Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1980>   pagina <453>
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Libri e periodici 453
volraente la lirica rappresentazione che di Filopanti ci ha dato Riccardo Bacchelli nel se­condo volume del Mulino del Po; a tanti anni di distanza dalla loro pubblicazione quelle pagine, che registrano il felice incontro del poeta degli umili con l'inventore della paltelata, mantengono inalterato il loro sapore di profonda verità umana e storica, una verità che, con grande disappunto dei positivisti, non sempre è dato raggiungere col semplice ausilio del documento scritto.
GIUSEPPE MONSAGRATI
SILVIO SPAVENTA, Lettere a Felicetta, a cura di MARIO THEMELLY; Napoli, ESI, 1977, in 8, pp. LXVH493. L. 7.500.
H oc fantastico sentimento amoroso di cui parlava già nel 1942 Paolo Alatri, nella sua giovanile biografia spaventiana, a proposito della relazione che aveva legato l'ergastolano di S. Stefano alla cugina Felicetta Ulisse, riceve oggi la sua piena documentazione.
Non si tratta semplicemente di un diario , come scrisse a suo tempo il Croce, né l'infelicissima donna si limitò a prestare al recluso ce cure affettuose e devote .
Siamo in presenza di un vero e proprio carteggio d'amore tra due persone che più d'una volta si dichiarano e si considerano marito e moglie, pensano a metter casa, imma­ginano figliuoli, e vivono insomma nell'atmosfera caratteristica di chi solo da circostanze è separato ma vive e sente nella divini et humani iurìs communicatio della definizione romana del matrimonio.
Che poi quest'ultima si sia dissolta come nebbia al sole per lo Spaventa non appena uscito dall'ergastolo e letteralmente inebriatosi di politica e di vita pubblica, è cosa che si può umanamente comprendere, e che Silvio stesso illustra qua e là con grande finezza ( A tornar libero a me pare d'aver perduto anziché guadagnato di felicità scrive da Firenze il 4 febbraio 1860 . Adesso che di coraggio non ho bisogno, provo non so che specie di diletto a sentirmi debole ed assaporare tutta l'infelicità da cui è compresa la mia esistenza ) ma che, sempre sul piano umano, fa fare all'illustre patriota ed inesausto predi­catore di moralità una ben magra figura nei confronti di una sventurata che egli aveva or compromesso dinanzi alla società per lunghissimi anni e che ora abbandona nella soli­tudine perché non riesce ad ottenere dal fratello di lei l'obbligazione scritta per l'assegna­mento di un centinaio di franchi al mese!
Si comprende perciò tanto il sabotaggio crociano alla pubblicazione dell'epistolario, rinvenuto già nel 1924, quanto l'attuale mugugno con cui Ventourage dei discepoli e chie­richetti ha accolto la pubblicazione medesima.
Themelly, per parte sua, si tiene molto alla larga da valutazioni psicologiche e di costume, accenna ad un parallelo letterario con Settembrini a vantaggio di quest'ultimo, ma insomma si preoccupa pressoché esclusivamente di cavare il sugo culturale e politico che si rinviene nel carteggio con certa abbondanza.
Sbrighiamocene rapidamente, seguendo la traccia che il curatore stesso delinea nel­l'introduzione, ed avvertendo di massima che questa documentazione ridimensiona drasti­camente il profilo dello Spaventa democratico e ce rivoluzionario caro da qualche tempo alla storiografia marxista, con in testa Giuseppe Vacca.
Appoggiandosi essenzialmente sulle lettere 17 giugno e 21 novembre 1854, Themelly conclude infatti in proposito che il Nostro considera con simpatia il m azzini anesimo rivo­luzionario, afferma d'aver collaborato con esso, accettandone l'alleanza sul piano pratico ed operativo, ma enuncia in modo inequivocabile il proprio dissenso ideologico anche quando, come nel febbraio 1854, collabora col mazziniano salentino Giuseppe Libertini, relegato nella vicina Ventotcnc, per un opuscolo politico, in parte edito, e che qui ai torna a discu­tere, in cui l'impostazione <t liberale della guerra di Crimea viene confutata, anche nelle successive implicazioni cavouriane ( II desiderio del Piemonte di tenersi amiche la Francia e l'Inghilterra e la voglia di obbligarsele scrive alla cugina il 16 febbraio 1855 non sono proporzionati al peso che esso viene ad addossarsi : ed il 6 maggio insiste: La que­stione sta in Lombardia e non altrove ).
Altra conclusione fondamentale del curatore, dopo aver ribadito lo strumentalismo dell'adesione del Nostro a Carlo Alberto nel 1848 ed averlo negato, viceversa, ancora in