Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI VINCENZO; MAZZINI GIUSEPPE
anno
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1981
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pagina
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60
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Vincenzo G. Pacifici
[la Sinistra] ristette dall'idea di presentare le sue dimissioni. Pur solleci-j tando nuove elezioni, Crispì ed il suo gruppo, quasi a voler porre gli altri in una posizione extracostituzionale, si definiscono la Sinistra ossequiente alla legalità , confermano il loro modo di essere e si preoccupano di sottrarre a censure ed attacchi il potere legale della Camera . Crispi e Mordini, rispettivamente presidente e vicepresidente, Bargoni e Lazzaro segretari, Camolini, Cai vini, Catucci, Curzio, De Boni, Nicola Fabrizi, Antonio Greco, La Porta, Miceli, Minervini, Regnoli, Stefano Romeo, Sineo, Tamajo e Vecchi, sintetizzano in questi punti i loro trincieramenti , le loro armi di offesa legale : Plebiscito, Statuto, ringhiera parlamentare, libera stampa, pubbliche adunanze, elezioni generali .91*
Crispi non gioisce (difetterebbe se no, di realismo), per il dissidio con Bertani, al quale scrive nei giorni più caldi: la lotta coi nostri nemici mi dà vita; è una necessità della mia esistenza La lotta con un mio amico mi mette nella disperazione, perché manca di logica ed è causa di dolorose conseguenze. ffl)
La situazione ai suoi occhi non appare delle più felici e probabilmente le prospettive politiche personali gli sembrano così piatte e grigie, da portarlo ad un'accorata confessione sempre con Bertani, con il quale è stata ormai sancita la ripacificazione. La mia mente afferma Crispi vagheggia un abbandono completo della politica. L'Italia è destinata a correre la sorte. Tutti i partiti sono impotenti e il popolo non ha coscienza di sé. Attenderemo Mazzini con le sue cospirazioni, e il partito Minghetti-Peruzzi con gli arbitrii e le corruzioni, e vedremo quello che ne nascerà. Io credetti un tempo alla possibilità di un partito più logico e meno rischioso, ma poiché a costituirlo non vedo principio, lasciamo che i Fati si compiano e facciamo una volta da Musulmani .93*
In una lettera del marzo 1864, Crispi traccia un bilancio sul passato e indica con sufficiente chiarezza una via operativa autonoma pienamente costituzionale. Dopo aver riconosciuto che il tempo delle rivoluzioni è finito. H tentativo infecondo di Garibaldi del 1862 avrebbe dovuto convincercene. Se il tempo delle rivoluzioni sciaguratamente ritornasse, queste dovrebbero correre tutta l'Europa e cangiar la faccia del continente, sostiene essere nostro dovere valerci delle nuove istituzioni che sono larghe abbastanza, educare il popolo a valersene, ed attendere dal naturale svolgimento delle stesse il nostro benessere .
Di grandissimo rilievo per il nuovo corso avviato da Crispi è, a mio avviso, il discorso, pronunziato alla Camera, il 7 maggio sull'indirizzo politico del Ministero in generale e nei confronti di Garibaldi in particolare. Espressa la convinzione che la rivoluzione nazionale non è esaurita, dal momento che il
1) Il diritto, n. 356, domenica 27 dicembre 1863.
92) A.C.S., Carte Crispi, Archivio di Stato di Palermo, fase. 114/XLII - Lettera n. 51 del 27 dicembre 1863 ad Agostino Bertani.
La lettera, come la precedente, del 23 dicembre è segnalata in A. SCIROCCO, op. cit., p. 258, nota 62.
) A.C.S., Carte Crispi, Archivio di Stato di Palermo, fase. 114/XLII - Lettera n. 55 del 15 gennaio 1864 ad Agostino Bertani, Anche questa lettera è segnalata da A. SCIROCCO, op. cit., p. 296, nota 60.
94) F. CBISPI, Carteggi politici cit., p. 196 Lettera a Gaspare Lojacono del 3 man 1864.