Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI VINCENZO; MAZZINI GIUSEPPE
anno
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1981
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pagina
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52
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52 Vincenzo G. Pacifici
Dopo una lettera del febbraio ad Alberto Mario, con la quale censura l'osti* nazione dietro ad un'ombra , quella di Garibaldi, e la mancanza d'iniziativa dei vari Bertani, Crispi e Mordini,M* Mazzini con accenti critici ancora più. forti torna, ad aprile, ad attaccare quelli che erano considerati suoi seguaci. Li taccia di essere passivi, subalternizzati > e di aver abdicato ad una funzione parlamentare trainante sul tema vitale, quello di Venezia e Roma. Crispi stesso insiste quasi a voler trovare un responsabile diretto ha fatto con ingegno ed energia la piccola guerra: ha dimenticato la grande . Non si astiene in chiusura dal dettare alcune linee strategiche, in cui sembra prospettare il ricorso alle dimissioni in massa, iniziativa già respinta nettamente a gennaio da Crispi.
L'opposizione a detta di Mazzini fuori della Camera, deve dichiarare in tutte le occasioni al paese che la Camera, qual'è, è impotente al bene: ch'essi, membri, hanno voluto tentare l'esperimento e lo hanno trovato impossibile: che quindi evidentemente la base elettorale deve mutarsi .51>
Dopo aver letto direttamente dal destinatario la missiva, Crispi replica, lamentando l'assenteismo parlamentare degli amici: su 22 deputati due terzi ordinariamente sono assenti da Torino e, pur ammettendo di combattere la piccola guerra , si dichiara nell'impossibilità di agire diversamente anche se ciò non gli aveva fatto dimenticare la grande guerra . Prosegue, quindi, piuttosto deciso e, nonostante le affermazioni finali di devozione, a mio avviso, sempre più convinto della propria linea, sempre più lontana da quella di Mazzini. Noi vogliamo l'unità nazionale col re, finché il re la vorrà con noi e si adopererà a raggiungere lo scopo che ci siam proposto. Pertanto dovremo essere rigidi osservatori dello Statuto, del quale dovrem chiedere l'osservanza da tutti, anche dai nostri nemici. Se la monarchia tradisce l'unità e viola lo Statuto, peggio per lei. La convenzione è rotta; noi siam liberi di noi. Io spero ottenere la vostra approvazione al mio operato. Laddove io sbagli, avvertitemene, e mi correggerò. Voi lo sapete: io sono stato e sono il vostro più devoto amico. Sento per voi lo stesso culto di prima, né per mutar di tempi muterò d'animo e di fede .
La risposta di Mazzini, il cui fulcro può essere colto nelle parole : Finché non è fatta l'Italia, siam tutti necessariamente rivoluzionari ,53) prova la latente ma indiscutibile separazione tra i due, le diverse strade battute, per il momento, senza diatribe.
Il 23 aprile 1862, 19 deputati della Sinistra presentano al ministro degli Interni una nota sulle condizioni delle regioni meridionali, detta dal numero dei sottoscrittori memorandum dei 19 . Nell'importante documento i parlamen
to) S.E.I., voi. LXXH, pp. 196-197. SD Ivi, pp. 256-257.
52) F. Cnispi, Carteggi politici cit., pp. 80-81 Lettera a Giuseppe Mazzini del 19 aprile 1862.
Il Ganci (M. GANCI, Il caso Crispi, Palermo, 1976, p. 128) annette una notevole importanza alla lettera, che, a suo dire, significherebbe una chiara prova della crisi nei rapporti Crispi-Mazzini.
53) G. MAZZINI, Epistolario inedito 1836-1864 (Lettere a Nicola Fabrizj - Francesco Crispi ' Rosolino Pilo Agostino Bertani, e altri), commento e note di T. PALAMENGHI-CRISPI, Milano, 1911, pp. 316-318.