Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1980
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Libri e periodici
rose ed utili indicazioni di metodo e suggerimenti di temi e problemi da affrontare, come il ruolo avuto da una rivista quale La Favilla e dal suo animatore Pacifico Valussi, i rapporti tra italiani e slavi nel Quarantotto, il pensiero di Pietro Kandler, il significato stesso del Quarantotto per Trieste.
Il volume, dopo un rapido profilo della storia cittadina dagli inizi del Settecento, allorché i provvedimenti absburgici ne mutarono le sorti e il destino, ponendo le basi per la trasformazione del sonnolento borgo marinaro in un grande emporio internazionale, sino all'età della Restaurazione, studia con cura il pensiero autonomistico del Rossetti e delle altre forze politiche presenti in città nella prima metà dell'Ottocento, dedicando notevole interesse alle vicende della Favilla l'organo intellettuale che smosse le torpide acque della cultura locale e accennando sinteticamente pure alla presenza del partito tedesco e degli slavi nel tessuto triestino. Ma la parte centrale dell'opera è riservata all'esame degli avvenimenti del 1848 e dell'azione delle due principali correnti ideologiche allora con trastantisi sulla scena politica municipale, da un lato la Giunta, sostanzialmente governativa, dall'altro la Società dei Triestini, nella quale s'impone la figura del Kandler, d'orientamento liberale e costituzionale, che finisce con l'assorbire la sparuta frangia rapubbli-cana triestina costituita, per lo più, da elementi della piccola borghesia , dopo che questa aveva visto fallire miseramente e nel volgere di pochissimo tempo il tentativo, caldeggiato e guidato dal libraio Orlandini, di istituire una repubblica di S. Giusto, che doveva allearsi con quella di S. Marco, allora proclamata a Venezia. Durante le tumultuose vicende rivoluzionarie la città riuscì a mandare a Francoforte, al parlamento della Confederazione Germanica, i suoi rappresentanti, in modo da consolidare i legami economici e commerciali con il mondo tedesco, e di questo fatto si fece forte anche quando una squadra sarda, guidata dall'ammiraglio Albini, pose il blocco al porto, in quanto al comandante sabaudo delegati cittadini fecero presente che Trieste faceva parte dell'organizzazione tedesca, sicché non doveva essere coinvolta nel conflitto con l'Austria. I gruppi più avanzati politicamente in città miravano ad una sorta di statuto anseatico per il capoluogo giuliano, con da riportare la situazione alle condizioni precedenti il 1814, allorché era stata abrogata ogni autonomia locale. In realtà, poi, le cose andarono diversamente, giacché, con la reazione seguita alla crisi quarantottesca, su tutto l'impero calò tuia plumbea cappa repressiva, che annullò ogni istanza autonomistica e federalistica delle diverse componenti del complesso absburgico. quando anche questa fase conservatrice passò, le condizioni sociali, politiche ed economiche erano talmente mutate e modificate a parte il fatto che ormai si era costituito lo Stato italiano, che poteva diventare un potente polo di attrazione per i connazionali soggetti all'Austria che i vecchi programmi del 1848 a Trieste cosi come altrove erano divenuti improponibili. Lo stesso Kandler, ormai visto come un superato, incapace di capire i tempi nuovi, fu messo in disparte ed ignorato, mentre veniva affermandosi un nuovo personale dirigente, di sentimenti irredentistici; d'altro canto la vecchia intesa tra italiani e slavi stava tramontando davanti all'insorgere degli opposti nazionalismi, destinati a scontrarsi fatalmente data la mancanza di un consistente elemento tedesco in loco, che potesse fare da equilibratore tra le due parti. È, dunque, in simile contesto storico e politico che, ad avviso dello Schiffrer, si esaurisce la stagione delle origini dell'irredentismo triestino, che, dopo il 1860, viene indirizzandosi decisamente contro l'Austria e contro qualsiasi ipotesi di un legame organico con il suo destino e volgendosi verso la nuova creazione statuale italiana edificata tra 1859 e 1861 sotto la spinta delle forze democratiche nazionali.
Le tesi dello storico giuliano esposte in questo volume oggi possono parere alquanto schematiche ed eccessivamente semplificatone, ma se esse vengono collocate negli anni in cui furono enunciate per la prima volta, quando era verità dogmatica che la storia di Trieste era stata sempre e soltanto nazionale ed an li austriaca, quando si parlava di un Rossetti affiliato alla a. Giovane Italia come di cosa sicura secondo quanto ricorda l'Apih nella nota introduttiva , quando, ancora, il 1848 era considerato una fulgida prova di patriottismo, fallita solo per la viltà e il materialismo del ceto mercantile cittadino, allora ci si accorge subito di quali e quanti siano i meriti di questo libro in rapporto ai suoi tempi e alla cultura storica d'allora. Se, poi, si guarda a quanto è stato scritto dopo il 1937, sulla scia dello stesso Schiffrer, si deve riconoscere, adottando a questi una bella immagine usata da Spadolini nell'in tradurre una riedizione del classico lavoro di Morandi su / partiti politici