Rassegna storica del Risorgimento
ITALIA RELAZIONI CON IL MONTENEGRO 1914-1918; MONTENEGRO RELAZI
anno
<
1981
>
pagina
<
447
>
Italia e Montenegro 1914-1918 447
militari e navali austriache. La mobilitazione era, in conclusione, un mezzo per tranquillizzare l'opinione pubblica interna. 17>
Il 1 agosto la Scupcina decideva all'unanimità la dichiarazione di guerra ali*Austria-Ungheria, mentre da Vienna l'ambasciatore Giuseppe Avarna confermava essere intenzione dell'Impero asburgico compensare la neutralità del Montenegro a spese della Serbia.18) Vani erano quindi stati i tentativi italiani di indurre il Principato alla prudenza e, sottolineava opportunamente Negrotto Cambiaso, la cosa era inevitabile. Se re Nicola avesse continuato a tergiversare ne sarebbe uscito scosso lo stesso suo prestigio.
L'esercito montenegrino, nonostante il suo valore bellico, poteva essere considerato poco più che una milizia. Il nuovo ordinamento, stabilito dopo le guerre balcaniche su sei divisioni di tre brigate ciascuna con quattro battaglioni di 600-800 uomini in media, non era ancora compiuto. All'inizio della guerra potevano essere chiamati alle armi poco più di quarantamila uomini con circa cento cannoni da campagna e altrettanti da montagna. L'armamento proveniva in massima parte dalla Russia, ed una parte dell'artiglieria dall'Italia. Poco diffuse le uniformi e scarse le dotazioni alimentari e di munizionamento cosicché l'esercito montenegrino non poteva dar vita ad operazioni di grande respiro strategico. Tuttavia il suo spirito combattivo e la perfetta conoscenza del difficile terreno di natura carsica della frontiera montenegrina-erzegovese-dalmatica, favorivano la guerra per bande, caratteristica del resto della regione balcanica già da molti anni.
Lo Stato Maggiore serbo chiese che i due terzi delle forze montenegrine si concentrassero a Plevlje per prendere parte alla offensiva su Sarajevo. Di diversa opinione re Nicola il quale, nella sua qualità di comandante supremo delle forze montenegrine, riteneva impossibile il movimento e, soprattutto, il rifornimento di un così ingente quantitativo di uomini. Interessava del resto a re Nicola più. difendere il proprio territorio che portare un reale aiuto ai serbi e indirizzare le proprie energie verso Cattaro il cui porto era da tempo oggetto delle mire montenegrino. A ciò dovevano aggiungersi le vecchie aspirazioni verso l'Albania. È interessante sottolineare come tutto questo complesso di progetti diversi sarà poi il fondamento della propaganda che i sostenitori dell'unità jugoslava condurranno contro lo stesso re Nicola. Nel Sangiaccato si concentrarono perciò solo seimila uomini, sulla frontiera occidentale dell'Erzegovina circa quindicimila uomini e di fronte alle Bocche di Cattaro circa ottomila. In tal modo l'esercito montenegrino era interamente schierato a proteggere la chiave della regione e cioè Lovcen che d'altronde in quel momento
IT) Carlotta, ambasciatore a Pietroburgo, a di San Giuliano, Pietroburgo, 31 luglio 1914, T. 6922/486, ivi, p. 478.
18) Avarna a di San Giuliano, Vienna, 1 agosto 1914, T. 7025/1060, ivi, p. 516.
19> Negrotto Cambiaso a di San Giuliano, Cctinje, 31 luglio 1914, T. 6972, tvi, p. 479; In.t Bari, 81 luglio 1914, T. 6917/21, ivi, p. 483. Il 30 luglio di San Giuliano aveva invitato Paterno a recarsi in An Li vari per tutelare colà gli interessi italiani. Cfr. ancora Negrotto Cambiaso a dì San Giuliano, Cotinjc, 6 agosto 1914, T. Gal. 7370/28, DDI, quinta serie {(1914-1918), voi. I, pp. 50*51 (Confermava essere il Montenegro in attesa di verificare ì consistenza delle promesse fatte dall'Ausi ria-Uagher ja. Era, però, da escludersi che potessero consistere nel far prendere al Montenegro il posto della Serbia); di San Giuliano a Bollati, Roma, 7 agosto 1914, T. Gab. 868, ivi, pp. 55-56. (Di fronte ad un consistente ingrandimento dell'Austria nella penisola balcanica l'Italia non poteva rimanere inattiva).