Rassegna storica del Risorgimento
PAPA CARLO
anno
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1981
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pagina
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415
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Carlo Papa
415
Egli spirò! Non sorsero al suo giaciglio accanto fervide preci o tenero suon di sospiri e pianto; forse anelò, ma invano, di stringere una mano, per consolar lo spirito nell'ultimo dolor.
Supremo dono un gelido sepolcro è a lui dischiuso, e polve fra le polveri si scioglierà confuso. Le veci della sorte viene a troncar la morte, che nel tremendo anelito per tutti ugual si sta.
Pur dell'avello a rompere
la fosca ombra fatale,
cresce la fama e i rapidi
vanni [cioè voli] arrestar non vale
rumor di vacui accenti,
né l'ira dei potenti,
né rio livor che ascondasi
nel vel della pietà.
Egli spirò! Ma un vivido raggio è di lui nel mondo, che del suo nome è il vindice custode verecondo; che sulla sua memoria fa rifiorir la gloria, tal che più bella agli uomini non mai si rivelò.
Sacro perenne e vergine di sangue e di sciagura, non isfrappato al fremito d'una servii paura, non compro al maledetto prezzo d'omaggio abbietto, è il lauro immarcescibile che il genio gli apprestò.
Ei lo raccolse; e docile se lo ponea sul crine, quando securo e intrepido oltre ogni uman confine si stese il suo pensiero fra il gemino emisfero, a ricercar l'immagine del Verbo animator.
Dio gli assentiva; e un lucido tesor nella sua mente riverberò. La squallida terrena ombra dolente
non più gl'in va se il guardo, che limpido, gagliardo giunse traverso ai secoli del vero allo spendor.
E il suggellava in pagine cui non minaccia oblio. Raggio può forse estinguersi se dalla vetta uscio dall'ineffabil fuoco che vive in ogni loco? Scosse le menti e l'Itala parola ritemprò.
Massimo ingegno! I secoli trascorsi e la presente vita d'immensi popoli vertiginosa, ardente, e l'avvenir concesso all'uman germe oppresso, ei tutto vide, e in unico pensier l'armonizzò.
Era il pensier che stabile vive una Fede in terra, ch'ebbe nemici e martiri ma vinse in ogni guerra, che più del Sol risplende, e ovunque si distende dal sacro monte italico come dall'Asia un di;
che sull'Orebbe in fulgido sommo prodigio apparve; venne a regnar dal Golgota, e sull'immonde larve del fallo e dell'errore fé trionfar l'amore, maledicendo al rèprobo che in nome suo mentì.
E in questa Fede il candido albòr mirò del giorno, quando fratelli unanimi quasi a una mensa intorno, giusti operosi uguali figli di Dio i mortali conosceran che un termine l'attende ed un aitar.
E fia così! Nel fervido voi della mente accesa, ove di tempi innumeri la tela era distesa, un fremere lo scosse di genti alto commosse, quasi fragor di turbini, quasi procella in mar.