Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI VINCENZO; MAZZINI GIUSEPPE
anno
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1981
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pagina
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48
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48 Vincenzo G. Pacifici
tigia? Gli atti e le leggi da noi pubblicati non lo dicono abbastanza? I miei amici in altri tempi mi han fatto giustizia riconoscendo in me tutta la lealtà e l'onestà, che solo trovasi negli uomini di ferme convinzioni. Vorranno oggi togliermi l'onore di così nobili qualità, delle quali a questo titolo son fiero? .
Abbiamo sopra sostenuto che Crispi agi in ogni fase della sua vita politica con freddezza e determinazione e questa lettera è appunto una prova del suo habitus, intatto negli anni. Del resto è stato sempre Crispi a dettare e ad ispirarsi ad un principio tattico di comportamento sintomatico: Quando si agisce bisogna usare tutta la forza di cui si può essere capaci. Quando si parla, bisogna nascondere molte delle cose che sono nell'anima, e spesso il tacere è virtù .
Presso la famiglia reale, nonostante tutto, secondo Crispi, egli è visto con un incancellabile avversione sin dal momento in cui, nel 1860, Vittorio Emanuele a Napoli gli rifiuta un colloquio, volgendogli le spalle. 31>
Crispi è davvero una figura singolare e sottile, dai programmi non di rado ambigui. Nel 1861 nutre, almeno stando ad una lettera inviata a Bertani, sentimenti piuttosto polemici verso la dinastia regnante: infatti, riferendosi a Vincenzo Miglietti, non perita di affermare: è un imbecille, cioè un degno ministro dì giustizia di casa Savoia .32)
Anni più. tardi, nel 1875, un'altra espressione, contenuta in uno scritto ancora a Bertani, ci fa non poco dubitare sulla lealtà della sua conversione. Tra noi e la monarchia sostiene sottilmente hawi un contratto bilaterale non sempre rispettato dalla monarchia stessa, per cui Crispi, al momento opportuno, si riserva di seguire o di precedere coloro che mirano più in là.33>
In effetti è indubbiamente ricca di fondamento la tesi di Aquarone, per il quale Crispi, dopo la conclusione della spedizione meridionale e il successivo avvio parlamentare, intendeva superare il dualismo fra Mazzini e Garibaldi e il loro preminente impegno per la soluzione del problema di Roma e del Veneto, lottando contro i progetti moderati sulla organizzazione dello Stato e delle sue istituzioni.34)
Due lettere a Bertani del 5 settembre e del 24 ottobre del 1861 provano, credo, sufficientemente il peso dato da Crispi a Garibaldi.
Tu speri fa notare nella prima ancora in Garibaldi e t'inganni. Io l'amo, io adoro Garibaldi; ma non desidero che vada a Napoli. Se ci andasse, non farebbe il bene del paese. È inutile poi dirti, che nissuno di noi potrebbe stare un istante con lui. Garibaldi è un gran soldato, e bisogna conservarlo per le battaglie nazionali. Lanciandolo nella politica, lo comprometteremo, ma
25) F. BRANCATO, L'unificazione amministrativa nel pensiero di Crispi, in Nuovi Quaderni del Meridione, V (1967), p. 20.
30) ]?. CRISPI, Carteggi politici inediti (1860-1900) estratti dal suo archivio, ordinati e annotati da T. PALÀMENGHT-CHISPI, Roma, 1912, p. 116 - Lettera ad Anna Pallavicino del 15 luglio 1862.
31) D. FAR INI, Diario di fine secolo, a cura di E. MORELLI, voi. I, Roma, 1961, pp. 102-103. Per una chiara sintesi della posizione di Crispi verso la monarchia, v. L'anima di Francesco Crispi. Carteggio intimo sulla politica del Risorgimento italiano, con proemio e note biografiche di G. PIPITONE-FBDEBICO, Palermo, 1910, pp. 17-18.
32) A.C.S., Carte Crispi, Archivio di Stato di Palermo, fase. 114/XLII - Lettera del 27 agosto 1861.
33) Ivi, lettera dell'8 ottobre 1875.
3*) A. AQUARONE, Alla ricerca dell'Italia liberale, Napoli, 1972, p. 127.