Rassegna storica del Risorgimento

PAPA CARLO
anno <1981>   pagina <419>
immagine non disponibile

Carlo Papa
419
Intanto sta facendosi l'Italia e gl'italiani si sarebbero mostrati magnanimi ai volghi e a* re', ma un'altra considerazione scaturisce dal liberalismo di cui Papa continua a far professione: i trascorsi guai sono serviti a scontare l'igno­bile forza e l'infamia ed i danni * che dal vasto imperio di Roma l'umanità ebbe a soffrire ed è assai interessante questo ripudio della romanità classica alla vi­gilia del 1860, che però, purtroppo, non sarebbe rimasto perennemente accettato con le tragiche conseguenze da tutti risapute.
Chi dieci anni avanti aveva proclamato la unione dei popoli alla condi­zione che i re fossero caduti, vede ora, * pari a tremendi arcangeli ' Vittorio e Bonaparte. La similitudine ci fa sorridere e l'immagine ci diverte, ma tale accoppiata non fece per nulla sorridere e tanto meno divertire le cancellerie europee dell'epoca: le idee hanno bisogno di incarnarsi negli uomini che le rappresentino e Vittorio rappresentava una garanzia costituzionale, mentre Na­poleone Bonaparte era una delle tante facce della vicina nazione, che avrebbe fatto esclamare al poeta ufficiale del nostro Risorgimento noi che t'amammo, o Francia ,
Per quanto in via di moderazione il combattente del '48 non sa frenare la rampogna contro i * men che re, vilissimi sgherri a cui vaticina (facile profezia) lo scherno, affinché i 'vincitori esultino sull'infamato avel ' e Roma finalmente (tutta maiuscola) scioglierà la scomunica della schiavitù, che fa scomparire dal­l'uomo lo spirito divino, quell'anima, insomma, che è una costante frequente nella poesia di Papa.
Un anno dopo, nell'agosto del '60 premettendo un'avvertenza a questo scriveva povero canto... i voti e la speranza ci bruciavano il cuore e che appena ardivamo confessare a noi stessi, ora si mostrano come splendidi fatti compiuti e in parte alla vigilia di compiersi... Le future generazioni invidie-ranno a noi la fortuna sovrumana di assistere a questa sublime riscossa [Oh dolente per sempre colui / che da lunge, dal labbro d'altrui, come un uomo straniero, le udrà!] dei popoli, che non si arresterà solamente alla ricostituzione d'Italia, ma farà il giro del mondo. È l'Occidente che si organizza e si ricompone per visitare l'Oriente! . E concludeva: Avanzi del vecchio materialismo poli­tico, sgombrate innanzi all'iDEA! le tenebre si dissipano, quando il regno della luce è apparso nell'universo .
Qual'era questa idea, che condivideva con Roma la grafia in tutte maiuscole? Ed il materialismo politico erano la realpolitik o le convinzioni immanenti­stiche? Lo sapremo in prosieguo di tempo, certo è, per ora, il fatto che a nome di tale generica idea gli opposti si conciliavano: democratici illuministi, mazzi­niani e azionisti di Fabrizi, radicali e liberali, moderati e rivoluzionari si ritro­vavano non più contrapposti e se questo accadeva, seppur con qualche difficoltà, a livello di élites, fra i meno provveduti la confusione era ancora più caotica e finivano con confondersi Manzoni e Guerrazzi, Prati e Victor Hugo, Tommaseo e Mazzini e quella protensione da occidente verso oriente non era forse la palma, immaginata da Balbo, una cui fronda si bagnava nel mar Ligure e l'altra avrebbe dovuto bagnarsi nell'Adriatico?4
America, dotta pace di Weslfalia fino ai giorni nostri, prima versione italiana di COSTAN­TINO AHLIA, Napoli, Marghieri, 1859. Cr. altresì Garibaldi a Caprera, in La Campana, a. I, n. 31 del 30 novembre 1860.
46) In Liriche, cit., pp. 201-202.
47) C. BALBO, Le speranze d'Italia.