Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI VINCENZO; MAZZINI GIUSEPPE
anno <1981>   pagina <43>
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Crìspi e Mazzini
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Questa lunga dichiarazione, utilissima per il riepilogo compiuto, per la versione data su tutta la complessa quanto determinante fase della sua vita poli­tica, fatta nel 1890, da Francesco Crispi, al vertice del potere, come presidente del Consiglio e ministro dell'interno, vuol servire da introduzione all'analisi che intendiamo svolgere sui suoi rapporti con Mazzini fino al celebre scontro, perché, nonostante le affermazioni di Crispi ( I vincoli con Mazzini per il lavoro dell'unità non esistevano più >), il collegamento con l'esule continuò, anche se sempre più freddo, successivamente alla spedizione garibaldina.
La dichiarazione del 18 novembre 1864 ( la monarchia ci unisce e la repubblica ci dividerebbe )2) è la scintilla cruciale di un dissidio latente, at­torno alla quale si svilupperà una polemica altissima e durissima, specie da parte di Mazzini, che rifiuterà da allora qualsiasi contatto con Crispi*
Crispi invece, e lo vedremo minutamente, dopo il momento più acuto, pur non rinnegando l'accettazione della monarchia istituzione ed ente garante del­l'unità, in diverse occasioni ricorderà il rapporto con Mazzini (si batterà addi­rittura per la sua eleggibilità parlamentare) e si farà portatore il patrimonio ideologico non sarà mai rinnegato di istanze lungamente sostenute dal ge­novese.
Occorre, come prima base, fissare la differenza psicologica fra i due: Crispi agì sempre con la fredda determinazione del politico , Mazzini con l'intran­sigenza del profeta .3)
Queste caratteristiche, colte dalla Morelli, per quanto si riferisce agli atteg­giamenti nella preparazione e nelle conseguenze della guerra del 1859, possono essere generalizzate da quella fase in avanti e possono spiegare in larga misura il crescente distacco. Ebbe, comunque, un peso non trascurabile per lo sviluppo e la profondità stessa del rapporto la diversa impronta culturale: giuridica, quindi concreta, era quella di Crispi, filosofica, quindi astratta quella di Maz­zini.
Francesco Crispi scende nell'agone pubblico, appena ventenne, dirigendo, per tre anni, VOreteo, in cui, accanto a vibranti spunti di sicilianismo e ad un leale riconoscimento del sistema accentratoro borbonico, si echeggiano i manzo­niani inni sacri nel legame non ancora troncato con la prima educazione ricevuta in un seminario di rito greco albanese.4)
Dieci anni più tardi, tra il gennaio ed il maggio del 1848 e tra il febbraio ed il marzo del 1849, dà vita ad un nuovo foglio, l'Apostolato, in cui, sotto il
Frasi sull'amicizia e sulla devozione verso Mazzini e sul contemporaneo rifiuto di ogni servaggio morale, pressoché simili a quelle pronunziate alla Camera si possono leggere in ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO (d'ora in avanti, A.C.S), Crispi, Reggio Emilia, se. 8, fase. 16, sottofasc. 3.
2) Francesco Crispi ebbe, ad esempio, già modo di pronunziarla nella seduta del 7 maggio 1864 in una occasione, non certo secondaria, in cui affermò la leale accettazione della monarchia, senza la quale non ci poteva essere unità, da parte del partito d'azione (F. CRISPI, Discorsi parlamentari, cit., voi. I, Roma, 1915, p. 451).
3) E. MORELLI, La Sinistra: uomini e correnti, in Stato e Società dal 1876 al 1882 -Atti del XLIX congresso di storia del Risorgimento italiano (Viterbo, 30 settembre-5 ottobre 1978), Roma, 1980, p. 43.
4> A. GALANTE GARRONE -F. DELLA PERUTA, La stampa periodica del Risorgimento, Bari, 1979, pp. 194-195; G. BUSTICO, I tre anni di vita deìl Oreteo di Francesco Crispi, in Nuova Antologia, dicembre 1915, pp. 552-553.