrini al Barrii ecce.)* Una Informazione del Baratti e gli indici dei nomi e dei luoghi concludono il volume.
RENATO GIUSTI
MARC BLOCH, La fine della comunità e la nascita dell'individualismo agrario nella Francia del XVIII secolo; Milano, Jaca Boofc, 1979, in 16, pp. 181. L. 4.000.
Se al centro del presente lavoro (pubblicato nelle Annales nel 1930) è la storia del pascolo collettivo nel sec. XVIII, dobbiamo dire che la lotta per l'individualismo agrario nella Francia del '700 è stata ridiscussa dal Bloch in modo egregio nei Caratteri originali della storia rurale francese (Torino, Einaudi, 1973, pp. 244 sgg.) con alcune aggiunte ed in un quadro assai ampio, che riguarda l'intera vita agraria della Francia dall'età medievale alla moderna, passando attraverso lo studio dei dissodamenti, dei sistemi agrari, della distri buzione della proprietà, dei gruppi sociali ecc. Il fatto che la fine delle forme di gestione comunitaria delle risorse agricole sia strettamente connessa con la moderna questione del* l'agricoltura ed abbia offerto un notevole contributo alla rivoluzione demografica ed indu­striale del secondo Settecento è stato finemente analizzato dal Bloch nei vari capitoletti del saggio, ora tradotto, concernenti le servitù collettive, i poteri locali e statali, l'opera dei controllori generali e della Corte sovrana, Patteggiamento dei vari gruppi sociali uno agli anni della rivoluzione , la cui politica agraria costituisce lo sbocco naturale di quella del XVIII secolo che tuttavia ebbe drammatiche conseguenze su una parte della popola­zione agricola: ce In realtà la scomparsa delle servitù collettive rappresentò per il proletariato delle campagne un disastro dal quale non si è più risollevato. Senza dubbio esso riuscì, grazie agli editti regi e alle leggi rivoluzionarie, a trarre qualche vantaggio dal fraziona­mento dei terreni comunali, acquistando qua e là porzioni di beni comunali; ma tali profitti si riveleranno spesso illusori, e i dissodatori di quelle aziende poco estese e scarsamente fertili subirono amari disinganni (Caratteri cit., pp. 281-282).
RENATO GIUSTI
ANTONIO MARIA Fusco, Giuseppe Palmieri e la scienza economica del tempo suo; Napoli, Giannini editore, 1979, in 8, pp. 297. L. 11.000.
Gli scritti degli economisti italiani del Settecento sono comunemente utilizzati più come fonti di storia economica e sociale, che come fonti di storia della scienza economica. Secondo un giudizio ricorrente, queste opere, sebbene egregie per ricchezza di notizie e di osservazioni sulla realtà contemporanea, nulla hanno di scientifico, perché troppo rivolte a scopi politici per sollevarsi ad una visione puramente teorica.
Ciò non sembra del tutto accettabile ad Antonio Maria Fusco. Se è vero che nel Sette­cento gli economisti italiani (e con essi i meridionali) sono dominati da preoccupazioni di carattere pratico, è anche vero che essi fondano la loro problematica su un pensiero scien­tifico più o meno chiaramente formulato, che appare magari in frammenti , ma che è pur sempre presente, e che vale la pena di ricostruire. Una lettura attenta, sceverando fra istanze pratiche e riflessioni scientifiche, può far conoscere la formazione culturale di uno studioso ed individuare i contributi eventualmente apportati al progresso della scienza economica.
Con questo intento l'Autore studia Giuseppe Palmieri. Ricostruendone lo svolgersi degli interessi dalla giovinezza all'operosa vecchiaia, egli porta la sua indagine sulle let­ture dell'economista pugliese e sull'utilizzazione fattane, su quello che ne è stato compreso ed accettato e su quello che, viceversa, non è stato né compreso né accettato, perché lon­tano dalla realtà del Mezzogiorno, in cui il Palmieri visse ed operò e da cui furono moti­vati i suoi scritti.
La biografia del Palmieri fa, giustamente, da sfondo. È il servizio militare che gli ispira il desiderio di approfondire la teoria dell'arte della guerra e lo porta alla pubblica­zione della sua prima opera. Si tratta di un lavoro molto lodato dai biografi, ma di cui