Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1980
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464
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464 Libri e periodici
è stata rievocata la figura dell'insigne statista ed è stato tracciato un consuntivo eli peso storiografico sull'opera e sull'epoca giolittiane.
La relazione d'apertura (Gioititi e la sua terra), dovuta a Luigi Firpo, è condotta su una linea costante ammirativa con tratti addirittura elogiativi. Ugualmente fìlogiolittiana è la relazione di Giovanni Spadolini (La figura e l'età di Giovanni Giolitti), ben degna dell'autore nella misura dell'impostazione. Rispettoso del peso dell'uomo è anche Roman Rainero (Giovanni Giolitti e la politica estera dell'Italia: aspetti e metodi di un'azione tra e fatalità storica e rinnovamento democratico), che non tace le critiche ampie e severe avanzate da Einaudi. Il pregio più notevole è ritrovato nella capacità e nell'abilità di Giolitti di interpretare, dall'alto del potere, gli italiani.
Ettore Roteili (Governo e amministrazione nell'età gioliuiana) giudica l'età ce un periodo di transizione , contenente tutte le forme principali dell'Ottocento u e in nuce gli elementi peculiari del Novecento e offre un'idea, in definitiva di sostanziale stallo, racchiusa nella formula di ce riformismo senza riforme . La politica sociale, a detta di Roteili, rappresentò ce uno dei tratti essenziali della azione di Giolitti , da considerare, aggiungiamo, obiettivamente tra i più nuovi, i più concreti e forieri di risultati.
La relazione di Mario Abrate (Giolitti e la problematica economica e sociale del suo tempo) si apre con un rilievo acuto e valido sul piano storiografico generale, secondo cui Giolitti ce se diede di sé e dei suoi atti una interpretazione lineare ispirata al semplice buon senso piemontese, in realtà cela motivazione complesse e calcoli sottili . Anche se trattenuta entro confini geografici, la relazione di Aldo A. Mola (Il gruppo dirigente subalpino tra Otto e Novecento: stile politico e tecnica del potere) riesce a fotografare proficuamente la realtà piemontese, mostrandone, con costante misura, il collegamento e la successiva, non rapida immissione nell'alveo nazionale.
L'analisi del movimento contrario allo statista di Dronero, svolta da Emilio Gentile (L'antigiolittismo e il mito dello Stato nuovo) è da sottolineare per la ricca informazione e l'incisività nell'indicazione degli spunti storicamente pregevoli. La chiusura (ce la guerra... rese popolare il mito dello Stato nuovo elaborato dalla cultura antigiolittiana ), nel rilevare la sconfitta di Giolitti, avalla autorevolmente la tesi sull'inguaribile fragilità del sistema, troppo personale e arido. Sul carattere ce personale ha già scritto, anni addietro, anche il Vigezzd, il quale ha praticamente insistito sull'isolamento di Giolitti nei riguardi della maggioranza da lui stesso creata e sostenuta.
Di taglio prettamente tecnico è la relazione sull'esercito, suddivisa in due parti: la prima di Massimo Mazzetti, sugli anni dal 1900 al 1908, individua le premesse per lo sviluppo successivo, sul quale si intrattiene, guardando alle vicende italo-turche e libiche e riferendo sull'effettivo stato di preparazione alla vigilia del conflitto, il gen. Rinaldo Gruccu, capo dell'ufficio storico dello Stato maggiore dell'Esercito.
Meno salda, perché ce ideologizzata fuori misura sia nel gergo quanto nella visuale, appare francamente la relazione di Roberto Chiarini (La ce svolta liberale del governo Zanardelli-Giolitti (1901-1903)), apodittica al punto da ritenere ce dati stabili e mai intaccabili del liberalismo e del mondo politico italiano, ce la base clericale e il carattere trasformistico .
Giovanni Tesio (Appunti per un saggio sulla composizione e sullo stile delle ce Memorie della mia vita ) rilegge sotto l'aspetto critico letterario l'opera autobiografica, attribuendola, al di là di certe illazioni, senza esitazioni al Giolitti stesso. A convalida della paternità diretta, indica lo stile, come l'uomo, privo di ambizioni letterarie e lontanissimo dal possedere obiettivi di proselitismo ideologico.
Salvo alcune pause, provocate in qualche autore dalla traboccante simpatia per l'argomento trattato, degni del livello delle relazioni sono i contributi di Schwarzenberg, Di Porto, Zaccaria e Ceccuti. Quest'ultimo, in particolare, come ad epilogo del volume, ricava e prova con Giolitti il tramonto ce di un'epoca e di un metodo irreversibilmente superato e trascorso . La tesi di Ceccuti, del resto, non è isolata. Già Gioacchino Volpe, come notava anni addietro Leo Valiani, aveva anticipato il giudizio critico, proprio ce di non pochi autori più recenti . Ed Emilio Gentile, con cui si è detto d'accordo auche Giuseppe Prezzolali, forse l'ultimo testimone di quei tempi, non ha scritto molto di recente