Rassegna storica del Risorgimento

ASBURGO RANIERI GIUSEPPE (D'); MARIA LUIGIA D'ASBURGO-LORENA, I
anno <1981>   pagina <10>
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Marcella Pinelierle
affrontando in un primo tempo il problema finanziario, suggerisce di procedere anzitutto ad un riordinamento delle finanze statali, fondato su una limitazione delle spese e su un equilibrio tra entrate e uscite nel bilancio statale.
Pur senza conoscere a fondo la situazione del ducato parmense, Ranieri ritiene di potere individuare subito almeno un settore nel quale è opportuno e facile ridurre le spese, e cioè quello militare. L'esercito ducale si è dimostrato scrive l'arciduca del tutto inidoneo al suo compito durante la rivoluzione. È inutile perciò continuare a investire e a sprecare in esso tanto denaro, tanto più che Maria Luigia avrà adesso a sua disposizione una guarnigione austriaca. Ranieri raccomanda inoltre, affrontando temi che vanno al di là della questione finanziaria, l'introduzione di un sistema più semplice in tutti i rami dell'ammi­nistrazione e il licenziamento di tutti gli impiegati infedeli. À queste misure di carattere generale devono seguire scrive il viceré altri provvedimenti diretti a restaurare il vecchio ordine turbato dalla rivoluzione. Il più diffìcile tra questi procedimenti continua Ranieri, insistendo su un tema che gli stava evidentemente molto a cuore è la scelta di persone dotate di sufficiente ta­lento ed energia per ricoprire i più alti uffici statali e realizzare in maniera incisiva le necessarie riforme. Il viceré sembra dubitare che a Parma esistessero persone provviste di queste doti, e suggerisce a Maria Luigia l'impiego tempo-raneo nell'amministrazione del suo Stato di un alto funzionario lombardo-ve­neto, il presidente del Magistrato Camerale di Venezia Francesco Calva gna, da lui ritenuto un uomo capace di avviare il processo di riorganizzazione e di riforma dello stato e delle sue finanze. Dopo aver affrontato nelle lettere prece­denti in maniera molto cauta, anche se insistente, il problema dell'inserimento di elementi lombardo-veneti nell'amministrazione parmense, sperando forse che fosse Maria Luigia ad entrare più direttamente nell'argomento, Ranieri sugge­risce esplicitamente di affidare compiti di grande responsabilità ad un alto fun­zionario imperiale, esprimendo una sostanziale sfiducia, sia pure in termini molto misurati, nelle capacità direttive della classe burocratica parmense. Questa pro­posta dell'arciduca deve essersi scontrata con un'esplicita risposta negativa da parte di Maria Luigia che, di fronte all'offerta più precisa formulata dallo zio, ritiene probabilmente di dovere esprimere anch'ella in termini più chiari il suo parere. Nella lettera successiva33) infatti Ranieri quasi per giustificare l'eccessiva insistenza con la quale aveva raccomandato a Maria Luigia l'impiego di funzionari del viceregno afferma di avere consigliato la nipote di servirsi di impiegati lombardo-veneti solo se non fosse riuscita a trovare nel suo Stato personalità idonee a dirigere l'opera di ricostruzione, ma di essere del tutto d'accordo con Maria Luigia nel ritenere inopportuno l'uso di burocrati stranieri, se le forze locali erano in grado di provvedere da sole. Da questo momento in avanti l'accenno al ricorso all'aiuto di non parmigiani comparirà soltanto e in questo caso su richiesta proprio di Maria Luigia per le cariche di corte. Per quanto riguarda la burocrazia statale Ranieri comprende che il rifiuto della nipote ad impiegarvi stranieri era definitivo, e pertanto non ritornerà più sul­l'argomento. Sempre nella lettera del 19 marzo l'arciduca si sofferma anche sui problemi della ristrutturazione amministrativa e dei primi provvedimenti adot­tati nei confronti dei ribelli, esprimendo a Maria Luigia il suo pieno consenso
33) Lettera del X9 marzo 1831.