Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1981
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pagina
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468
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468 Libri e periodici
Si riscontra, però, un'apparente contraddizione tra la mole del libro che Io fa sembrare una stimma definitiva della storia vicentina e il suo contenuto, che abbraccia invece un periodo cronologicamente limitato e si pone come valutazione dello stato degli studi, come individuazione di nuove piste di indagine e non porta in luce alcuna nuova documentazione tale da farlo porre come una pietra miliare nel panorama della produzione storiografica vicentina.
L'excursus sulle fonti, sugli archivi e biblioteche presso le quali esse sono reperibili è apprezzabile, proprio perché fornisce utili indicazioni e piste di lavoro per gli studenti universitari che devono elaborare una tesi di laurea sulla storia vicentina e per quanti vogliono approfondire i loro studi. Non ci si spiega, però, come, dopo tanto accurata esposizione, l'autore non si serva di tutte le fonti documentarie che ha citato (ad esempio atti di polizia austriaca, atti notarili, testamenti ecc.), privilegiando le cronache, le memorie, i diarii.
Si registra, quindi, una contraddizione metodologica in quanto l'autore usa abbondantemente, anzi privilegia, proprio quel tipo di fonti particolarmente sospette che sono i diarii e le memorie (alle quali non aveva lesinato critiche), sulle quali egli basa gran parte della sua esposizione e non utilizza invece la documentazione archivistica della quale aveva tessuto l'elogio.
Le sezioni iniziali del volume sono caratterizzate da una esposizione a ruota libera, che non è casuale, in quanto l'autore si serve di esse per intervenire sui vari aspetti della storia vicentina con valutazioni personali, talvolta discutibili, improntate comunque ad una visione di parte della storia, di cui l'autore ha peraltro preavvisato i lettori nell'introduzione.
Le intemperanze di valutazione (come le definisce eufemisticamente) emergono con maggiore frequenza nella sezione del libro dedicata agli storici e ai cronisti che si sono occupati di Vicenza. Franzina può pensarla come crede, certamente, ed è libero di esprimere i suoi giudizi, ma liquidare come modesti eruditi di provincia tutti i cronisti e gli storici che l'hanno preceduto (dei quali poi si serve abbondantemente) ce salvando solamente i marxisti Lanaro e Sabbatini (buoni storici, nessuno lo nega) che definisce gli unici storici a tutti gli effetti che abbia avuto Vicenza (p. 23), mi sembra per lo meno azzardato.
Le riserve sin qui espresse riguardano soprattutto le prime due sezioni del volume (pp. 3-418), che avrebbero potuto benissimo essere ridotte se non ampiamente sfrondate senza alcun pregiudizio per il valore globale del libro, con vantaggio anzi per una maggiore scorrevolezza e leggibilità.
La terza sezione del volume, dedicata alla storia (politica, civile ed economica) di Vicenza dal 1404 al 1866 (pp. 421-704), si rivela a mio avviso la migliore di tutto il libro; coerentemente articolata, risulta più omogenea, organica e intimamente concatenata che non le sezioni precedenti.
Quest'ultima parte, unita all'impostazione generale del lavoro, che offre nuove piste di interpretazione sulla storia vicentina, salva un po' tutto il volume e lo fa raccomandare a quanti si interessano alla storia di Vicenza.
GIANNI A. CISOTTO
COLLEZIONE DELL'ENCICLOPÉDIA. Le Arti e i Mestieri, a cura di JOLE VASCON. Introduzione di Giovanni Stiffoni; Milano, Mazzotta, 1980, in 4, pp. 198. L. 30.000.
Nell'ambito della collezione dell'Enciclopedia che, seguendo le indicazioni dei curatori D'Alembert e Diderot, stabilisce collegamenti tra voce e voce e presenta i vari temi accompagnati dalle riproduzioni delle tavole, vogliamo segnalare questa et edizione dei testi che si richiamano alle arti e ai mestieri ed in particolare l'ottima introduzione di Giovanni Stiffoni che mette in chiaro i problemi posti dalle singole voci, in un generale contenuto, e propone una interpretazione della filosofia dei lumi, secondo la considerazione che Diderot dava alla tecnica, alla meccanica, ai mestieri, e Molte cose (scrive Diderot) si possono imparare soltanto negli opifici (...). Le arti meccaniche sono l'oggetto delle mie maggiori cure . D che comportava l'immersione nel mondo del lavoro, in modo da per*