Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1980>   pagina <468>
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Libri e periodici
a fondo nei fatti di violenza che si erano svolti, parecchi anni prima, nel 1867, ai tempi del colera, nello stesso paese di Grammichele, ovviamente andando al di là di quanto non abbia saputo o potuto fare Inonesto e rugiadoso Edmondo De Amicis (La vita militare).
GAETANO FALZONB
GIUSTINO FORTUNATO, Carteggio 19124922, a cura di EMILIO GENTILE; Bari, Laterza, 1979, in 8, pp. 442. L. 16.000.
Questa recensione deve essere aperta necessariamente da un doveroso ringraziamento all'editore e al curatore, Emilio Gentile, che con una tempestività ed una puntualità quanto mai rare hanno messo a punto e presentato il secondo volume del carteggio fortu-natiano. Era davvero attesa la pubblicazione da quanti speravano, e la speranza ha trovato una solida convalida, di trovare nelle pagine delle intense corrispondenze di Fortunato motivi ed elementi di studio sugli ambienti politici protagonisti dell'epopea unitaria, tro­vatisi a contatto con un mondo, quello del nuovo secolo, vasto, composito e di respiro sconosciuto. Inoltre il Carteggio offre la possibilità di esaminare, al di sopra delle interpre­tazioni troppo spesso miopi, in concreto, la posizione di Fortunato di fronte alla guerra con le sue implicazioni morali, le sue conseguenze diplomatiche ed i suoi effetti politici interni.
Gramsci, a mio avviso andando al di là del reale peso esercitato, almeno diretta­mente, ha osservato che ce dal 1900 al 1914 e anche dopo (ma come risoluzione) Croce e Fortunato apparivano sempre più come ispiratori (come fermenti) di ogni nuovo movimento giovanile serio che si proponesse di rinnovare il - costume ' e la vita dei partiti borghesi .
Ora, mentre il primo volume del Carteggio ha mostrato e provato fuori di ogni equivoco l'amaro ed irrevocabile rifiuto da parte di Fortunato della carica parlamentare, il secondo volume conferma il distacco critico sempre più profondo dagli ambienti partitici e l'isolamento in cui Fortunato viene a trovarsi per le gravissime afflizioni familiari e la deludente evoluzione della nuova Italia. Questi rilievi non vogliono assolutamente accredi­tare l'idea di un Fortunato sradicato dal mondo ed ignaro delle evoluzioni specie intellet­tuali: infatti se il volume è aperto da affettuose quanto meditate attestazioni di stima per Prezzolini e per Volpe, al quale è augurato di divenire lo storico rivelatore del Mezzogiorno , esso ricorda nelle ultime pagine (è del 1 settembre 1922) il oc memore devoto animo di Fortunato nei riguardi di Giovanni Gentile.
Nonostante tutto, nonostante, cioè, il naufragio di tante illusioni, nonostante il sempre più assoluto pessimismo, Fortunato non cessa di ribadire la sua devozione ce al coraggio eroico di quel pugno d'uomini che han fatto l'Italia, dando la gloria e il bene­ficio di una patria a tutto un popolo, che ne era indegno, moralmente fradicio come pochi altri popoli al mondo. Un pugno d'uomini, dal cuore invitto, dalla fede ardente, dall'opera inesauribile . Rimane, poi, fedele a quella eroica Destra, che compiè cosa che parve miracolo e resterà favola e su questa linea ideologica critica, ora aspramente, ora ironica­mente, la Sinistra storica, i radicali, i popolari, Murri, Labriola ed Amendola.
Accanto a questa coerenza di giudizio su gruppi e figure della scena politica tramon­tate* rilevanti o emergenti, Fortunato in qualche occasione oscilla (e la gravissima confes­sione sulle autentiche ragioni del celibato è sintomatica su alcune manifestazioni dell'animo), nei confronti di una stessa persona da un apprezzamento e da un'accettazione illimitati ad un misconoscimento inappellabile. Ad esempio, una volta Benedetto Croce, amato ed ammi­rato per tutta la vita, viene tacciato di assoluta ignoranza dell'oc ambiente meridionale; il presidente americano Wilson, che il 19 ottobre 1918 sa suscitare sentimenti di entusiasmo, appena quattro mesi più tardi è accusato di aver procurato molte amarezze a quegli ita­liani, che, in patria e a Parigi, avevano creduto in lui e nella serietà delle sue proposte. Giustino Fortunato, tra le innumerevoli delusioni patite nella vita di relazione, annovera la più drammatica nella rottura, lenita superficialmente da una riappacificazione formale,