Rassegna storica del Risorgimento
ASBURGO RANIERI GIUSEPPE (D'); MARIA LUIGIA D'ASBURGO-LORENA, I
anno
<
1981
>
pagina
<
4
>
4
Marcella Pincherle
attesa a Milano.4) Ranieri si rammaricava di essere cosi distratto dai ben più. importanti problemi politici, preoccupato come è per gli avvenimenti di Modena e di Bologna e timoroso di un possibile estendersi dell'agitazione alle zone vicine. H viceré non nutre preoccupazioni per il Lombardo-Veneto, ich halte uns fìir sicher , ma piuttosto per gli Stati retti dalla nipote, dove la situazione sembra ancora tranquilla alla superficie, ma dove in base a notizie pervenute al governo di Milano si stavano addensando sintomi di inquietudine. In queste circostanze così tese e difficili le possibilità di movimento delle autorità lombardo-venete sono scrive Ranieri molto limitate. Secondo il viceré, Metternich ha lasciato privo di istruzioni il generale Frimont, che non può così pensare di spingersi subito oltre i confini lombardo-veneti; un intervento successivo all'estensione e al consolidamento della rivoluzione si palesa molto più difficile di una tempestiva azione preventiva, anche perché afferma l'arciduca non si può contare sull'invio di rinforzi da parte di Vienna. Metternich ha nello stesso periodo parole severe nei confronti delle gerarchie politiche e, soprattutto, militari del Lombardo-Veneto; la lettera di Ranieri è importante perché dimostra che il governo milanese attribuisce la responsabilità dell'incerto e attendista atteggiamento austriaco al cancelliere imperiale.
In questo quadro che rende piuttosto problematico un immediato intervento militare austriaco nel Parmense nel caso di un'estensione dei moti al ducato, Ranieri consiglia Maria Luigia di lasciare Parma,6) prendendo a pretesto il desiderio di assistere ai festeggiamenti lombardi in onore della sua nuova cognata, e di recarsi direttamente a Milano, oppure in un primo tempo almeno a Piacenza, dove la sua posizione personale sarebbe stata più sicura che a Parma. H governo austriaco infatti scrive l'arciduca era ben deciso a fare uso del diritto di occupazione della città padana. Nel corso della sua assenza dalla capitale Maria Luigia avrebbe potuto aggiunge Ranieri lasciare una estesa delega di poteri al segretario di Stato Werklein; questo passo della lettera ci pare di rilevante significato, perché dimostra come a Milano, a differenza di quanto il viceré scriverà pochi giorni dopo, non si avesse piena coscienza, ancora alla vigilia dello scoppio dei moti, dell'indebolimento della posizione di Werklein8) e dell'impopolarità dalla quale era ormai circondato.
*) Per la cronaca dei festeggiamenti che la capitale lombarda tributerà alla principessa, si veda Gozzetto Privilegiata di Milano, 17 febbraio 1831.
5) Sulla posizione di Metternich e sul suo giudizio sull'atteggiamento di Frimont v. in particolare FRANCESCO SALATA, Maria Luigia e i moti del Trentuno. Documenti inediti da archivi austriaci, in Archivio Storico per le province parmensi [A.S.P.P.], 1932, pp. 185-192. Cfr. anche Archivio di Stato di Milano [A.S.M.], Presidenza di Governo (1814-1848), Atti. Riservati, b. 145, istruzione di Metternich a Frimont, 11 febbraio 1831 e lettera di Metternich al presidente del governo di Milano conte Franz Hartig, 27 febbraio 1831.
6) Dal Diario di Angelo Pezzana risulta che a Parma correva la voce che Maria Luigia a avesse lettere del Viceré del Regno L.V. che l'inducevano a partire in caso di sommossa . Cfr. ALBERTO DEL PRATO, L'anno 1831 negli ex Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, Parma, 1919, p. 31. Il fatto che Ranieri avesse consigliato Maria Luigia di lasciare Parma, con il pretesto del matrimonio di Maria Anna di Savoia, è conosciuto da SALATA, op. cit., pp. 196 e 209-210. Ibidem, pp. 301-302, è anche una lettera della duchessa all'Imperatore Francesco I, del 7 febbraio 1831, dalla quale risulta che Maria Luigia aveva già deciso in precedenza di non recarsi a Milano.
7) Nella lettera del 16 febbraio Ranieri scriverà infatti che Werklein non può ormai che nuocere a Maria Luigia, a da cr so sehr verhafit ist, wic ich es ahnehin wufite .
8) Questa convinzione deriva forse anche da quanto aveva comunicato a Milano lo stesso Werklein. V. la lettera del segretario di Stato parmense a Hartig in data 8 febbraio