Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1980>   pagina <454>
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Libri e periodici
polemica col Vacca, per quanto concerne il Gioberti e la sua a concezione romantica ed organicistica del nesso tra religione e civiltà storica ben al di là de a l'apparato estrinseco del giobcrtismo, cioè rarmamen tario neoguelfo , è quella secondo la quale da questo car­teggio ce emerge tutta l'angustia d'una impostazione della lotta politica pensata in termini quarantotteschi ed appare chiaro l'isolamento dello Spaventa nei confronti del grande dibat­tito sul fallimento della rivoluzione che la democrazia italiana aveva portato avanti e concluso .
Hegeliano ortodosso senza alcuna di quelle incrostature antimetafisiche e sociologiche che i suoi interpreti marxisti vorrebbero appiccicargli ( Per me scrive alla cugina il 27 giugno 1854 in termini che si direbbero crociani v'è una speranza immortale della libertà nel mondo che non perirà mai e che non può perire ), legato ancora pienamente ed incondizionatamente al ce liberalismo tradizionale di Macaulay, Guizot, Chateaubriand, filosoficamente egemone rispetto al fratello Bertrando (lo conferma un'importante lettera 20 marzo 1855), lo Spaventa volto a ce quel processo di maturazione all'hegelismo che costituì un notevole fatto progressivo anzitutto nell'ambito della cultura meridionale (Themelly) appare nell'epistolario soprattutto nei ce limiti umani di questa attività intellettuale , quel ripiegarsi essenzialmente su se stesso anziché colloquiare che è una negazione a priori del carteggio ce amoroso dell'epistolario medesimo e su cui perciò torneremo più avanti.
Per concludere ora sull'aspetto suo più propriamente politico, non si può non convenire col curatore su ce l'involucro nazionalistico che condiziona ancora largamente (ed hegelia­namente) il pensiero spaventiano (ce Questo governo è il nostro governo scrive a Felicetta l'il ottobre 1856 a proposito della rottura con le Potenze occidentali . E se esso è tal quale è, la colpa non è solamente sua, ma del paese che Io ha fatto così... Il governo è tristo pel paese, s'aspetta al paese di correggerlo e di rifarlo buono e civile. Ma i forestieri che ci hanno a fare? ) fino all'opuscolo del dicembre 1856 che, concordato con Settem­brini, respinge ad un tempo il murattismo e la Costituente, ribadisce l'unitarismo e la richiesta di ce svolgimento dello Statuto , anticipa il plebiscito, definisce insomma la linea che sarà vincente nel 1860 e che l'Alatri, sulla traccia del Croce, aveva valutato tout court come piemontesista mentre il Themelly, con qualche ottimismo, la colloca sulla ce sinistra liberale.
E veniamo, dopo aver sottolineato col curatore il rifiuto drastico, da parte del Nostro, della prospettiva dell'impresa di Sapri ( Sarei rimasto il solo prigioniero di S. Stefano scrive alla cugina il 27 luglio 1857 anziché associarmi ad una simile impresa ) al­l'aspetto umano ed ce amoroso dell'epistolario medesimo, su cui, come s'è detto, il The­melly non a caso sorvola.
ce Questo silenzio mi è un coltello al cuore scrive Silvio il 14 febbraio 1853, nella prima lettera, a proposito di Bertrando: e questo, che è un filo rosso ininterrotto nel corso del carteggio, dovrebb'essere visto anche in chiave psicologica e psicanalitica, al di là di quella meramente filosofica su cui si è esercitata l'industria degli studiosi (ce Egli è un ele­mento necessario della mia esistenza precisa il 22 aprile, senza far parola di filosofia).
In quest'esigenza, confortata appena da qualche libro necessario come Hegel (14 agosto) o ce meraviglioso scrittore come Chateaubriand (4 settembre) s'introduce pian piano, per vie anch'esse sottilmente psicanalitiche (il sogno del 20 settembre, il ritratto del 6 ottobre) la buona e modesta, ma non certo intellettualmente spregevole, Felicetta, a cui Silvio riserva peraltro fin dall'inizio il più paternalistico e compassato degli affetti (ce Io amo in voi le scrive il 4 dicembre la purezza dell'animo, la bontà inesauribile del cuore, la candidezza dei costumi e le altre buone virtù degne di una donna ).
È bellissima, a questo proposito, la lettera 24 febbraio 1854, in cui quest'ora solenne in cui io mi abbandono sul vostro cuore, puro, candido, affettuoso è vista nell'ambito di tutta la situazione esistenziale dello scrittore ce vivente d'un altro mondo, decaduto qua entro per una fatale disgrazia di tutta una grande nazione, ma che non ha che fare nulla con gli abitatori di questo luogo, che non s'impaccia dei fatti loro, che non intende il loro lin­guaggio né degrada il suo al segno della loro corrotta intelligenza .
Anche qui, s'intende, il sussiego intellettualistico è sempre all'erta convivente con pieghe sensualistiche che attengono ancora alla psicanalisi (il cioccolato che Felicetta gli manda il 15 marzo sbocconcellato da lei) e malamente sostenuto dal più impettito ed intrattabile dei moralismi (ce L'indole delle mie passioni è stata sempre nobile e virtuosa