Rassegna storica del Risorgimento

PAPA CARLO
anno <1981>   pagina <423>
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Carlo Papa
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una rivoluzione, nulla più difficile che sistemarla . Ma Cavour si assunse la responsabilità più terribile ancora di spingere e salvare una rivoluzione che oltre ai tanti ostacoli interni ed esterni che dovea superare, avrebbe potuto prorompere in una di quelle lotte religiose e civili che insanguinarono per lungo tempo la Spagna, l'Inghilterra e la Francia. Dopo i disastri del 1849, l'Italia con un nuovo movimento non poteva sollevarsi che sotto tre forme: la federazione, la monarchia, la repubblica .
Il federalismo considera Papa divenne anacronistico a causa dell'iso­lamento dei vari Stati, nel 1848, e fu, separatamente, battuto a Curtatone, a Catania, a Novara, a Roma e a Venezia. Riproporlo significherebbe provocare una velleità autonomica nell'Italia centrale a Firenze, a Milano e a Genova nell'alta Italia, a Napoli nell'Italia meridionale... l'unita italica non riposa che nella sublime abnegazione di queste grandi città . Quanto, e si entra nella parte più viva della questione, all'ansia di avvicinare a Roma il centro governativo, potrebbe fruttare un'Italia del settentrione ed un'Italia del mezzogiorno, e, per più seria sventura, confederate con un principato austriaco a Venezia e con Roma capitale delle Romagne e non mai dell'Italia. Ammesso prosegue che qualcuno abbia poca fiducia nel palazzo Carignano, la maggioranza de­gl'italiani, e più che tutti la Sicilia, rammenta i sinistri auspici del palazzo Monteoliveto. Le nostre Alpi e il nostro suffragio non più ma non meno!; non acceleriamo intempestivamente il ricolto se si vuole messe ampia e matura. Non è forse rapidissimo il cammino dal palazzo Carignano al Campidoglio, ma dal palazzo Monteoliveto non vi sarebbe che un passo alle condizioni di Vil-lafranca .
A questo punto dichiara, come sappiamo, la sua giovanile adesione alla Giovine Italia, ma l'attuazione della repubblica costituiva per lui una inco­gnita, una di quelle irregolari equazioni la cui soluzione lascia qualche cosa d'indeterminato e di vago s>. H repubblicanismo pagano e sgranato di Grecia e di Roma era un esempio remoto di venti secoli avanti, antiche seppur meno remote le venti repubbliche ed i frastagliati municipii della lotta guelfa e ghibellina ed il berretto rosso dell'89 pose altronde così inferme radici in Italia nella repubblica partenopea .
Restava l'America, dove viveva un popolo vergine e nuovo, senza tradi­zioni, con d'innanzi interminabili territorii su' quali mutando un passo si avea lo scioglimento più ovvio a tutti i sommi problemi economici, che sono i veri problemi dei popoli; eravi una vita, direi, di famiglia che non avrebbe potuto assumersi dall'Italia senza rinunciare alla immensità del suo passato, alla gran­dezza della sua missione, alla gloria di quel perenne travaglio che l'è costato l'assistere allo sviluppo, alle trasformazioni, alle decadenze di tutti gl'incivili­menti di cui è stata a vicenda generatrice e vittima .
Non sembra, in queste osservazioni, esserci il trionfalismo di chi ha con­tribuito al farsi della storia, ma la consapevolezza di chi la storia ha studiato con attenzione e afferma studiai la repubblica con Mazzini... [che] non misurò le sue forze né il terreno che gli stava intorno. Per formare una repub­blica, egli avea detto altra volta bisogna creare un popolo. Una tal creazione non poteva compirsi né da un sol uomo, né in un'epoca sola; ma ciò che fu allora ed è ancor oggi un ideale, sarà l'avvenire di future generazioni .
Il silenzio di Francesco Giardina, la cui forza consisteva in una cinquan­tina di guardie nazionali ed in meno di un centinaio di elettori, quei medesimi che avevano consentito ad Alberto Mario di esprimere, da deputato, il suo prò-