Rassegna storica del Risorgimento
PAPA CARLO
anno
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1981
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pagina
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429
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Carlo Papa
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tali, comunque, da riecheggiare l'orientamento della maggioranza parlamentare, cui in questo modo dichiarava di aderire. Avvertiva perciò l'amico Cimino che se gli fosse capitato di sorridere sugli argomenti da lui passati in rassegna, lo avrebbe fatto sulle idee di un uomo seriamente politico, giacché presso a poco e in questa guisa che Napoleone UE indorerà la pillola dell'impero, la quale sembra così amara ai comunisti e socialisti repubblicani di Francia, come se il loro comunismo ed il loro socialismo fosse tant'oro; e contro la quale gli orlea-nisti e i legittimisti fanno gli schifiltosi quasiché le loro monarchie fossero state una perla di felicità e di benessere .
La somma delle somme è che l'umanità si presenta come una grande equazione, la quale per ultimo e indeclinabile risultato vi dà i Miserabili . Questo era il tenue filo che sorreggeva tutto il discorso, per certi aspetti alquanto interessante, ma più di tutto per aver cercato di sostituire Videa dell'impero, riveduta e corretta, a quella che era stata, almeno per i giobertiani neo-guelfi, la idea dei papato.
A valle delle idee ci sono, però, gli esseri umani, con il loro assillo, che è sete di verità, e dentro una sfera di sentita religiosità si aggirano i concetti versificati per la prima volta dall'autore ventunenne, a Modica, e riproposti dal medesimo, ormai quarantenne, nel 1865.
In quel momento della sua vita Papa è tutt'altro che un vinto: ha visto realizzarsi i suoi propositi politici del lontano '48, è uscito recentemente vincitore da una difficile competizione elettorale, che ha radicalmente spostato la collocazione del collegio di Modica, tuttavia ripropone una composizione remota, assolutamente romantica, scelta che denota la perseveranza di una profonda inquietudine spirituale. Sedendo fra coloro che stavano decidendo la unifica-zione legislativa del paese appena unificato, su quelle che sarebbero state nel futuro le responsabilità di uno Stato e di un popolo, perciò i problemi della generalità, egli torna a sottolineare quelli della individualità, contrapponendo, come un solista nel coro, ai tutti l'ognuno. Là dove un altro sarebbe uscito con una nota trionfalistica, egli ne propone una malinconica. Alla * desolata e folle creatura di polvere ' rivolge l'invito a chinare ' su te medesma la tua vista, e quale / fra le colonne de' vapor, che il raggio / rinfrangon vaghe, un atomo s'aggira, / così pel mar dell'esistenza avvolta, scorgerai la miseria onde sei cinta, / e l'obblio che ti preme'. Ed aggiunge: ' De' primi anni spenta / cade la fiamma; e la rugata fronte, / che già si volse alteramente al cielo / qual se anelasse di mirarvi Iddio / e aprir la cifra de' misteri eterni, / perpetua serba del dolor la traccia; / e resta il cuore inutil pondo, quasi superstite dell'uom, che si consuma / nell'agonia d'inestinguibil pena! '. A un certo punto, chi ha avuto la pazienza di leggere tutto il carme ha trovato: '0 Croce, o Croce! Il regno tuo non vedo / di concordia e d'amor; presso le tende / non è la veglia del pastor fedele, / ma il fiero urlo del lupo. Oh sei tu forse / testimonianza di un martirio eterno / che s'aggrava sul mondo? *.
Non sembrano esistere dubbi sul fatto che egli sentisse, come la maggior parte dei suoi contemporanei, la grave responsabilità morale gravante sugli esponenti politici di un certo livello, il peso cioè di un fardello che ciascuna coscienza doveva sopportare.
Ma i pesi non erano solo di natura morale, c'erano, e come, anche quelli di natura materiale, cioè le imposte e le tasse alle quali il deputato Papa dedica il suo secondo discorso parlamentare, in stretta connessione al primo punto del suo programma.