Rassegna storica del Risorgimento
PAPA CARLO
anno
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1981
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pagina
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427
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Carlo Papa 427
carcere, dalla fame, dall'esigUo, dai roghi, e da* patiboli , commiserandi e perciò miseri, miserabili.
H nuovo titolo richiama certamente alla memoria i ben più famosi Miserabili di Hugo, il quale aveva scritto al suo editore italiano che in tutto il mondo esistono miserabili, specialmente in Italia che alimenta ancora i barbari ed i selvaggi ed in Italia osserva argutamente il Papa i romanzieri francesi trovano sempre eccezionalità peregrine, e bisogna andar lieti di questo singolare privilegio .
Chi sarebbero tali barbari? Evidentemente monaci e frati, mentre i 'selvaggi ' sarebbero i così detti lazzari napolitani non così riottosi come qualche cosa di simile che s'incontra nelle vie di Parigi e di Londra .
Dunque continua fra poco si scioglieranno enti morali e corporazioni religiose per cui la barbarie sarà sgominata e la nazione italiana (ad eccezione di Napoli, che conserverà i suoi ' selvaggi ') non avrà più i miserabili secondo Hugo ed il suo libriccino (' simpatico ' aggettiva don Carlo, cui non faceva difetto il senso dell'umorismo, mentre la maggior parte degli uomini del Risorgimento, con Garibaldi in testa, ne mancarono desolantemente) soppianterà quello assai più grosso del romanziere francese. Allora gli sembra probabilmente verranno in moda fra gl'italiani i miei miserabili, che non son tutti né selvaggi né barbari . A questo punto insinua un magistrale e filatis-simo ragionamento sulle apoteosi . Thiers, osserva, ha tessuto l'apoteosi della rivoluzione dell'89, ma anche quella dell'impero napoleonico ed una terza della monarchia costituzionale di luglio. Al momento stava facendone un'altra a favore della politica austriaca in Italia e per lo status quo (siamo nel 1865) di Roma. Due cose che trovate da lui felicissime nell'attualità fan rimandare di conseguenza fra i miserabili i principii e gli uomini della Repubblica, dell'Impero, della costituzione e del 2 dicembre 1852 .
Insomma Thiers, lascia intendere polemicamente Papa, sarebbe una specie di camaleonte, che rumina e digerisce ogni fatto accaduto ed il suo contrario, perché, spiega certi occhi vedono molto da lontano e poco da vicino. La vista degli storici ha comunemente questo carattere; discernono le cose più che il tempo le interna nel passato e le contemporanee ci danzano inutilmente d'intorno. Il Thiers è storico insigne, come fra noi è storico insigne Cesare Canni; ma anche da vicino il Cantù ci vede poco; e come i più splendidi tratti degli antichi rimontano sempre all'epoche mitologiche, così gli storici moderni stanno sempre più a bell'agio al di là che al di qua del medio evo .
L'asserzione è assai interessante, anche per quel che segue appresso: la sua tenue pubblicazione coincide con quella assai clamorosa della Vita di Giulio Cesare scritta da Napoleone HI. Secondo Papa una grandezza nnova ha reso omaggio ad una antica, per dichiararsene erede nel largo campo dei principi sociali e tutto questo gli sembra procedere a rigor di logica, per cui sia l'uno sia l'altro Napoleone (il grande ed il piccolo) mirano al progresso razionale dell'impero francese, non solo rispetto alla Francia, bensì a tutto l'ordinamento europeo e in convergenza agl'interessi legittimi dei popoli più importanti del mondo americano ed asiatico .
I due Napoleone perciò sarebbero usciti dalla solitudine dei loro predecessori, dando un contributo concreto ai problemi internazionali. Ma come?
Le diverse forme del convivio umano - argomenta l'on. Papa dalla famiglia al comune e da questo alle svariate aggregazioni ipotattiche, risalendo via via allo Stato ed alla Nazione, e forse fra poco alla Regione e all'impero costituiscono successivi svolgimenti