Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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Libri e periodici
ad esser visto come il fratto degli intrighi delle potenze conservatrici e del sostegno di Napoleone III. Ma chiunque giorno per giorno affidi alla carta le impressioni dettategli da quel che avviene intorno si espone al rischio di prendere qualche abbaglio o di dover mutare velocemente opinione. Asproni riesce a fare anche di peggio quando scrive di essere convinto che Giuseppe La Farina in intelligenza e in abilità era superiore al Conte Cavour (p. 450). Ma si riscatta poco dopo offrendoci un passo come il seguente, in cui il vecchio Guerrazzi, che qualche giorno prima gli ha confidato il timore che sull'Italia cominci a soffiare il vento precursore dell'anarchia (p. 469), completa il proprio sfogo e ne precisa il carattere: M'ha detto annoterà poi Asproni che la gioventù non conta più in noi vecchi, e che gli avviene spesso di udir certe parole che anche a lui fanno spavento. Uno dei giovani più influenti gli disse un giorno che avevan calcolata la forza dei bracci di ferro dei fanali, e che in ognuno cinque moderati si potevano impiccare benissimo (p. 473). Ed è questa una preziosa testimonianza su un'Italia nuova che nasce e con cui la vecchia non riesce più a saldarsi.
Per concludere, due parole sull'apparato critico che è huono ma sarebbe stato ottimo se il curatore avesse controllato se le varie lettere scritte da Garibaldi Cattaneo e Mazzini ad Asproni e da questi inserite integralmente o per sunto nel testo del Diario siano state già pubblicate. Per l'indice nominativo (dal quale è saltata via la scheda intestata a Brof-ferio) nessun problema finché si è alle prese con deputati, senatori o generali; di altri, soprattutto pubblici funzionari, una paziente ma non ardua ricerca avrebbe senz'altro portato all'accertamento del nome completo. Ma, a dirlo, si rischia di passare per vittime di fissazioni d'altri tempi.
GIUSEPPE MONSAGRATI
GIORGIO PORISINI, Bonifiche e agricoltura nella bassa valle padana (1860-1915) (Studi e ricerche di storia economica italiana nell'età del Risorgimento); Milano, Banca Commerciale Italiana, 1978, in 8, pp. 341. S.p.
Uno degli ultimi volumi editi dalla Banca Commerciale Italiana, nella importante collana di studi e ricerche di storia economica italiana nell'età del Risorgimento, è lo scritto postumo di uno studioso, prematuramente scomparso, che noi vogliamo ricordare in una breve recensione per l'attività scientifica e didattica; il volume poi sarà affiancato dal lavoro di Franco Cazzola, dal titolo Bonifiche e bracciantato nella Bassa Valle Padana, per il medesimo periodo, dall'unità nazioinale alla prima guerra monidale.
Distinto in vari capitoli secondo la cronologia e i differenti argomenti, il volume affronta in modo organico il problema del rapporto tra agricoltura e bonifiche dal 1860 al 1915 nella Bassa Padana, soffermandosi in particolare su alcune provincie (dell'Emilia-Romagna, del Polesine), tralasciando altre provincie solo in parte interessate (dal Cremonese al Mantovano, al Padovano), compiendo una felice opera di scavo e di sintesi ad un tempo che rimarrà a lungo come punto di riferimento per ulteriori ricerche.
Se vaste estensioni di territorio della Bassa, all'indomani dell'unità, risultavano occupate da bacini di acque stagnanti, soltanto dopo il primo decennio si può parlare di un susseguirsi di progetti e di iniziative per bonificare e prosciugare i territori; agli intenti prevalentemente speculative dell'inizio, si aggiungono negli anni seguenti la formazione di consorzi di proprietari, le agevolazioni governative, i finanziamenti bancari ecc. che acquistano un particolare significato negli anni della crisi agraria tra il 1882 e i'84. Gli effetti negativi di tale crisi infatti riguardano tanto le terre vecchie , quanto le zone di bonifica (ad es. nel Ferrarese o nel Bolognese) e provocano richieste d'intervento e di sostegno all'agricoltura che vengono rivolte da proprietari, Camere di commercio, Comuni ecc. alle autorità di governo: I proprietari fondiari della bassa padana hanno prosciugato terre, regolato corsi d'acqua, aperto canali di scolo, ma la crisi agraria non rende più remunerativi gli investimenti in bonifica, colpisce lo spirito di iniziativa, smorza la tendenza ai miglioramenti* Lo Stato deve aiutare la proprietà privata nella difficile congiuntura