Rassegna storica del Risorgimento
ITALIA RELAZIONI CON IL MONTENEGRO 1914-1918; MONTENEGRO RELAZI
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Italia e Montenegro 1914-1918
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italiano era insomma quello di non urtare in alcun modo la suscettibilità dei montenegrini in attesa di chiare direttive politiche in merito, direttive tuttavia che tardarono, come del resto dimostrano due dispacci, rispettivamente del 10 e del 22 novembre 1918, dello stesso Piacentini. Nel primo si informava Diaz di aver predisposto, in base agli ordini ricevuti dal generale d'Esperey, lo sbarco di truppe italiane a Cattaro e Antivari per proseguire poi verso Cetinje, Lovcen e Craliovo e verso quegli altri obbiettivi che si rendessero necessari anche per esigenze di ordine pubblico ; nel secondo che un gruppo di parlamentari montenegrini l'aveva invitato a sospendere la propria marcia verso Cetinje poiché si riteneva che l'azione italiana fosse in favore di re Nicola. Non solo quindi il Piacentini attendeva disposizioni dall'Italia ma sottolineava come il comandante àeWArmée tPOrient nulla avesse fatto per costituire un presidio interalleato in Montenegro.49) Interesse italiano era infatti mantenere l'occupazione di Cattaro; quella del Montenegro doveva avvenire, nel caso, solo per mezzo di un contingente interalleato.X)
Ma l'incertezza italiana meglio si evince dal fatto che, mentre si accettavano al seguito delle truppe italiane volontari montenegrini favorevoli a re Nicola, e ciò al fine di contrastare la propaganda jugoslava svolta in Montenegro dalle truppe serbe e dimostrare così di essere favorevoli al mantenimento del Montenegro quale Stato indipendente pur se federato con altri Stati jugoslavi,5n contemporaneamente, però, si guardava con sospetto ai tentativi del sovrano montenegrino di accordarsi direttamente con gli esponenti del movimento jugoslavo. Il nodo centrale della questione era quindi quello di una rapida conquista del Montenegro di competenza interalleata, e l'estensione e il consolidamento dell'occupazione italiana in territorio albanese.
In un recente studio tali avvenimenti sono stati puntualmente ed efficacemente ricostruiti, e si è sottolineato come il generale Piacentini si trovasse in quella fase a ricevere ordini oltre che dal Comando Supremo e dal ministero della Guerra, anche da quello degli Esteri e dallo Stato maggiore della Marina.52)
La fine del conflitto e il crollo, per molti versi imprevisto, della monarchia asburgica creò, quindi, nel complesso una situazione caotica, mal controllata, dove ogni nazionalità, ogni paese, soprattutto Italia e Serbia, tendevano a costituirsi il maggior numero di situazioni di fatto da far pesare poi alla Con-
49) Diaz a Sminino, Comando supremo, 9 novembre 1918, T. 2649/32784, ivi, p, 99; Piacentini a Diaz, zona di guerra, 22 novembre 1918, T. 2874/244, ivi, p. 141.
50) Orlando, presidente del Consiglio, a Badoglio, capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Roma, 24 novembre 1918, T. Gab. U. 2657, ivi, p. 155.
51) Boraarelli, sottosegretario agli esteri, a Bonin Longare, ambasciatore a Parigi, a Imperiali, ambasciatore a Londra, Roma, 7 novembre 1918, T. 17204, ivi, p. 23. Di Montagli ari, ministro presso il re del Montenegro, a Sonnino, Parigi, 8 novembre 1918, T. Gab. 2301/25, ivi, p. 30; Borsarelli a Di Montaglieli, Roma, 14 novembre 1918, T.R. 17640, ivi, pp. 79-80; Di Montagliari a Sonnino, Parigi, T.R. 17640, ivi, pp. 79-80; Di Montagliari a Sonnino, Parigi, 20 novembre 1918, T. Gab. 2366/636, ivi, p. 123; In., Parigi, 25 novembre 1918, T. Gab. 2488/28, ivi, p. 167; Io., Parigi, 10 dicembre 1918, T. 296/122 (proteste del governo montenegrino per l'attività dei serbi tendenti ad escluderlo dalla Conferenza della pace).
52) V. GALMNAM, L'Esercito italiano nel primo dopoguerra 1918-1920, Roma, Stato Maggiore deirEserciio-Ufficio Storico, 1980, pp. 288, p. 89 sgg. Cfr. P. PASTOBKI,LI, op. cit., p. 67.