Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno
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1981
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pagina
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471
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Libri e periodici 471
La massoneria anzitutto non è un'associazione qualsiasi ma una setta, perché fondata sul segreto e su un giuramento che, lo leggiamo nel documento vaticano edito dalTA., fa il sacrificio della volontà e del cuore (del soggetto da ricevere) affinché la prima sia totalmente sottoposta a' suoi maestri, e l'altro non respiri, che l'amor de* suoi fratelli e 1 zelo della legge .
In secondo e principale luogo parlare di persecuzioni antimassoniche non significa assolutamente nulla se non si specifica e concretizza che cosa precisamente volessero i massoni neir/iìc et nunc determinato al di là della libertà, della virtù, e di altre bellissime e vaghissime cose.
Non vi è dubbio, ad esempio, per rimanere alla Napoli de qua agitar, che la fede massonica di un Raimondo Di Sangro nel 1750 respirava un'atmosfera esoterica e <r libertina assai più accentuata che non la prosaica austronlia di un principe di Caramanico nel 1775 o i vagheggiamenti per una monarchia filosofica degli intellettuali di qualche anno più tardi, gli Jerocades, Baffi, Longano, Russo, e via dicendo.
Si tratta di tre momenti culturali e politici radicalmente diversi, all'interno dei quali la milizia massonica adempie ad una funzione diiFerentissima, che non si può e non si deve appiattire nella difesa indiscriminata di una libertà qualsiasi contro un Martin Bormann in sessantaquattresimo come l'onestissimo Tanucci.
La libertà del principe di Sansevero è tardoasburgica, una fievole eco individualista dei tempi della congiura di Macchia, quella di Francesco d'Aquino è di tipo aristocratico inglese, quella degli intellettuali è quanto meno schiettamente illuministica, se non già propriamente prerivoluzionaria.
Bisogna inquadrare i testi, collegarli, datarli (sembra incredibile! ma chiunque si occupi alla lontana di topografia storica conosce gli errori strepitosi che si commettono per non aver consultato neppure una qualsiasi carta geografica!).
Soltanto cosi sarà possibile capire qualche cosa di più in una vicenda come quella massonica, che tanto spesso si presenta sotto drappeggiamenti sensazionali ed avventuristici, che bisogna lacerare nell'interesse della verità e della massoneria stessa, per restituirle quella logica, quella dignità, che non possono farsi passare di contrabbando sotto la retorica fragorosa di cose sacre e di grandi parole durissime a morire.
RAFFAELE COLAPIETBA
Atti del Convegno interregionale di Storia del Risorgimento: ce Pio VII e il card. Consalvi: un tentativo di riforma nello Stato Pontificio Viterbo, 22-23 settembre 1979} Viterbo, Comitato dell'Istituto per la storia del Risorgimento, 1981, in 8, pp. 168. L. 6.000.
Quarantanni or sono, nell'opera utilizzata ancora oggi a pieno e senza riserve di fondo da tutti gli autentici studiosi, Massimo Petrocchi scriveva che davanti al periodo della Restaurazione: oc Molta storiografia dove la nascosta presenza del tono e dei canoni storiografici tradizionali può produrre sofferti tormenti interpretativi, presto però superati e placati da una evasione consapevole sta trovando un suo giusto timbro e un suo tempo d'incontro che cade davvero in corrispondenza di soluzioni e risoluzioni dei motivi e dei valori storici europei . I? Poco oltre tracciava un bilancio storiografico, sul quale, credo, si possano nutrire solo riserve marginali: Superato il motivo polemico, è in questi ultimi anni che ci si sforza di illuminare con più piena e cosciente maturità storica la Restaurazione (anche se poi praticamente ci si trovi talvolta di fronte al pericolo di slittare su un piano sottilmente apologetico) e si cerca d'intenderla a nei problemi che senti e si propose , proiettandone i movimenti sullo schermo di una attenta e talvolta smaliziata finez-
1) M, PETROCCHI, La Restaurazione, il Cardinale Consalvi e la riforma del 1816, Firenze, 1941, p. 1.