Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno
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1981
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pagina
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477
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Libri e periodici
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ticolare è però visibile lo sforzo dì integrare più organicamente nella monarchia i due territori maggiormente sconvolti dal turbine rivoluzionario: l'Ungheria appunto e il Lombardo-Veneto. In Ungheria questa politica viene attuata prevalentemente su un piano amministrativo, rompendo, mediante il decentramento, la compattezza storica del paese. Nei protocolli dedicati alle province italiane emerge invece una linea rivolta a collegare culturalmente il Lombardo-Veneto al centro della monarchia, attraverso la diffusione dell'insegnamento del tedesco e il reclutamento di insegnanti provenienti dal Litorale Adriatico, dalla Dalmazia e dal Trentino. Il documento più importante sul viceregno è forse il protocollo della seduta del 12 agosto 1853, nel quale anche attraverso lo scarno verbale ufficiale si colgono gli echi del contrasto tra i sostenitori della demilitarizzazione del sistema di governo e gli assertori del mantenimento del regime militare. La via scelta è, per il momento, una via intermedia, che limita i poteri di Radetzky, senza però abolire lo stato di assedio; da una lettera personale di Francesco Giuseppe a Buoi del 13 agosto risulta che l'imperatore era propenso a riportare verso la normalità le condizioni del Lombardo-Veneto, ma a patto però che esso venisse assimilato più strettamente agli altri Kronlunder della monarchia*
Particolarmente abbondante è il materiale relativo alla riforma amministrativa e al problema, ad essa connesso, dell'apparato burocratico. Sia pure nell'arido linguaggio dei protocolli si percepisce lo scontro tra i centralisti e gli esponenti dell'aristocrazia federalista, destinato a risolversi con la vittoria dei primi. Il significato della scelta a favore del centralismo amministrativo è analizzato da Wallraud Heindl nel saggio introduttivo, nel quale vengono anche acutamente individuate le misure di maggiore rilievo nel quadro del processo di trasformazione della monarchia asburgica, pur in una fase di rigido assolutismo politico, in uno Stato moderno. (E tutto il saggio della Heindl è un contributo di primaria importanza sulla genesi del neo-assolutismo).
Il volume dedicato ai primi mesi del ministero guidato dall'arciduca Ranieri e da Mensdorff è rivolto quasi esclusivamente ad un unico tema, essenziale nella storia costituzionale della monarchia asburgica, e cioè alla patente del febbraio '61. In presenza dell'imperatore, che assiste a tutte le sedute nelle quali è discusso il testo costituzionale, vengono affrontati ì problemi della natura della Reiclisvertretung e delle sue competenze e quelli della composizione delle due camere; scarsi sono gli elementi utili per la genesi del * diritto di ordinanza '. La questione ungherese (e insieme i problemi croato e transil-vano) si ripropone in questi mesi ormai in tutta la sua importanza, e su di essa si realizza ima coincidenza iniziale (opportunamente sottolineata da Engel-Janosi e Brettner-Mcsslcr). presto destinata a svanire, tra Schmerling da una parte e Vay e Szécsen dall'altra.
Già completala è la sesta serie, quella dedicata al ministero Belcredi, che abbraccia l'arco di tempo dominato dai problemi del conflitto per l'egemonia nell'Europa centrale e del rapporto con l'Ungheria. Dato il carattere dei protocolli queste due vitali questioni della monarchia asburgica trovano riflessi solo parziali nei verbali delle sedute dei ministri. È interessante però rilevare che dal primo volume emerge il fatto che Belcredi considerava come proprio compito il consolidamento interno piuttosto che la sfida alla Prussia. Questo è dimostrato anche dalla riduzione delle spese militari, nel quadro di una rigida politica di risanamento finanziario, ben testimoniata dai protocolli. Più frequenti sono i richiami a quanto avviene oltre la Leitha, in Transilvania e in Croazia; anche in questo caso però grandi decisioni politiche, come la risposta di Francesco Giuseppe al discorso di Deak del 22 febbraio 1866 e al rescritto della Dieta ungherese, vengono prese senza neppure consultare il consiglio dei ministri. Continua anche in questo periodo il dibattito sulla modernizzazione economica, con sedute dedicate alle società immobiliari e di credito, all'ammissibilità di società per azioni straniere in territorio austriaco, allo sviluppo delle ferrovie. Su qualche problema specifico emergono anche con una certa chiarezza i dissensi che si manifestano all'interno dell'organo ministeriale. Sul trattamento giuridico della minoranza protestante vi sono divergenze tra Belcredi e Mensdorff; Belcredi trova demagogica e inopportuna la proposta di abolizione delle pene corporali presentata dal ministro della giustizia Komers. Un vivace dibattito è originato anche dal Vortrag del cancelliere aulico ungherese Mailath, riguardante l'istituzione di una società letteraria all'università di Pest. Si nota insomma un tono di maggiore vivacità rispetto al periodo del neo-assolutismo.