Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1980
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Libri e periodici
il Fusco (condividendo le osservazioni della crìtica moderna) sottolinea le carenze. Basta l'incomprensione dell'importanza delle armi da fuoco per dimostrare la limitatezza del l'analisi del Palmieri, di cui, però, va apprezzato lo spirito animatore, la convinzione che l'esperienza non serve, o non basta, e che la teorica è indispensabilmente necessaria per imparar la guerra . Nell'opera aleggia, perciò, uno spirito filosofico avvertito e lodato dal Genovesi, che si accompagna con un sentire politico e civile nuovo.
Lasciato il servizio militare, il Palmieri, quarantenne, si ritirò in provincia, nella natia Lecce. Dedicatosi alla cura della sua proprietà, vide da vicino l'importanza che assumeva la scienza economica per il benessere delle nazioni. Fu un periodo di larghe letture, documentate dalle citazioni che troveremo nei suoi scritti. Ma la sua mentalità economica, cristallizzatasi in quegli anni, restò fortemente legata alla tradizione genovesiana, una tradizione fatta, secondo il De Ruggiero, di sennato eclettismo . Eclettismo, cioè mancanza di spirito di sistema e di interesse per le teorie ed i contributi oc analitici : torniamo al discorso iniziale su una riflessione economica ispirata al più avanzato pensiero europeo, ma piegata alle esigenze dei singoli Stati italiani, con programmi che oscillano tra liberismo e protezionismo, non per disinvolta superficialità o per invincibili incertezze, ma per una scelta meditata e, tutto sommato, abbastanza coerente, ispirata alla pratica quotidiana. <c Le teorìe generali sono di facile acquisto, ma di difficile applicazione avrebbe rilevato il Palmieri . Esse riescono poco profittevoli, se non si adattano con discernimenti sulla varietà dei luoghi. Quel che giova in Inghilterra ed in Francia, può non giovare a questo regno: può non esser praticabile in tutte le sue province. Per bene adattare le generali teorie sul locale, bisogna averne esatta cognizione, la quale non può acquistarsi senza diligenti osservazioni e iterate esperienze. Le stesse teorie sono figlie dell'esperienza (p. 186).
Non senza ragione il Palmieri cominciò a scrivere di economia dopo aver fatto esperienza come funzionario nell'amministrazione finanziaria. Le sue opere hanno il fine pratico di esaminare i mali che affliggono il regno ed avanzare proposte sulla loro cura per l'auspicato conseguimento della pubblica felicità.
Non ci soffermeremo sull'attenta analisi che il Fusco fa di ciascuna di esse, individuando gli autori ai quali il Palmieri si ispira ed il modo in cui contempera le teorie con i fini di politica economica che si prefigge. Nei giudizi sulla popolazione, sui rapporti tra agricoltura, manifatture e commercio, nel discorso sul lusso, nelle proposte suggerite per favorire la produzione, c'è uno stretto intreccio di teoria e pratica. Non vi è, quindi, riconosce il Fusco, un'esposizione sistematica di principii e di teorie, ma ciò, a suo avviso, non significa che il Palmieri non si rivolga ai principii della scienza economica, e che, più o meno esplicitamente, non li discuta, e, nel discuterli, non sia costretto ad analizzare le relazioni intercorrenti fra le varie componenti dei fenomeni economici che quei principii intendono illustrare.
Agli economisti italiani del Settecento lo Schumpeter ha assegnato il posto d'onore nel campo dei sistemisti pre-smithiani per capacità analitica . È una tesi che l'Autore condivide, ed appropria allo studioso pugliese con fine senso della misura, perché un conto è affermare che al Palmieri possa non essere stato estraneo il terreno dell'analisi economica e tutt'altro conto sarebbe il sostenere che egli lo percorreva in maniera originale. Questa originalità indubbiamente mancava; e non c'è ragione di disconoscerlo, né di farne un dramma (p. 284). In questa ottica l'indagine del Fusco, condotta con equilibrio, risulta convincente, e contribuisce ad un migliore inquadramento degli economisti meridionali del Settecento.
ALFONSO SCIROCCO
MARIALUISA BALDI, Filosofia e cultura a Mantova nella seconda metà del Settecento. I manoscritti filosofici dell'Accademia Virgiliana (Pubblicazioni della Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Milano, LXXXVIII); Firenze, La Nuova Italia, 1979, in 8, pp. X-234. L. 10.000.
Lasciando ad altri la recensione, in chiave filosofica, del presente volume che pubblica interessanti inediti dell'archivio della Accademia Virgiliana di Mantova, noi desideriamo