Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI VINCENZO; MAZZINI GIUSEPPE
anno <1981>   pagina <61>
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Crispi e Mazzini
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processo unitario non è ancora completato, difende l'operato di Garibaldi e dell'* Associazione emancipatrice , paragonandola con gruppi simili sia inglesi, sia tedeschi. Attaccata pesantemente la maggioranza soprattutto per i metodi diffamatori usati nei riguardi degli antagonisti della Sinistra, sintetizza quella che secondo lui era stata la linea del partito d'azione ormai da 34 anni, capace da sempre di anteporre alla questione istituzionale la realizzazione nazionale.
L'Italia questa è la parte più intensa del discorso si è pronunciata coi plebisciti nel 1859 e nel 1860. Quindi il partito d'azione conseguente a se stesso, senza mentire alla sua origine, sente il dovere di essere fedele alla monarchia, perché senza la stessa non c'è unità. Non è questione di sentimento, o signori, ma è questione di buon senso. La monarchia la frase questa volta non provo­cherà ripercussioni è quella che ci unisce, la repubblica ci dividerebbe: sic* come noi vogliamo l'Italia forte, grande, dalle Alpi all'Adriatico, noi saremo col Principe e non mancheremo al giuramento . Chiude, rilevando due difetti, quelli dell'atonia e della freddezza nell'assemblea, cui si poteva ovviare consul­tando il paese legale e facendo sì che rigenerasse la rappresentanza parlamen­tare. 95>
H contenuto delle affermazioni di Crispi non può sfuggire e qualche tempo dopo (giugno 1864) c'è chi, come Francesco De Sanctis, senza sottolineare la formula, che diverrà famosa nei mesi invernali, denunzia l'intenzione pratica di Crispi di cancellare, in nome degli ideali unitari, le basi di partenza dei diversi partiti. Questo disegno, ritiene l'uomo politico e grande storico della letteratura, è inaccettabile perché le origini non sono cronologia: sono la storia intima dell'anima, sono quelle dottrine e quelle tendenze che noi abbiamo e che vogliamo far prevalere, quelle idee che ci sono care e che ci obbligano a rimanervi fedeli .) De Sanctis, evidentemente, non ha conosciuto o ricono­sciuto quella natura realistica, pragmatica, in una parola strettamente politica, che noi abbiamo notato sin dalle prime righe essere la caratteristica tipica di Crispi e che più tardi (ottobre 1865) lo stesso De Sanctis vedrà e loderà in con­trapposizione alle impostazioni astratte, di un mondo tutto immaginario di Giorgio Pallavicino Trivulzio.
IL 2 luglio Crispi risponde a De Sanctis, escludendo una sua trasformazione e assicurando che le nostre idee d'oggi non sono diverse da quelle che noi professavamo il giorno in cui in Napoli e Palermo decretammo e votammo il plebiscito del 21 ottobre 1860 . Ripetuto che non c'è altro avvenire per l'Italia se non nella monarchia della Casa di Savoja coll'unità della patria , Crispi esprime un concetto, che chiarisce la sua posizione: a suo avviso dovevano ormai trasformarsi coloro che prima di noi non volevano l'unità e la monarchia di Casa Savoja .98) Infatti questo discorso suscitò apprensione ed alquanti sinistri far la guerra a me... Io vedo che bisogna restar solo .W)
In due lettere, sempre di luglio, Crispi mette puntigliosamente a fuoco la propria posizione e torna ad insistere con rinnovata e più vivace pesantezza su
95> F. CRISPI, Discorsi parlamentari cit., voi. I, pp. 447-453.
) F. DE SANCTIS, Il Mezzogiorno e lo Stato unitario* Torino, 1972, p. 190. Il nuovo orientamento fu sostenuto in un articolo su L'Italia.
W Ivi, p. 444.
98) F. CRISPI, Discorsi parlamentari cit., voi. I, p. 501.
") A.C.S., Carte Crispi, Archivio di Stato di Palermo, fase. 114/XLII - Lettera n. 57 dell'8 luglio 1864 ad Agostino Bertani.