Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI VINCENZO; MAZZINI GIUSEPPE
anno <1981>   pagina <57>
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Crispi e Mazzini
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dini, che era stato parallelo ed aveva espresso il rifiuto per un'opposizione siste­matica .
Crispi, da parte sua, in privato e nell'aula parlamentare, specie per l'operato in Sicilia, non cesserà neanche nel 1863 gli attacchi alla maggioranza. Aveva descritto a Garibaldi, con una lettera del 3 febbraio, il rammarico e lo scora­mento delle popolazioni isolane, arrivate a detestare il governo reputato più tristo del Borbonico e aveva ravvisato il compito della Sinistra nell'impedire la catastrofe della Sicilia e dell'unità, così da poter giungere alla e redenzione della penisola e all'occupazione di Roma.
Concetti ugualmente preoccupati, anche se più smorzati sul piano della pro­spettiva politica, usa alla Camera il 19 marzo, parlando di condizioni deplora­bili , tali che io vedo colà in pericolo non solo la pace dell'isola, ma la stessa unità nazionale . 7
Proprio pochissimi giorni prima, Mazzini pareva aver rotto ogni indugio ed aveva espresso, con il solito tono perentorio, riprovazione per gli atteggia­menti e gli indirizzi crispini. A Saverio Friscia infatti scrive: Crispi di cui parlate ho dolore in dirlo è guasto inconsciamente dalla falsa posizione in cui s'è messo. E lo dissi poco fa a lui medesimo. Ei dimentica che siamo un popolo in rivoluzione e in rivoluzione rimasta a mezzo: dimentica che l'ini­ziativa è in noi, popolo, e non altrove. Buono in fondo, la sua tattica è perniciosa, e bisogna combatterla; ma i suoi amici devono, ad un tempo, parlargli chiaro e fargli intendere le vere tendenze del paese . 79>
In un estremo tentativo di recupero, Mazzini, dunque, affida a Friscia e agli altri più vicini il compito di illuminare Crispi, che sembra, e la diagnosi non è dowero sbagliata, sempre più distante dalla linea mazziniana che era in via di progressivo e inarrestabile declino politico.
Nel corso del 1863 Crispi in più occasioni ha modo di precisare, ribadire e dettagliare la sua posizione tanto in politica interna quanto, e questo settore avrà per lui peso crescente, in politica estera.
Nella sednta alla Camera del 20 giugno, individua la divergenza con la maggioranza nell'assenza in essa del vero sentimento della libertà e della tolleranza delle altrui opinioni e sostiene di aver accettato il principio mo­narchico come quello che, se fosse oggi abbandonato, ne verrebbe pericolo all'unità , unità che aveva la sua personificazione in Vittorio Emanuele. Fa poi un'altra affermazione di rilievo: esclude, cioè, un'opposizione aprioristica, dal momento che l'obiettivo primario è quello di riordinare lo Stato, di instaurare la libertà e di far rientrare il paese nelle vie costituzionali per dare finalmente compimento all'unità nazionale.
In occasione della discussione del trattato di commercio con la Francia, Crispi, la cui gallofobia ha assunto già profili chiari, prevede che verrà il giorno in cui non ci sarà altro mezzo per risciogliere le questioni europee che l'opera di un grande aeropago; quel giorno sarà quello altresì del libero scam­bio; sarà quello in cui tutte le nazioni vivrano sorelle nell'amplesso della vera libertà.81*
77) Ivi, pp, 4754-4755; La Perseveranza del 17 dicembre 1862.
78) F. CRISPI, Discorsi parlamentari cit., voi. I, pp. 289-291.
79) S.I. voi. LXXIV, p. 93.
80) F. CRISPI, Discorsi parlamentari cit., voi. I, pp. 328-334.
81) Ivi, p. 375.