Rassegna storica del Risorgimento

COSTA ANDREA; KULISCIOFF ANNA MICHAJLOVNA
anno <1981>   pagina <66>
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Piero Zama
altri tre figli di Andrea e di diverse matrici, e l'eloquenza di questi fatti ci dispensa dal citare le parole che usa Andrea per definire il matrimonio. In breve e figuratamente il matrimonio che cosa è? È il naturale accendersi di una can­dela che spenta ma rimasta viva ne lascia accendere un'altra: e cosi via.
Ma ora ci interessano e dobbiamo conoscere le rivelazioni recenti, tratte da nuovi documenti.
Una delle prime rivelazioni ci viene da brani di lettere dalle quali si può conoscere come Anna abbia influito su Andrea, tutt'altro che facile, per mettere più serenità nel suo pensare e nel suo agire; è da notare che ciò accadde anche nel tempo della loro definitiva separazione- È una rivelazione o considerazione di cui si può tener conto.
Ci sembra di maggiore rilievo ciò che viene assicurato da altri documenti dai quali apprendiamo, per esempio, che un Costa, anarchico e massone, rico­nosce apertamente ed ammira la Chiesa cattolica che pronta ad ogni sacrificio
opera in tutto il mondo con le sue missioni.
Così la documentazione ci fa vedere il Costa che nutre venerazione per il vescovo d'Imola, e ciò non per seguire le regole del cerimoniale, ma per sin­cero e profondo sentire. Ed è con la stessa spontaneità che parla rispettosa­mente di papa Leone XIII; e di sua libera volontà, dopo trenta anni di assenza, fa visita al Santuario della Madonna del Piratello, che è nelle immediate vici­nanze d'Imola. L'episodio ebbe tale rinomanza che fu ricordato persino dal­l'Osservatore Romano nell'indomani della morte di Andrea Costa (N. del 29 gennaio 1910), anche se una fascia massonica era distesa sul cadavere. Queste documentate rivelazioni non hanno promesso e non hanno parlato di miracoli: hanno semplicemente indicato qualche passo fin qui ignorato per cui pos­siamo vedere nel Costa un uomo alquanto diverso.
Di un avvicinamento verso la soglia al di là della quale si può pensare e vedere il Cristo che è Dio, si può veramente parlare, e ci sembra di essere nel vero, quando teniamo conto dei documenti che riguardano Anna Kuliscioff.
Colei che meritatamente viene considerata una fondatrice del socia­lismo italiano, in carcere, nel 1898, legge meditando l'Imitazione di Cristo, e poi dona questo suo libretto così ricco di ascetismo alla figliuola Andreina con questa dedica: Alla mia Nina. Letto in carcere, col pensiero e desiderio che le Imitazioni di Cristo le siano di conforto. 9 gennaio 1899 . Nel 1920 Anna, diventata nonna, scrive (22 agosto) al nipote Guido Luigi (figlio di Andreina) confermando la sua fede nell'ai di là, ed aggiungendo, quasi per mortificare se stessa, una confessione che riguarda il suo turbinoso passato. Ancora un'altra notizia ci viene offerta ed è documentata, e cioè Anna, già da tempo sofferente, prima di morire ha invocato Dio.
L'A. concludendo il suo studio, non ha parlato di conversione; egli ha per­corso con amore, con serenità, obiettivamente, una strada che fino ad oggi non era nota, e non ha preteso di segnalare luci abbaglianti là dove era soltanto un debole balenìo.
Però ci ha rivelato altri eventi che, a dir poco, ci sorprendono: si tratta in particolar modo di Andreina e di altri discendenti di quella coppia alla quale l'opinione pubblica di allora rimproverava la condotta discendendo
non a caso fino al pettegolezzo. La conclusione a cui giunge l'A. (che è sacerdote) ha sapore non di totale assoluzione, ma di speranza e di fede, ed è per cosi dire una conclusione nella quale il colore stilistico non pesa, ma rende più attraente la verità: una verità che, come la speranza, mette in questo caso le