Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1980>   pagina <445>
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Libri e periodici
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D secondo saggio (Materiali statistici sulle produzioni agricole della Lombardia nella prima metà dell'Ottocento), dovuto a Rosalba Canetta, cerca di colmare, riuscendo quasi completamente nell'impresa, la lacuna esistente nella produzione storiografica sulla rico­struzione delle produzioni agrarie nella prima metà del XIX secolo. Occorre, per onestà, aggiungere che se la Canetta non ha raggiunto integralmente lo scopo, ciò è dovuto princi­palmente allo scarso corredo archivistico disponibile e ai vuoti documentari fatalmente creatasi dopo tante vicissitudini e non rari trasferimenti.
H contributo di Luigi Trezzi (L'azione dei governanti a favore dell'agricoltura dello Stato di Milano nella seconda metà del Settecento) è frutto, al pari degli altri, di un attento ed estremamente lodevole studio archivistico. Autonomamente presenta un altro pregio, quello della ricostruzione diffusa del dibattito, svoltosi sull'argomento nei circoli e negli ambienti milanesi, allora all'avanguardia della cultura. Attraverso queste vie, il meccani­smo, grazie al quale l'agricoltura lombarda toccò invidiabili vertici di rigoglio, è chiarito nelle trame essenziali, specie per quanto riguarda la rilevanza dell'intervento pubblico.
Non posso terminare l'analisi di questo volume, ricco di tabelle e di minuziosi pro­spetti, senza rilevare quello che a me pare un difetto informativo. I tre autori sono apparsi ai miei occhi quasi timorosi di citare lavori contemporanei diversi da quelli di Mario Romani, studioso per il quale non ho davvero difficoltà di manifestare il massimo rispetto. Altri nomi potevano essere recati, non certo per confutare tesi scientifiche sempre rispet­tabili, ma per dare all'opera tutta un più giusto e completo equilibrio.
VINCENZO PACIFICI
CARLO SCHIFFRER, Le origini dell'irredentismo triestino ( 1813-1860 )n a cura di ELIO APIH (Civiltà del Risorgimento, 9); Udine, Del Bianco, 19792, pp. 174. L. 5.000.
Per quanto la storiografìa sul Risorgimento triestino sia ormai copiosissima e negli ultimi decenni in particolare abbia prodotto studi e ricerche di innegabile valore scientifico, specialmente per merito di quel gruppo di storici locali formatisi all'alto insegnamento di Nino Valeri nei primi anni del secondo dopoguerra, quando furono poste le premesse per una più ricca ed integrale comprensione della civiltà triestina tra Settecento e primo Nove­cento, il contributo dello Schiffrer ora ristampato a cura di Elio Apih rimane uno dei testi basilari per chi voglia studiare le origini dell'irredentismo giuliano. Pubblicato nel 1937, il lavoro schiffreriano, che era il frutto della revisione e rielaborazione della tesi di laurea discussa a Firenze negli anni Venti e preparata sotto l'attenta guida di Gaetano Salvemini, che non aveva potuto esserne il relatore ufficiale per le ben note vicende perso­nali, che lo avevano costretto all'espatrio, si poneva, nel panorama storiografico di quegli anni, in una posizione eccentrica rispetto alle tendenze prevalenti allora in materia, spe­cialmente nella Venezia Giulia, dove dominava l'interpretazione nazionalistica del Risorgi­mento triestino, incarnata dall'autorevole figura di Attilio Tamaro. Il giovane ricercatore triestino, invece, formatosi in un ambiente irredentista sì, ma democratico e mazziniano, e plasmato dal fascinoso magistero scientifico e civile di un uomo come il Salvemini secondo quanto ha ben documentato l'Apih nell'accurato saggio introduttivo, che delinea con chiarezza l'iter intellettuale dello Schiffrer, la nascita e la faticosa stesura di quest'opera, le traversie e le vicende che ne accompagnarono l'elaborazione, infine le tiepide accoglienze che ricevette una volta edita , si sforzò di indagare e ricostruire la storia triestina, della prima metà dell'Ottocento fuori da ogni pregiudiziale politica ed ideologica, senza lasciarsi influenzare dall'agiografia imperante nel settore degli studi risorgimentali, in particolare in quelli relativi alla sua città, partendo, per le sue indagini, da talune indicazioni di metodo, contenute nel famoso Irredentismo adriatico di Vivante e da una tormentata meditazione personale sul senso e sul significato dell'irredentismo giuliano, come attestano le due lettere alla fidanzata, scritte sul finire del 1925, riportate in appendice a questa seconda edizione del suo lavoro. Esso, almeno a livello di sintesi generale, conserva tuttora una note­vole freschezza e un indiscutibile valore, anche se, come naturale, in qualche punto spe­cifico ad esempio la valutazione della figura del Kandlcr riesce superato dai progressi
della pofteriore storiografia, la quale, comunque, nelle pagine schiffreriane ha trovato nume*