Rassegna storica del Risorgimento

PAPA CARLO
anno <1981>   pagina <437>
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Carlo Papa
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In nome mio e in nome dei colleghi della Giunta ringrazio vivamente il Consiglio pella benevolenza con cui ha giudicato la condotta e lo sviluppo dei nostri alti ammini­strativi, e pella efficacia con la quale in questa sessione ci ha come sempre agevolato la via a proseguire alacremente nel riordinamento dei vari rami di servizio e nell'assestamento della finanza comunale.
Questo periodo d'amministrazione, Signori, si mostra arido, pieno di difficoltà, e privo di quel prestigio che nasce dalla esecuzione di cospicui miglioramenti materiali e morali nel paese. Nondimeno la pubblica opinione guarda con indulgenza alle nostre fatiche, perché persuasa che i grandi miglioramenti non ai ottengono senza grandi mezzi: che que­sti non si hanno senza ricorrere al credito ed il credito non può venire in aiuto di una qualsiasi amministrazione sino a quando essa alle garanzie materiali non aggiunga la garenzia morale di essere previggente e bene ordinata.
Associandovi a quest'arduo scopo con virilità di propositi, evitando le sterili disqui­sizioni ed il triste fascino di rimproverarci l'un altro la pochezza delle nostre forze indivi­duali, voi le rendeste feconde con l'impulso di un concetto e d'un avviamento concorde.
quando in questo consesso si vedono uomini di tutte le classi, dal più ricco proprie­tario e capitalista al solerte operaio, uomini di tutte le gradazioni politiche, dal conservatore più temperato al progressista più radicale, uomini diversi nel sentimento religioso, dal più schietto cattolico al libero pensatore, si può con certezza affermare che la concordia in tanta varietà di elementi, non è quella spesso artificiale e simmetrica che un partito impone ai suoi congregati, ma è la espressione di un movimento spontaneo in tutti, gli animi onesti di qualunque partito, i quali, salve le convinzioni particolari, cedono all'intuito della carità patria, e obbediscono alla coscienza del dovere indeclinabile che abbiamo tutti di concor­rere con la propria iniziativa e con la propria opera al benessere generale.
Così perseverando, o Signori, noi avremo compagni tutti coloro che sono ormai nau­seati dall'inerte pessimismo alimentato dall'ignoranza, dal pregiudizio, dalle abitudini d'isolamento, dalla vanità di coloro che trovando a ogni costo cattivo e disutile ciò che fanno gli altri, lungi di aiutarne o di ravvivarne gli sforzi, o di surrogarli arditamente pre­sentandosi alla vita pubblica, non fanno mai nulla e scoraggiano gli altri dal fare
Al vostro savio contegno ha corrisposto adeguatamente la dignitosa calma della popo­lazione, la quale siegue tranquilla a compiere la trasformazione della sua plebe in popolo, col travaglio più produttivo, con la temperanza, con la frequenza alle scuole, con la noncu­ranza delle piccole provocazioni partigiane, e sfuggendo le agitazioni, perché sa che un giorno d'agitazione è un giorno di lavoro perduto.
Noi ci troviamo sopra un terreno dove giorno per giorno si può con la esperienza procedere d'un nuovo passo verso la soluzione d'un assai grave problema.
L'Italia ha la storia e le tradizioni della sua antica grandezza nei liberi Comuni. Ma furono mano mano rovesciati per mancanza di un nesso politico che li stringesse indissolubilmente in unità nazionale.
Compiuta oggi questa unità, questa, direi, personalità matematica ed anatomica del paese, bisogna compierne la personalità dinamica e fisiologica, rimpolparne le ossa, rinsan­guarne le arterie, ringagliardirne tutte le funzioni vitali. E se fra le più importanti funzioni è quella del cuore, il cuore dell'Italia nuova è nella ricostituzione nell'energia nella libertà dei Comuni, nella libertà che assimila ed unifica, non in quella che assorbe e disgrega.
Finché non sorga una giovine generazione di Cittadini, tutti inspirati a questo sommo principio, l'amministrazione pubblica è condannata a vivere di espedienti, a vivere in balia di pochi uomini che oggi possono essere onesti e capaci, domani essere rimpiazzati da imbecilli e da improbi.
Affrettiamo dunque quel giorno in cui la popolazione che noi rappresentiamo e che oggi ci lascia soli in quest'Aula v'intervenga numerosa e formi il più serio controllo dei suoi rappresentanti.
Posto a capo del vostro Municipio io non dimenticai per un solo momento la mia
origine.
La mia origine sta nell'unanime suffragio d'un numeroso elettorato che mi chia­mava a vostro compagno. A me dunque correa l'obbligo di non partecipare a nessuna