Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI VINCENZO; MAZZINI GIUSEPPE
anno <1981>   pagina <55>
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Crispi e Mazzini 55
Cria pit invece, e lo scrive in una comunicazione oltremodo confidenziale ali amico Vincenzo Favara suo grande elettore , respinge categoricamente l'idea di una sollevazione nell'isola: un movimento in Sicilia sarebbe una calamità. Non, avremmo che a perderci e non a guadagnarci .
I concetti di difesa dell'ordine e dell'*impero della legge sono più larga­mente espressi, un paio di mesi più tardi, ad ottobre, in una corrispondenza con Gaetano Sangiorgi. Ho scritto afferma e scriverò sempre consigli di pace... Bisogna che la Sicilia cessi di essere arena di private vendette. La denunzia ed il pugnale dovrebbero sparire ad una volta e l'interesse di patria divenire guida a tutte le opere del cittadino. Se gli uomini intelligenti lo vogliono, le moltitudini seguiranno. Il popolo minuto in Sicilia è rozzo, ma è buono di istinti; il galantuomo [la mafia] è il suo triste duce .67)
Dopo la dolorosa e per tanti versi drammatica vicenda di Aspromonte l'orientamento di Crispi si fa ancora più netto ed esplicito. In una lettera a caldo , all'indomani del ferimento di Garibaldi, scrive a Bertani che dopo l'immensa sciagura nazionale che ci ha colpito, io non credo convenga più vedere il Re... Io penso di non andare più in Sicilia .68)
Del resto alla vigilia dell'azione, e non è pensabile un Crispi all'oscuro dei preparativi, dichiara, e noi non abbiamo ragioni per dubitare della lealtà della sua posizione, la più ferma avversione alle iniziative foriere di disordini e di guerre civili.
Superato il timore di essere coinvolto con l'arresto nell'azione di repres­sione disposta dal governo nelle file democratiche,7 Crispi afferma senza esita­zioni che occorre far opera di conciliazione per ristabilire l'ordine del paese , considerando che la questione nazionale è superiore a quella dei Ministri e che è necessario sempre prioritariamente rafforzare e far divenire sicura la Nazione.
Passa a definire la meta degli uomini onesti e dei veri patrioti , meta che assume una luce davvero eloquente, pensando al momento politico in cui essa è enunziata. Si debbono riunire per aiutare la monarchia nel compimento dei voti nazionali , anzi si debbono perdonare le offese ricevute .7,) Affer­mazioni cosi impegnative non implicano comunque un cedimento nei rapporti con la maggioranza. Le misure decise da Rattazzi, dopo Aspromonte, sono giudi­cate tali da uccidere lui stesso e portatrici di vendetta e non di giustizia.72)
Nell'impartire a Saverio Friscia le direttive sulla futura azione politica del suo gruppo, offre un sommario ma esauriente quadro della situazione e delle sue intenzioni.
ÀI capo del governo, che stava effettuando sondaggi nelle regioni meridio­nali per saggiarne gli umori e disporre, in caso favorevole, lo scioglimento della Camera, era necessario rispondere con una presenza massiccia nell'aula parla*
**) L'anima di Francesco Crispi cit., p. 22.
**) F. CBISPI, Carteggi politici cit., pp. 174-175 - Lettera a Gaetano Sangiorgi del 23
ottobre 1862.
6*) li/i, p. 141 - Lettera ad Agostino Bertani del 30 agosto 1862.
69) Ivi, p. 137 - Lettera a Nicola Fabrizi del 18 agosto 1862.
7) Ivi, p. 142 Lettera a Sebastiano Tecchio del 1 settembre 1862.
71) Ivi, p. 170 - Lettera a Giulio Benso, duca della Verdura dell'8 ottobre 1862.
72) L'anima di Francesco Crispi cit., p. 23.