Rassegna storica del Risorgimento

CARTEGGI (MAZZINI-PETRONI); MAZZINI GIUSEPPE LETTERE; PETRONI G
anno <1981>   pagina <63>
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L'ULTIMA LETTERA DI MAZZINI A GIUSEPPE PETRONIO
Nello sterminato numero delle lettere scritte da Giuseppe Mazzini sono nu­merose quelle prive di data, e l'industria dell'esperto curatore dell'Edizione Nazionale, Mario Menghini, si è esercitata non poco nell'improba fatica di attri­buire a ciascuna una collocazione attendibile, sulla base soprattutto dei riferi­menti a persone, cose e avvenimenti offerti dallo scritto. Non sempre, però, i riferimenti sono chiari, e talvolta il curatore dell'epistolario mazziniano è rimasto nell'incertezza o è stato fuorviato da indicazioni ambigue, così che, col progresso degli studi ed una più precisa conoscenza di fatti e personaggi, appare possibile proporre per alcune una datazione diversa.
Tale ci pare il caso di una lettera di Mazzini a Giuseppe Petroni, datata solo giovedì e pubblicata nell'Edizione Nazionale con la data induttiva Pisa, 4 maggio 187J.1) Eccone il testo:
Caro Petroni,
L'artìcolo economico va bene. Non so bene fin dove stendiate il valore dell'espressione diritto civile e quanto vogliate abbracciare. Io pure intendo dire una volta o l'altra alcuni nostri princìpii generali economici, ma voi potete a quest'ora averne indovinato le ten­denze ed evitare ogni contradizione. Ostilità agli economisti officiali dell'uomo soppresso e della produzione sostituita agli economisti della mera libertà ossia dell'io e del puro diritto armonizzazione in ogni sviluppo dell'io e del noi, della libertà e dell'associazione economia predominata e diretta dalla questione politica innalzamento del lavoro a sorgente unica di proprietà soluzione delle questioni desunta dal fine eb'è il perfezio­namento morale e materiale dell'umanità e dell'individuo: su tutto questo, suppongo, siamo in accordo. Potete quindi andare innanzi.
Mando articolo pel numero. Ho mutato soggiorno; ma il viaggio era prematuro, e ricaddi violentemente malato. Ora ricomincia un po' di miglioramento, ma tutti i sintomi del male, comunque mitigati, sussistono. Finché potrò, scriverò, ma quando invocai aiuto, promisero molto, attennero poco. Vedo quasi nulla di Saffi, poco di Pant[ano]. Pazienza. Vincerem se pertinaci.
Nessuno m'ha scritto delle manifestazioni romane: per deboli che siano, son pure indizio. Nessuno osava tre mesi sono.
Quando v'accade di scrivermi, ditemene qualche cosa.
Una stretta di mano a Raff[aele].
Non potrebbe qualcuno far due parole sul libro Libertà e caste di Tuveri. Et silenzio de* suoi fratelli gli spiace; e il libro, poca cosa per noi, è pur tale che può leg­gersi utilmente da giovani nuovi o da artigiani. Si può dire che silenzio o brevità dipen­dono dall'esser egli un nostro collaboratore; e si può accennare alla cospirazione dei silenzio nella stampa intermedia contro ogni pubblicazione repubblicana; poi forse citiamo una pagina verso la fine.
Addio:
Vostro sempre Giuseppe
*) Dedico queste poche note alla memoria di Silvio Pozzi, che visse nel culto di Maz­zini e fu l'appassionato animatore' del Centro napoletano di studi mazziniani.
i) G. MAZZINI, Scritti editi ed inediti, Edizione nazionale, voi. XCI, Epistolario, voi. LVHI, Imola, Cooperativa Tipografico-editrice Galeati, 1941, pp. 39-41.