Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno
<
1980
>
pagina
<
456
>
456 Libri e periodici
di te! ... Questo disegno non è effettuabile e potendo effettuarsi ci menerebbe probabilmente a vivere una vita infelicissima ed insopportabile ).
Quasi quattro anni, come s'è accennato, dura l'agonia di quest'amore fino alla conclusione sciagurata, ma già dall'indomani 22 dicembre è precostituita la gerarchizzazione sofistica che la determina e la condurrà inevitabilmente a quella conclusione ( In te donna, non dominata da altro più alto principio che il cuore, questo desiderio del cuore diventa naturalmente volontà, risoluzione dell'intelligenza. In me uomo, esso non può diventar tale se non è conforme a * dettami della ragione ' ).
Seguirne la cronaca attraverso untuosità spesso sgradevoli ( Quanto è nòbile e bello fare della volontà di chi tu tanto ami la tua volontà senza cercare altro 8 febbraio 1857) sarebbe monotono e soprattuto sterile per il lettore che ha bene inteso su quale parte di questo volume si sia soffermata a preferenza la nostra attenzione, e quali siano i risultati da trarne.
Ogni tanto, come il oc purtroppo che interrompe la conversazione manzoniana tra il conte zio ed il padre provinciale, vediamo dissolversi la cartapesta ed affiorare l'uomo (ce Vuoi venire? Vieni, e, o infelici o felici che saremo, saremo finalmente uniti* Ma, mio Dio, la ragione dov'è? ... Mia cara Felicetta, sia tutto quello che voglia, vieni pure e sii benedetta 3> 22 marzo 1857) ma sono brevi barlumi nel cammino che conduce ormai senza pentimenti Silvio Spaventa nel Pantheon dei padri della patria, il tempio gelido nel quale una povera donna innamorata non può aver luogo neppure come pretesto filosofico (<c Quanto io medito più profondamente sulla natura dell'anima ed acquisto più chiara conoscenza della sua eccellenza, tanto più mi persuado della bontà e della perfezione de' sentimenti che tu mi hai saputo ispirare 6 giugno 1858).
RAFFAELE COLAPIETRA
GIAMPAOLO VALDEVIT, Chiesa e lotte nazionali; il caso di Trieste, 1850-1919; Udine, Arras Edizioni, 1979, in 8, pp. 294. L. 7.900.
L'assunto dell'A. è di estrema chiarezza e di originalità ed importanza indubbie.
Egli si propone di individuare e documentare le sflunature e talora le lacerazioni del cattolicesimo triestino nei confronti della questione nazionale, rifiutando la facile identificazione di esso con l'austrofilia politica e con la slavizzazione linguistica, contro le quali il liberalismo cittadino ed anticlericale avrebbe condotto una lunga e finalmente vittoriosa battaglia.
Intendiamoci subito: non è che questa identificazione venga fatta a pezzi e tanto meno ribaltata.
Alcuni suoi elementi di prùn'ordine, ad esempio i contadini slavi come riserva di massa di qualsiasi dirigenza cattolica, rimangono irrefragabili: ma, per l'appunto, con una integrazione che è anche una correzione capitale, la sostanziale subalternità, cioè, di questo cattolicesimo slavo rurale tutto intero ad ima egemonia liberale slava che poco aveva da invidiare, quanto a strumentalizzazione borghese, al corrispettivo ed antagonistico liberalismo cittadino italiano.
Non a caso i fermenti di cattolicesimo sociale o addirittura di democrazia cristiana si verificano esclusivamente tra i cattolici italiani di Trieste, e ciò sia pure in una funzione dichiaratamente e costantemente antisocialista che, nella situazione data, non poteva significare altro che lotta al contadiname slavo che si andava trasformando in proletariato cittadino, ancorché quest'aspetto del problema, questa trasformazione, come l'A. riconosce significativamente nelle pagine introduttive, siano ancora ben lungi dall'essere convenientemente
studiati.
Il conflitto tra città e campagna, e quindi tra italiani e slavi, è insomma un dato di fatto irrefragabile già durante il decennio concordatario col cui esame l'A apre il suo lavoro, e determina una conseguente contrapposizione tra moderna civiltà e tradizionalismo rurale che il vescovo Legai è pronto e costante nel rilevare, al pari del resto delle autorità governative nel corso della successiva prima esperienza costituzionale, allorché la prospettiva che la Chiesa cattolica rappresentasse un polo d'aggregazione e di organizzazione nazionale slava in Istria costituiva una realtà, e per Vienna una preoccupazione, tutt'altro che remota.