Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI VINCENZO; MAZZINI GIUSEPPE
anno <1981>   pagina <53>
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Crispi e Mazzini
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tari, tra cui Montanelli, Miceli, De Boni, Saffi, Mordini, Cairoli, Mugolino e Crispi sottolineano il rifiuto di ogni progetto di restaurazione, respingono qual­siasi apparenza di piemontesismo invasore e delineano un programma opera­tivo, fatto di profondi interventi in campo sociale, in quello della pubblica istruzione e dell'agricoltura. Individuano infine nella presenza di Garibaldi la via per soffocare l'infausta guerra civile. *
Crispi, da parte sua, non intende né comprende l'attività di Garibaldi e le voci correnti su sue iniziative insurrezionali, tanto che nel maggio ha modo di esprimere su di esse ampie perplessità. Non si può scrive infatti al gene­rale tentare sempre la fortuna ed oggi il tentarla potrebbe essere, più che un errore, un delitto . 55>
La seduta alla Camera del 3 giugno è animata dalla comunicazione di una lettera di Garibaldi, in cui spiega i suoi atti più recenti riguardanti l'armamento nazionale e l'addestramento dei giovani. Il presidente del Consiglio Raitazzi condanna recisamente le iniziative illegali di Garibaldi ed esclude che da Sar-nico si intendesse invadere il Tirolo. Crispi polemizza pesantemente con Rat-tazzi, giungendo a definire il progetto di attacco alla regione alpina una favola, una fantasmagoria, uno di quei colpi montati dal Governo . Dopo un intervento di Depretis, ministro dei lavori pubblici, in appoggio al presidente del Con­siglio, riprende lo scontro tra Crispi e Rattazzi, il quale invita il deputato sici­liano a dettagliare le sue accuse di connivenze ministeriali.)
L'indomani, dopo un intervento di Boggio, contrario tanto a Garibaldi quanto a Crispi, prende la parola Bixio. Egli inizia, considerando incredibile la condotta di Crispi, da respingere sia come patriota sia come democratico: Crispi aveva attraversato uno dei momenti in cui gli uomini politici si dimenti­cano della loro altezza . Nega poi validità al discorso fatto sempre dal parla­mentare isolano sulla disciplina dei partiti, in quanto Garibaldi non era né poteva mai essere ascrivibile ad una fazione, e chiude escludendo l'ipotesi di complicità governative.
Crispi replica garbatamente ed esprime preoccupazione per la sorte dei 79 arrestati a Sarni co e Palazzolo. Le parti più interessanti dell'intervento sono probabilmente quelle in cui indica le differenze sostanziali e non nominali tra gli annessionisti e gli unitari e in cui, senza rinnegare l'antica milizia repubbli­cana, riconosce di aver accettato il principio monarchico, una volta resosi conto che era l'unico a poter consentire la realizzazione dell'unità, con quella lealtà, con quella franchezza con cui altra volta militavamo pel trionfo del regime popolare .
Anche il 5 giugno la Camera prosegue l'esame della questione, che vede le posizioni degli schieramenti ormai delineate senza equivoci con i moderati, impegnati a condannare, perché lesivo degli interessi nazionali, il tentativo gari­baldino. X) Nella seduta del giorno successivo, il presidente dell'assemblea Tee-chio legge i diversi ordini del giorno presentati in appoggio e in sfiducia al governo. approvato a larga maggioranza (189 sì, 33 no e 28 astenuti) il docu-
54) R. COMPOSTO, op. cit., pp. 236-240.
Il ce memorandum apparve su II Precursore del 29 aprile 1862.
55) p, CRISPI, Carteggi politici cit,, pp. 87-88 - Lettera a Giuseppe Garibaldi del 16 marzo 1862.
56) A.P., Camera, legisl. Vili, tesa. 1861-62, Diss.t voi. V, pp. 2161-2183.
57) Ivi, pp. 2187-2196, 2202-2207.
58) Ivi, pp. 2212-2213.